ROMA – Un brivido nella Forza, un tremito quando l’abbiamo visto tornare – vivo e vegeto – nella seconda stagione di The Mandalorian. Ma, alla fine, pensandoci bene, lui c’è sempre stato. Punto di riferimento assoluto per i fan, figura archetipa e misteriosa, fuorilegge di una galassia lontana ma, da sempre, estremamente vicina. Così, con il nuovo corso di Star Wars, non poteva non tornare protagonista uno dei personaggi più amati della saga, che dopo la prima comparsata in Star Wars Holiday Special del 1978 è diventato una sorta di punto di riferimento. Il cattivo capace di oscurare un villain per eccellenza come Darth Vader. Eppure, è questo che fa di Boba Fett un punto di riferimento: il suo rifiuto delle regole, il suo essere super-partes in un universo spaccato tra il Bene e il Male.
Dunque, considerando la sua forte influenza, la Disney ha pensato bene di (ri)portarlo davvero al centro della narrazione, costruendo attorno a sé l’epica criminale mutata in serialità televisiva, esaltandone dettagli, situazioni e, ovviamente, il suo sfaccettato background. Ecco allora che The Book of Boba Fett sviluppata ancora da Jon Favreau (e in esclusiva su Disney+, con un episodio a settimana dal 29 dicembre) si riaggancia proprio alla scena post-credit di The Mandalorian 2: Boba Fett e la mercenaria Fennec Shand (rispettivamente Temuera Morrison e Ming-Na Wen) tornati a Tatooine rivendicano il territorio controllato un tempo da Jabba the Hutt. Ma, al contrario di Jabba, Boba è intenzionato a instaurare un clima di rispetto nel sindacato criminale, che scricchiola però sotto il peso delle pressioni interne.
Come per The Mandalorian, anche The Book of Boba Fett è Star Wars allo stato puro. Si rifà al western, è verboso al punto giusto, alterna sprazzi ragionati a scene d’azione. E poi la cornice: il fascino decadente e sporco di Tatooine fa da legame agli eventi, diventando protagonista: un po’ alleata e un po’ nemica, oscura e pericolosa con i suoi reietti in cerca di fortuna. In mezzo, chiaramente, Boba Fett: estetica straordinaria a parte (e c’era da aspettarselo), è incredibile quanto il personaggio creato da George Lucas riempia la scena, con o senza elmo, qui finalmente in uno show tutto suo, dopo averlo approfondito solo tramite fumetti. Attorno a lui – e attorno a Fennec Shand – torna l’accompagnamento musicale di Ludwig Göransson, che dona alle scene una tridimensionalità incredibile, e come abbiamo visto (e amato) in The Mandalorian senza fare spoiler si alternano diversi personaggi, come la Twi’lek di Jennifer Beals.
In questo senso, The Book of Boba Fett è lo stand-alone che aspettavamo e, oltre ad essere ambientato quasi sulla stessa linea temporale di The Mandalorian (quindi tra Il Ritorno dello Jedi e Il Risveglio della Forza), finisce per illuminare in parte anche il passato di Boba. In fondo, ce lo siamo chiesto più volte come fosse riuscito a scappare dalla morsa del Sarlacc nell’Episodio VI. “Morte” quella spesso criticata dai fan per essere stata alquanto sbrigativa e goffa, non all’altezza per quel cacciatore di taglie entrato inaspettatamente nell’olimpo dei personaggi cult del cinema. Ma considerando che è pur sempre Boba Fett, almeno nel primo episodio la serie Disney+ non vuole rivelare poi molto, mantenendo però forte e dominante l’identità, gli echi e le caratteristiche che hanno resto (Lord) Fett una leggenda assoluta.
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Qui il trailer di The Book of Boba Fett:
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