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L’Assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford? Un grande western

Brad Pitt, Casey Affleck & Sam Rockwell e uno dei migliori western degli anni Duemila. Ma perché?

L'Assassinio di Jesse James per Mano del Codardo Robert Ford
Brad Pitt ne L'Assassinio di Jesse James per Mano del Codardo Robert Ford

MILANO – Sì, senza dubbio un western anomalo, dilatato nei tempi, bellissimo, il cui scarso successo al botteghino non gli rese giustizia dopo che fu presentato con una buona accoglienza alla Mostra di Venezia nel 2007, anche se in molti storsero il naso per la Coppa Volpi, come miglior attore, assegnata proprio a Brad Pitt per il ruolo del bandito Jesse James. Ma L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford non è solo Pitt, anzi: ci sono anche Casey Affleck nei panni di Robert Ford, e Sam Rockwell in quelli di suo fratello Charlie Ford, entrambi attori di indiscussa qualità che avrebbero vinto l’Oscar solo dopo qualche anno (Affleck nel 2016, Rockwell nel 2018) riuscendo ad ottenere finalmente riconoscimenti alla loro altezza con Manchester by the Sea e Tre manifesti a Ebbing, Missouri dopo anni passati sul set da gregari.

L’Assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford
La banda: chi trova Jeremy Renner e Sam Shepard?

Sulla figura storica di Jesse James è stato scritto – e girato – molto, si sa. Dalle interpretazione di Tyrone Power, Audie Murphy, Christopher Lloyd, Robert Duvall e Colin Farrell alle regie eccellenti come quella di Philip Kaufman o Fritz Lang al suo primo film a colori nel 1940. In nessuno di questi casi si era raggiunta però la completezza de L’Assassinio di Jesse James – ora lo trovate in streaming un po’ ovunque, da CHILI a NOW, Apple Tv e Prime Video – grazie all’ottima regia di Andrew Dominik (che poi avrebbe girato Blonde) tratta dall’omonimo romanzo di Ron Hansen del 1983. Un testo che alterna le approfondite ricerche sul campo effettuate da Hansen con i racconti popolari attraverso cui è stata tramandata la vicenda di Jesse James e della sua banda, non a caso il titolo dell’opera deriva proprio da una canzone folk dell’epoca.

Un frame della rapina al treno.

La narrazione parte dal famigerato assalto al treno a Gads Hill, Missouri, in cui James (Pitt) e i suoi pare siano riusciti a far deragliare un treno nella notte, nei pressi di un bosco, svuotare la cassaforte e derubare tutti i passeggeri. Quella sera, per il diciannovenne Robert Ford (Casey Affleck), si trattava della prima missione in sua compagnia, ed è proprio attraverso i suoi occhi – quelli del futuro assassino dell’affascinante delinquente – che lo spettatore osserva i fatti. Robert all’epoca aveva già letto tutto sul suo idolo d’infanzia, Jesse James: conosceva ogni storia su di lui (vera o falsa che sia), sapeva che numero di scarpe portava, i centimetri esatti della sua altezza, i nomi dei suoi fratelli, e per questo instaurò con lui sin dall’inizio uno strano e contraddittorio rapporto di amore e odio.

Casey Affleck è il codardo Robert Ford.

Ma il processo di mimesi, tramite avvicinamento e conoscenza reciproca, fa sentire Robert inadatto, non all’altezza, non accettato dal suo idolo, dunque invidioso e rancoroso, ma allo stesso tempo ancora incredibilmente affascinato e ammaliato da quell’uomo di cui vorrebbe essere copia. Per Jesse invece è diverso, perché da un lato il suo orgoglio e il suo egocentrismo sono lusingati dalla corte del ragazzo e fanno sì che lo assecondi nella sua voglia di seguirlo e stare insieme ma, contemporaneamente, la sua astuzia, il suo fiuto, e quel suo irascibile perfezionismo da despota gli suggeriscono di stare attento a quel ragazzo impreparato e maldestro di cui tutti si prendono gioco e che, in effetti, lui conosce così poco.

Statuario e leggendario: Brad Pitt è Jesse James.

La prima parte del film, immersa in una splendida fotografia e nell’innata sensibilità per i paesaggi del regista, ci mostra tutto il percorso, tortuoso e pieno di imprevisti, che porterà Ford e James a trovarsi più che mai vicini. Un percorso in cui la psicologia dei personaggi (tutti) è intrisa di sospetto reciproco, di desideri contrastanti, di dinamiche familiari che fanno pensare alle gangs di Quei Bravi Ragazzi, in cui tutti sono amici di tutti o parenti di qualcuno, ma sotto l’apparenza di una banda coesa ed allargata si nascondono i piccoli e i grandi dissidi, che in un niente, con l’aiuto delle innumerevoli colt da cui nessuno mai si separa, si possono trasformare in aperta sfida, in lotta per la sopravvivenza.

Un altro momento del film, quasi à la Terrence Malick.

E poi c’è la seconda parte de L’Assassinio di Jesse James per Mano del Codardo Robert Ford, in cui i tre personaggi salgono in cattedra con i loro rispettivi interpreti e restano soli, uniti nell’organizzazione di una rapina, ma separati da un sospetto ai limiti della sostenibilità, ognuno con la sua privata strategia per cavarsela. Il più disturbante è sicuramente Jesse, padre e marito amoroso, ospite eccessivamente cortese, ma pericolosissimo e imprevedibile nei suoi piani segreti; i fratelli Ford, che secondo l’interpretazione del film stanno tradendo Jesse per farlo arrestare – in accordo con i gendarmi – sono invece paralizzati nella loro capacità di pensare e agire, schiacciati sotto il peso del mito di J.J., della sua cattiveria, dalla sua muscolare mascolinità e, fattore decisivo, dalla malizia di chi ha la sensazione di star cercando di fregare qualcuno di molto più furbo di lui.

Sam Rockwell e Casey Affleck ne L’Assassinio di Jesse James per Mano del Codardo Robert Ford.

Tutto converge inesorabilmente verso la scena madre (ma attenzione anche alle piccole scene, come l’apparizione di Nick Cave, che firma anche la colonna sonora con Warren Ellis) ovvero quella dell’assassinio che dà il titolo al film e nella cui messinscena c’è qualcosa di sublimemente teatrale: il racconto diventa geometrico, gli elementi ci sono ormai tutti e le vie d’uscita sembrano essere terminate per Robert e Charlie Ford. Eppure, proprio in quel momento, Jesse James tradisce se stesso e lascia loro un sottile spiraglio di azione, così che i due eroi possano cogliere l’attimo per uccidere il nemico, liberare se stessi e tutto il Missouri dal giogo del bandito, scappare e avvisare la polizia.

Casey Affleck in una scena del film.

Ma solo apparentemente (e sta forse qui la grandezza del film), perché nel West le cose non sono così semplici, e anche per un pericolo vivente come Jesse James c’è del rispetto, perché i valori di quel mondo sono altri, hanno il suono dell’onore, del coraggio, della correttezza formale dell’uccidere il nemico guardandolo negli occhi. Quindi, gradualmente, la figura di Robert Ford viene trasfigurata, passando da quella dell’eroe civile a quella di un’immagine archetipica e stilizzata di vigliacco traditore, mentre James – per contro – da temuto bandito diviene eroe popolare. Bellissimo il corto circuito etico, ma grande il modo in cui ci viene raccontato, senza buoni o cattivi, senza prese di posizione, perché questo è il disilluso cinema post-moderno e l’estetica dei fatti (e delle immagini) ha un livello ontologicamente superiore rispetto al giudizio…

  • WEST CORN | La frontiera del West vista da Hot Corn
  • AUDIO | Un brano della colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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