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Stewart Copeland: «The Witches Seed e l’eccitazione di scrivere un’opera rock»

La visionaria opera rock debutterà al Tones Teatro Natura il 22 e 23 luglio, protagonista Irene Grandi

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Stewart Copeland e le musiche di The Witches Seed

MILANO – «Ero un batterista che sognava di essere un vero musicista, quindi essere qui in Italia a fare opera è un sogno. È fantastico. Grazie Italia…». Inizia così Stewart Copeland a parlare di The Witches Seed, visionaria opera rock che debutterà il 22 e 23 luglio al Tones Teatro Natura. Nel magnifico teatro di pietra ricavato da una cava abbandonata, va in scena una storia ambientata secoli fa, quando per le donne era facile essere accusate di stregoneria. E chi se non Stewart Copeland poteva mettere in musica una storia così epica? Dal libretto di Jonathan Moore, per la regia di Manfred Schweigkofler e con protagonista Irene Grandi, lo spettacolo promette di essere un’esperienza immersiva e mozzafiato. Durante la presentazione di The Witches Seed, Stewart Copeland ha parlato del rapporto con lo spettacolo e, soprattutto, con la musica.

THE WITCHES SEED – «Il concetto principale della musica è la storia, ma il dettaglio della musica sono il libretto e la sua lingua. Il libretto è diverso dal dialogo perché è in rima ed è diverso da una canzone perché c’è un rimando di battute. È diverso da queste due cose ed è allo stesso tempo un mix di queste. La musica viene dal libretto, l’ho letto e riletto. La lingua ha una melodia e si cerca sempre di carpire la melodia delle parole parlate e dare loro sintonia, armonia. Quella è la polverina dorata dell’opera. Ormai ne ho scritte molte e avere controllo su questo, in modo che sia sempre una conversazione realistica ma mentre si canta, è una sfida. La musica deve aiutare il dialogo, non renderlo ridicolo…»

Stewart Copeland cura le musiche di The Witches Seed

IRENE GRANDI – «Se posso parlare a nome di Irene, nel rock sei il capo di tutto: hai la tua band, scrivi le tue canzoni, organizzi i tuoi set. È il tuo mondo. Irene ha lasciato quella sicurezza, quella comfort zone di sapere cosa puoi fare nella tua carriera e andare sotto il controllo di Manfred, il regista, che dice “vai lì, cammina là, guarda qui”. Irene ha recitato in diversi film, ma questo è un animale diverso. Devi cantare esattamente in quel momento, non puoi rifarlo. Sono onorato che Irene abbia fatto questo passo, non riesco a credere alla nostra fortuna di averla con noi.»

MUSICA & EMOZIONI – «A volte, la musica è in contrasto con ciò che viene detto. Uno dice “Andiamo a pranzo” ma la musica sta dicendo “Non mangerò mai più”. Quindi, a volte la musica può raccontare una storia diversa. La musica dice che c’è pericolo, anche se il dialogo dice che è una bellissima giornata il pubblico deve sapere che sta per arrivare un temporale. La cosa interessante di questo mix di musica, dialogo e storia, è che il pubblico crede alla musica prima di qualsiasi altra cosa. Si crede alla musica, prima di credere ai propri occhi menzogneri. Non importa cosa gli attori stanno dicendo, non importa cosa si sta vedendo sul palco, la musica dice se è una cosa buona oppure no. Dovrei esserne contento? Mi fa sentire arrabbiato? La musica è un importante narratore e la parte più divertente è metterli in contrasto, così si crea tensione. Ecco perché, anche se mi piace suonare in una band rock su un grande palco, scrivere opera è la cosa più divertente che un musicista possa fare con i vestiti addosso.»

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Stewart Copeland e Irene Grandi durante la conferenza stampa di The Witches Seed

MUSICA PER FILM – «Ho passato quarant’anni come compositore di musiche per film, dove sono un professionista e lavoro per il regista. Lui è l’artista, è la sua visione. Vuole che siate felici, vuole che siate tristi, il mio lavoro è suonare e dargli quello di cui ha bisogno. Quella specificità della musica è quello che si impara come compositore per film, non si impara da artista che scrive canzoni fissando il vuoto e seguendo il suo spirito. Come professionista sei costretto ad essere molto specifico. Ho bisogno che voi gli crediate, ma che abbiate un po’ di dubbio. E i dialoghi lo fanno già, ma la musica vi dice come dovete sentirvi. Impari a non fare solo musica che è divertente e bella, deve essere diretta e dire esattamente la storia. Il mio esempio preferito è Tom Cruise che guarda Nicole Kidman e le dice “Ti amo” e la luna splende e loro sono bellissimi, ma il pubblico deve sapere che lui è bugiardo. Per questo mi piace stare nell’opera, dove c’è ancora di più questa combinazione di dramma e musica, che è la sfida più divertente.»

UN’OPERA ROCK – «Ora quando dico che il mio lavoro è compositore d’opera la gente dice “Cosa?”. È la fine della conversazione. E poi chiedono “Oh, è in italiano?”. Perché la convinzione è che se non è in italiano non è opera. Quindi eccomi qui, in Italia, a fare opera in inglese. Scusatemi (ride, ndr). Odio l’espressione “rock opera”. Vent’anni fa andava di moda. Per me questa è solo opera, nemmeno classica. Sono un musicista moderno, un musicista rock, ma non fatevi ingannare. Non è classica perché non è morta da duecento anni, in questo senso è moderna. E vorrei che ci fosse un nuovo termine per descriverla. Amo l’opera, mi piace il modo in cui cantano, adoro Puccini e Verdi, ma non sono io. Io posso solo giocare con gli strumenti che la compagnia mi mette a disposizione. Sono qui per prendere queste risorse e farci qualcosa di fantastico. Quindi come la chiami? È una rock opera? Mmh, no. Opera rock è già meglio. È un’opera che fa rock. “Operock”.»

ROXANNE E LE STREGHE – «Roxanne non rappresentava tutte le donne e se fosse un personaggio di questa storia… a dire il vero, è un personaggio di questa storia, ma ha un ruolo molto diverso. La Roxanne della canzone è una persona, una prostituta, il cui amante la ama come individuo e cerca di aiutarla. In quest’opera c’è una prostituta ma è una donna di potere, non è una vittima. Il punto di questa storia, il che la rende eccitante per me, è che storicamente le donne erano oppresse e ingiustamente accusate: una prostituta? Eh, possiamo liberarcene. Ma se era a capo di un bordello, aveva proprietà, aveva potere e una posizione nella società. Vogliono quello che ha e cercano un modo per prenderlo. Ma in questo caso, le donne contrattaccano. Queste non sono solo vittime senza difese, gli inquisitori non hanno necessariamente l’ultima parola. C’è un motivo per cui hanno potere, perché spaccano.»

INFLUENZE – «Se in The Witches Seed ci sono influenze punk? Mi verrebbe da dire che è un punk molto sofisticato, il che significa che non è punk.»

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