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Wim Wenders: «Io, Papa Francesco e quella volta che avrei dovuto farmi prete…»

La religione, il cinema, la fede: il regista tedesco racconta Un uomo di parola, al cinema dal 4 ottobre

Wim Wenders e Papa Francesco in una scena di Papa Francesco - Un uomo di parola.

ROMA – Una vita passata tra classici e documentari, grande cinema e autorialità, tra Berlino e l’Australia: il lungo viaggio di Wim Wenders adesso però, a settantatré anni compiuti, fa tappa al Vaticano per un’uscita speciale. Sì, perché l’ultimo lavoro del regista tedesco è un insolito documentario su Papa Francesco che nasce partendo da un nome, ovvero quello con cui il pontefice ha deciso di essere nominato. In sala dal 4 al 7 ottobre, Papa Francesco – Un uomo di parola è il tentativo di collegamento tra una figura inarrivabile e la sua volontà di parlare al mondo, mostrando un coraggio tale da colpire anche un protestante come Wenders.

wim Wenders
Wenders con Dario Viganò.

LA LETTERA BIANCA «Questo documentario è iniziato con una lettera, nel dicembre del 2013, speditami del segretario della comunicazione del Vaticano che mi chiedeva se ero interessato a un progetto su Papa Francesco. Non conoscevo Dario Viganò, ma ho scoperto che era un appassionato di cinema ed aveva anche scritto libri a riguardo. Ci siamo conosciuti e abbiamo discusso di quale doveva essere l’idea del film. La cosa su cui sono stato subito fermo è stata sull’avere una produzione indipendente, che non avesse a che fare con il Vaticano…».

wim Wenders
Un giovane Wim Wenders

IO, MANCATO PRETE «Sì, sì, è vero: a sedici anni avevo pensato di farmi prete. Sono cresciuto in una famiglia cattolica e c’erano dei preti che vedevo come esempio. Quando sei piccolo gli adulti che ti circondano sono quelli che ti ispirano, quindi sarei diventato o medico, proprio come mio padre, o insegnante oppure prete. Poi sono arrivati i film, il rock, e sono stato deviato. A ventitré anni ho lasciato la chiesa, vista l’ondata della rivoluzione studentesca, e mi ci sono riavvicinato vent’anni dopo, verso la fine degli anni Ottanta. Ma non sono più cattolico, sono protestante e volevo che fosse chiaro al Vaticano».

Papa Francesco un uomo di parola
Una scena di Papa Francesco – Un uomo di parola

CHIAMAMI COL SUO NOME «La prima volta che ho ascoltato Papa Francesco parlare in televisione era il 2013 e sono rimasto colpito. Nel ventunesimo secolo credo sia un atto di coraggio chiamarsi Francesco e, infatti, si è dimostrato un Papa capace di affrontare i problemi del nostro tempo, dal rapporto con la natura all’emigrazione fino all’apertura alle altre religioni. Anche il problema della chiesa e della pedofilia lo ha combattuto con tolleranza zero. Questo è quello che rappresentava San Francesco ed è quello che lui ha ribadito scegliendo questo nome. In questa epoca credo sia il Papa di cui abbiamo bisogno».

Il murales firmato da Maupal e dedicato a Papa Francesco.

OLTRE IL VATICANO «Nessuno mi aveva dato un obiettivo con questo film, l’ho dovuto definire da solo. Ho perciò deciso di fare un’opera che raggiungesse tutto il mondo, non solo i cattolici. Proprio come cerca di fare il Papa. È una persona che ha un’abilità rara nel stabilire una connessione con la gente, per questo come figura si presta meglio al cinema che ad un programma televisivo. È l’unico a mantenere un’autorità morale, non come i potenti del mondo che ci hanno ormai abbandonato. Ho passato molti notti insonni vista la responsabilità che avevo, ma alla fine ho capito quale scopo dovevo continuare».

Francesco giullare di dio
Un’immagine tratta dal film Francesco, giullare di Dio di Roberto Rossellini, del 1950.

LA VISIONE DI SAN FRANCESCO «Come ho realizzato il pezzo su San Francesco nel film? Innanzitutto non era mia intenzione renderla una rappresentazione contemporanea. Ho visto tanti film a riguardo, anche la bellissima opera di Roberto Rossellini, Francesco, giullare di Dio, ma non potevo prendere quella versione, troppo ingenua, e nemmeno quella più moderna di Mickey Rourke. Avendo un budget ridotto ho deciso che per riproporre il tredicesimo secolo potevo utilizzare una vecchia macchina da presa che avevo usato per L’anima di un uomo. E quelle immagini sono sembrate un repertorio dell’antichità».

wim Wenders
Una scena del documentario blues di Wenders, L’anima di un uomo.

OTTIMISMO O PESSIMISMO? «Stiamo vivendo un periodo decisivo per la civiltà, può andare tutto molto storto oppure si può virare verso il cambiamento, ma deve esserci forza e ottimismo. Papa Francesco è un uomo pieno di energia positiva, tanta da poter capovolgere le situazioni, e spero la gente riesca a percepire questo suo spirito. Molte persone al comando stanno lasciando la nave, lui rimane un capitano responsabile».

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Wenders con Patti Smith, che firma parte della colonna sonora.

PAROLE, MUSICA E OPERE «Credo sia importante che le persone possano leggere le parole di Papa Francesco, per questo con l’uscita del Dvd in Germania è previsto un libretto con i suoi discorsi, le parole di These Are The Words, la canzone incisa appositamente per il film da Patti Smith e tutto ciò che viene detto nella pellicola. Spero che presto un’edizione del genere venga riproposta anche in altri Paesi, magari anche qui in Italia».

IL PRIMO INCONTRO «Con il Papa ci siamo incontrati per la prima volta solo cinque minuti prima delle riprese. Ero piuttosto nervoso, ovviamente, lui mi si è avvicinato e mi ha detto che non aveva mai visto uno dei miei film. E, stranamente, questo mi ha rilassato, perché potevamo davvero partire da zero. Abbiamo parlato tanto, ci siamo guardati negli occhi durante le nostre conversazioni e penso che ora posso dire di conoscerlo. Non credo però che vedrà il film e sono d’accordo. Nemmeno io non vedrei un film che mi riguarda».

Wenders e Papa Francesco sul set.

UNO STRANO FINALE «C’era un problema: dopo le tre lunghe chiacchierate fatte con il Papa mi sono reso conto che non avevo una chiusura per il film, così mi venne concessa un’ulteriore visita. Avvertii Papa Francesco del problema sul finale e mi disse che ci avrebbe pensato lui. Così è stato. Verso la fine ha pilotato la conversazione sul tema della bellezza e dell’umorismo, ridevo così tanto che mi si può sentire nel film. Ha anche chiuso salutando con la mano. Aveva capito la mia necessità e alla fine si è offerto di aiutarmi…»

Qui il trailer di Papa Francesco – Un uomo di parola:

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