Ileana Dugato MILANO – Ben prima della lotta tra il Lato Oscuro e il Lato Chiaro della forza, l’universo di Star Wars si trovava in una zona grigia in cui le fazioni non erano ancora ben distinte e i personaggi che lo abitavano avevano ancora tutto da scoprire e dimostrare. In quarantacinque anni, dalle prime avventure di George Lucas a oggi, molti di quei momenti erano lasciati solo alla nostra immaginazione. Questo, prima che una serie di show e film iniziasse poco a poco a riempire i buchi. È quello che fa anche Andor, l’ultima serie tv in ordine di arrivo su Disney+ che si aggiunge alla miriade di titoli che gravitano intorno alla trilogia originale.
Per quanto Andor faccia inequivocabilmente parte dell’universo di Star Wars, ha successo dove invece i suoi predecessori hanno fallito. Titoli come The Book of Boba Fett o Obi-Wan Kenobi hanno suscitato il disappunto di molti fan quando il loro tentativo di intrecciarsi con quanto più possibile dell’universo Lucasfilm si è rivelato non funzionare. Qui siamo in un territorio completamente diverso. Intanto, Andor è un prequel del prequel: racconta le vicende di Cassian Andor (interpretato da Diego Luna) prima degli eventi di Rogue One: A Star Wars Story. E nel suo presentarsi come un racconto dell’alba della Ribellione, quando la scintilla che doveva scoccare non aveva ancora acceso il fuoco che sarebbe poi bruciato in Una nuova speranza, trova la sua carta vincente.
Creata dalla stessa penna che ha dato vita a Rogue One, quella di Tony Gilroy, la serie potrà sembrare all’inizio troppo lenta, troppo sottotono. Ma basta poco per capire che ha in serbo grandi cose. In un mix di classici visual alla Star Wars e qualche novità molto apprezzabile, Andor abbandona i grandi nomi e i personaggi conosciuti. Per una volta, da quando la saga di Guerre Stellari è iniziata, nessuno che si muove al suo interno ha a che fare con gli Skywalker o i Palpatine. I protagonisti, qui, sono persone normali, ordinarie, nella loro vita di tutti i giorni. Più qualche mina vagante destinata a segnare il futuro della galassia, ma d’altronde se non fosse così la serie non prenderebbe il suo nome.
Cassian Andor non è ancora un ribelle a tutti gli effetti. Lo incontriamo quando è ancora una spia dalla testa un po’ calda, decisa a giocare secondo le sue regole. All’inizio della vicenda, sta cercando la sorella in un buio bordello. Andor si rende più vero, decisamente più lontano dall’immaginari sci-fi a cui tutti gli altri titoli ci hanno abituati: le scene d’azione hanno un loro peso, anche gli eroi sanguinano e non rimangono illesi come per magia. Parte del motivo per cui riusciamo a rimanere insieme alle sue vicende, è che sappiamo già cosa ha in serbo il suo futuro. Sappiamo come si svolgerà la ribellione, sappiamo che anche lui, prima o poi, andrà a incrociare personaggi importanti, come il leader ribelle Mon Mothma (una Genevieve O’Reilly che qui dà il meglio di sé).
Andor è una serie di Star Wars, ma diversa da tutte le altre. Nel suo essere più vera, forse meno epica e concentrata sull’ordinario, riesce a creare un’atmosfera sorprendente. Ci vuole un po’ di pazienza all’inizio, ma il premio è una versione noir di ribelli, Impero e spade laser che decisamente non ci aspettavamo di vedere. Forse, nel corso dei suoi dodici episodi, anche questa serie si uniformerà più verso tutte le altre live action promosse da Disney. E questo nuovo modello potrebbe aprire la strada a molti altri titoli realizzati allo stesso modo, che diventerebbero di sicuro molto più interessanti. È ancora tutto da vedere, ma per ora Andor è decisamente il migliore show di Star Wars che abbiamo visto finora.
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Qui il trailer di Andor:
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