FIRENZE – Una storia d’amore per raccontare un periodo, mostrare un microcosmo per far emergere tutto il macrocosmo che gli orbita intorno. Summer Palace – lo trovate su CHILI – è questo: un film intimo che vuole parlare di Cina incentrato sul rapporto tragico e problematico tra due persone per mostrare le criticità di una società intera. E chi lo ha costruito poteva essere solo Lou Ye, regista cinese che vive il paradosso esistenziale di essere conosciuto in tutto il mondo e sconosciuto nella sua terra natale, una persona che ha scelto la libertà creativa in cambio di una furente censura statale che gli ha permesso di distribuire in Cina solo tre film (quelli meno politici) e dove le questioni sociali e i temi della ribellione, della depressione e della difficoltà di vivere all’interno di una dittatura silente non vengono toccati.
Summer Palace è il primo film che ha il coraggio di mostrare i fatti della strage di Piazza Tienanmen (avvenimento ancora oggi nascosto e censurato nel Paese) e uno dei pochi che mostra il nudo femminile e scene sessualmente esplicite: Un film libero che in Europa ha visto la luce nel 2006 grazie al Festival di Cannes, bandito in Cina e che è costato a Lou Ye il divieto di girare lungometraggi per cinque anni. Un amore enigmatico e carnale esplode tra i grandi dormitori dell’università di Pechino, in un ambiente magmatico e dinamico dove la giovane Cina di fine anni Ottanta vuole far sentire la propria voce. Yu Hang viene da Tumen, una piccola città contadina lontana dalla grandezza e dall’eterogeneità della capitale, Zhou Wei è uno studente introverso. I due si incontrano per caso, ma quella casualità cambierà la loro vita perché il sentimento che inizia a legarli è esplosivo e incontenibile.
Un amore bruciante e sfrenato, disegnato da un sesso nascosto per non farsi scoprire dalle autorità, costruito sul non lasciarsi mai e da notti insonni passate a parlare e conoscersi. Un sentimento che però brucia talmente veloce che si trasforma in qualcosa di violento e scontroso, dove gli scontri e le urla sostituiscono le parole e il confronto, un amore talmente forte e incontrollato che finisce per spezzarsi, per crollare, per trasformarsi in tradimenti meschini e tentati suicidi, in abbandoni e fughe dall’altra parte del mondo. Un legame slegato dalla giovinezza e dall’orgoglio, una storia effimera e fulminea che continuerà a tormentarli negli anni successivi, che li seguirà nelle loro vite come un’ombra da cui è impossibile separarsi.
Lou Ye con Summer Palace riesce a far convergere la storia di due ragazzi con quella di una generazione. Un rapporto condizionato e distrutto da un ambiente oppressivo e che spinge alla chiusura invece che alla condivisione. Un luogo dove la libertà non esiste, dove esistono solo regole e dogmatica obbedienza, dove gli studenti vengono uccisi e trucidati in piazza mentre protestano per essere ascoltati, dove tutto ciò che è dinamico e capace di portare al cambiamento è un tabù o viene nascosto. E in questo contesto così immobile e stagnante Yu e Zhou vengono sopraffatti da qualcosa che non conoscono, sensazioni e momenti che non riescono a controllare e che di conseguenza finiscono per non riuscire a mantenere. Per Lou Ye è quasi impossibile costruire qualcosa di reale e duraturo all’interno di un contesto sociale così falso e censurato.
Il regista cinese scrive e mostra tante scene sessuali all’interno del film, ma che non risultano mai erotiche o sensuali. Quello che emerge è la rigidità e la tensione mescolata nei corpi nudi, l’incapacità di concedersi all’altro perché non si è capaci di concedersi neanche a sé stessi. E alla domanda spontanea «Perché Yu e Zhou non stanno insieme se si amano?», la risposta è l’incapacità sociale di abbracciare e seguire il proprio bene, una risposta ambigua descritta perfettamente nel dialogo più importante del film, quando Yu vuole lasciare Zhou poco dopo averlo conosciuto, e al perché del ragazzo risponde: «Perché non posso lasciarti».
Summer Palace è un film denso e complesso, con particolarità e sfaccettature che emergono solo grazie alle ipocrisie e alle criticità sociali dell’Oriente. Per questo Lou Ye ha impostato il suo film come un film storico. Non solo perché le vicende dei due ragazzi crescono e si evolvono alternandosi a immagini di repertorio e documentaristiche, ma perché la Storia è capace di influenzare e cambiare le vite delle persone. E la piccola storia di Summer Palace non fa altro che essere una conseguenza senza veli o restrizioni della Storia della Cina.
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