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Trap | Josh Hartnett, Saleka e il grande gioco di M. Night Shyamalan

Un padre, una figlia, un concerto: una trappola. Al cinema dal 7 agosto con Warner Bros

Josh Hartnett e Ariel Donoghue al centro della scena di Trap di M. Night Shyamalan: Dal 7 agosto al cinema con Warner Bros
Josh Hartnett e Ariel Donoghue al centro della scena di Trap di M. Night Shyamalan: Dal 7 agosto al cinema con Warner Bros

ROMA – Cooper Adams è un uomo come tanti. Un padre che accompagna la propria figlia Riley al concerto di Lady Raven, una diva pop di fama planetaria, come ricompensa per i suoi buoni voti a scuola. Ben presto, però, si rendono conto di essere al centro di un evento inquietante. C’è grande movimento al concerto. Da fonti anonime sembrerebbe che il famigerato criminale meglio noto come Il Macellaio sarà presente in sala. La Polizia farà di tutto per fermarlo… Parte da qui Trap, il nuovo film di M. Night Shyamalan con protagonisti Josh Hartnett, Ariel Donoghue, Saleka Shyamalan, Hayley Mills ed Alison Pill, dal 7 agosto al cinema con Warner Bros.

Saleka Shyamalan in un momento di Trap
Saleka Shyamalan in un momento di Trap

Un film nato per caso, Trap, da un dialogo padre-figlia riguardante la combinazione dell’esperienza concertistica e teatrale con l’ideazione di un concept album per una narrazione specifica. Più o meno ciò che fece Prince nel 1984 con quel capolavoro totale di Purple Rain. In questo caso un thriller (ovviamente!) avente come contesto scenico-narrativo un concerto. L’idea ha stuzzicato lo Shyamalan regista, sempre alla ricerca di suggestioni filmiche per immagini, ma più come produttore date le particolari circostanze familiari, salvo poi tornare sui suoi passi e decidere di realizzarlo con e per Saleka. E poi c’era un precedente storico importante in termini di base drammaturgica: la leggendaria Operazione Flagship del 1985.

La prima immagine promozionale di Trap di M. Night Shyamalan, dal 7 agosto al cinema con Warner Bros
La prima immagine promozionale di Trap di M. Night Shyamalan, dal 7 agosto al cinema con Warner Bros

Si tratta di una memorabile operazione sotto copertura degli U.S. Marshals in cui riuscirono ad arrestare 101 fuggitivi ricercati in un centro congressi dopo averli invitati con il pretesto di regalare loro biglietti gratuiti per la NFL e un’opportunità di vincere un viaggio con tutte le spese pagare per il Super Bowl XX. Quindi il concept di Trap pitchato agli executives della Warner agli inizi del 2023 come il punto di incontro shyamalaniano tra Il Silenzio degli Innocenti e l’Eras Tour di Taylor Swift, e uno sviluppo creativo che ha visto M. Night al lavoro sullo script (delineato in appena cinque mesi) e Saleka sulla componente musicale, resa qui in quattordici canzoni originali progettate diegeticamente per adattarsi all’azione scenica.

Josh Hartnett e Ariel Donoghue in una scena del film
Josh Hartnett e Ariel Donoghue in una scena del film

Un’intuizione bollywoodiana stando alle parole della stessa Saleka: «Una versione americana di Shyamalan di un film di Bollywood. Un film concreto, non necessariamente un musical, ma dove le canzoni hanno senso e tutto è completamente incentrato sulla musica». Ed è grande musica quella di Saleka. Pop semplice che coinvolge ed emoziona lo spettatore, portato sul palco da una performer eccezionale dall’aura magnetica. Ecco, magari sembra strano a dirsi date le premesse, ma è davvero Saleka la prima vera fonte di attrazione di Trap specie per come la sua Lady Raven cresce in termini caratteriali lungo il dispiego dell’intreccio. A conferma di come la mela non cade mai lontana dall’albero (e lo stesso vale per la sorella regista Ishana).

Saleka Shyamalan in una scena del film
Saleka Shyamalan in una scena del film

L’altra – e qui c’era d’aspettarselo – è un Josh Hartnett semplicemente titanico. Intenso, crudele ma divertente, machiavellico e fragile nella sua mimica mutevole, che cattura e ingloba l’immagine con la sua presenza scenica tirando le fila di un gioco del gatto col topo dove ogni mossa, anche quella più imprevedibile, è in realtà accuratamente studiata. E qui siamo in pieno terreno Shyamalan: solidità registica, movimenti di macchina fluidi, ritmo teso e coinvolgimento empatico. Il vero twist però – a conferma del perché Shyamalan ha scelto di rendere noto, sin dai primissimi trailer, della natura deviante dell’agente scenico principe – non sta tanto nell’intreccio in sé. Perché in realtà appare tutto molto chiaro in Trap, sin dalle prime battute di racconto.

Josh Hartnett in un momento di Trap
Josh Hartnett in un momento di Trap

Persino il titolo lascia davvero poco spazio a interpretazioni altre: in trappola. Quello che però non ci viene detto è che tutta la narrazione è semplicemente uno strumento per raccontare dell’uomo come essere sociale e delle sue debolezze. Quello di Shyamalan è un (grande) film sulla genitorialità, sulle conseguenze delle proprie azioni, sul dolore che lacera costringendoti a indossare maschere – per Cooper quella del bravo padre con cui nascondere il suo lato mostruoso agli occhi della propria famiglia e del mondo – e sui traumi, quelli impossibili da elaborare, che ristagnano dentro sino a diventare rabbia cieca. Un film sorprendente Trap, formidabile, decisamente il migliore e più solido film di Shyamalan dai tempi di Unbreakable.

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