in

The Adam Project | Viaggi nel tempo, Ryan Reynolds e un film che parla al (nostro) passato

Tra John Titor, Pete Townshend e un casting perfetto: perché vedere il film Netflix di Shawn Levy

I protagonisti di Adam Project
I protagonisti di Adam Project

ROMA – Immaginate di poter incontrare il vostro Io bambino. Cosa gli direste? Domanda fatidica, alla base dell’aspirazione umana più grande e (forse?) irraggiungibile. Viaggiare nel tempo. Su e giù per le stringhe temporali, nel cuore di un wormhole che spalanca l’autostrada dell’impossibile, dell’utopia, del sogno assoluto. Filosofi e scienziati, ma anche scrittori e registi, addirittura musicisti. L’intelletto, da sempre, ha provato a dare forma e spiegazione al concetto spazio-temporale, senza però andare oltre ai concetti teorici e, cinematograficamente parlando, spettacolari. E se invece i viaggi nel tempo esistessero già, e non aspettano altro che venire messi in pratica? Da questo spunto, che apre infinite possibilità, ecco arrivare The Adam Project di Shawn Levy, delizioso sci-fi (per un pubblico che va dai 10 ai 99 anni) basato su uno spec script del 2012, e poi acquisito da Netflix che, appunto, lo inserisce in catalogo.

The Adam Project: Walker Scobell è il giovane Adam e Ryan Reynolds è Adam da adulto...
The Adam Project: Walker Scobell è il giovane Adam e Ryan Reynolds è Adam da adulto…

Marcatamente vicino allo stile di Shawn Levy, tanto da diventare una sorta di buddy-movie disfunzionale, The Adam Project ha come protagonista Adam Reed (Ryan Reynolds) che, a bordo di un jet temporale da un oscuro 2050 finisce, sbagliando coordinate, nel 2022. Qui, appunto, incontra la versione giovane di sé stesso (Walker Scobell, che bravo!), a cui spiega che sarebbe dovuto invece atterrare nel 2018, in modo da salvare la sua compagna, Laura (Zoe Saldana), anch’essa viaggiatrice temporale, e soprattutto bloccare la nascita del Progetto Adam, messo in piedi da quel papà Louis (Mark Ruffalo), che poi sarebbe morto due anni più tardi, lasciando la macchina del tempo a Maya Sorian (Catherine Keener), finanziatrice senza scrupoli che, nei decenni avvenire, avrebbe poi tenuto il mondo by the balls.

Ryan Reynolds, Mark Ruffalo e Walker Scobell in The Adam Project
Ryan Reynolds, Mark Ruffalo e Walker Scobell in The Adam Project

Come detto, i viaggi nel tempo sono un fattore incredibilmente affascinante, e dunque The Adam Project si ritaglia uno ruolo in portante nell’argomento, citando senza troppo scomodarli Ritorno al Futuro, Terminator, Interstellar, Faccia a Faccia e 30 Anni in 1 Secondo, nel quale i protagonisti erano proprio Mark Ruffalo e Jennifer Garner, che nel film di Shaw Levy è la moglie di Louis e la mamma di Adam. Non solo, a guardare bene potrebbe anche esserci un accenno alla figura (fantomatica?) di John Titor (non lo conoscete? È la prima, grande leggenda metropolitana apparsa in rete, date un occhio qui), guerriero spazio-temporale che, a detta sua, è tornato indietro per salvare il mondo da una catastrofe. Ma, dietro l’assetto più spettacolare del film, che funziona nella giusta misura, è invece l’aspetto intimo a rendere The Adam Project funzionale e, a suo modo, decisamente rivelatorio ed emozionante. Aspetto, questo, supportato da un casting davvero ben assemblato.

the adam project
Zoe Saldana e Ryan Reynolds

Così, sorretto da una forte spinta empatica, allargando lo spettro emotivo amplificato da una soundtrack mica male (su tutte Let My Love Open The Door di Pete Townshend, che fa da leitmotiv), The Adam Project inizia e finisce proprio con l’emblematica domanda con cui abbiamo aperto la nostra recensione. Il rapporto con il passato, più che il sogno del futuro (che, appunto, resta un sogno almeno fino a quando non diventa presente), è la chiave definitiva, quella che risolve idealmente la rabbia provata da Adam, nonché il suo bisogno di perdonarsi e perdonare l’assenza drammatica di suo padre (come spesso accade, di mezzo c’è un padre, un figlio e un rapporto burrascoso). Tra incroci temporali ed echi persi nella memoria di una formula fisica, ciò che vuole fare – riuscendoci – Shaw Levy è metterci in contatto con l’altra metà di noi, spingerci a vivere l’attimo presente e liberarci dalle catene delle emozioni soffocate. Perché nessun abbraccio vada sprecato. Perché, alla fine, vada davvero tutto bene.

Qui il trailer del film:

Lascia un Commento

Domee Shi

VIDEO | Red: Domee Shi e Lindsey Collins raccontano il film d’animazione

After Life e l’inattesa dichiarazione d’amore alla vita di Ricky Gervais