ROMA – Ombre, sogni e creature dalle forme bizzarre: Tim Burton è pronto a tornare dove tutto è cominciato. O meglio, dove il suo immaginario ha preso forma definitiva. Il regista di Nightmare Before Christmas e La sposa cadavere ha infatti confermato di essere al lavoro su un nuovo film d’animazione, un progetto attualmente in fase di scrittura che segnerà il suo ritorno ufficiale al genere dopo anni di live action. Un ritorno atteso e, per molti fan, quasi necessario. Dopo Beetlejuice Beetlejuice, Burton ha dichiarato di sentire di nuovo il bisogno di esplorare la tecnica animata, che considera profondamente legata al suo modo di raccontare storie. Anche se non si conoscono ancora trama, titolo o concept visivo, le aspettative sono altissime: ogni incursione animata dell’autore ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema contemporaneo.
Classe 1958, cresciuto a Burbank, California, Tim Burton ha fatto della sua sensibilità gotica e surreale un marchio di fabbrica. Dopo un inizio alla Disney come disegnatore (Red e Toby, Taron e la pentola magica), ha diretto nel 1985 il suo primo lungometraggio live action, Pee-wee’s Big Adventure. Ma è con Beetlejuice (1988) e poi Edward mani di forbice (1990) che Burton diventa la voce visionaria che tutti conosciamo: poetica, inquieta, visivamente esplosiva. A partire dagli anni Duemila, ha iniziato a sperimentare con la stop motion e l’animazione in modo più radicale. The Nightmare Before Christmas (1993), da lui ideato e prodotto, è ormai un cult intergenerazionale. La sposa cadavere (2005), co-diretto con Mike Johnson, è uno dei suoi film più personali e malinconici. E Frankenweenie (2012), remake del suo corto del 1984, è un tributo commosso all’horror classico e alla fantasia dell’infanzia.
Il nuovo progetto animato, ancora avvolto nel mistero, potrebbe rappresentare per Burton una sorta di rinascita creativa. Dopo un decennio di film dal tono più commerciale – da Alice in Wonderland a Dumbo – e l’esperienza seriale con Netflix (Wednesday, da lui diretta nei primi episodi), il regista sembra voler tornare alle sue radici più autentiche. Quelle fatte di artigianalità, personaggi outsider e mondi dove il grottesco e il romantico convivono. Una cosa è certa: ogni volta che Tim Burton mette mano all’animazione, lo fa con una visione chiara e un universo riconoscibile. Ed è proprio questo che, ancora oggi, lo rende una figura unica. Un autore capace di trasformare l’oscurità in poesia. E l’animazione, per lui, è molto più che una tecnica: è una lingua madre.
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