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Stephen Hawking, quella strana icona pop tra scienza e leggenda

L’omaggio di Hot Corn al grande astrofisico divenuto un’insospettabile icona anche dell’era digitale

«Il mio obiettivo è semplice: la comprensione totale dell’Universo. Capire perché è così com’è e perché esiste». Semplice, l’obiettivo di Stephen William Hawking. Come semplice era l’ottimismo che l’ha sempre contraddistinto, combattendo contro la malattia attraverso lo studio. Un genio, sì, ma anche un maestro di determinazione. Il suo campo di ricerca è stata la Cosmologia e la Teoria della Gravità Quantistica, nello specifico i Buchi Neri. Lo scienziato britannico è da ritenersi l’erede di Albert Einstein: ha dimostrato che la Teoria della Relatività implica che Tempo e Spazio devono avere un inizio, il Big Bang, e una fine con i Buchi Neri.

Con Benedict Cumberbatch, che lo interpretò nel 2004 in Hawking.

Senza troppi giri di parole, da buon professore di matematica di Cambridge, Hawking ha dichiarato l’impossibilità di trovare la Particella di Dio e ha scommesso 100 dollari che l’Uomo non sarà mai in grado di trovarla, costringendosi a dover cambiare l’asset delle proprie idee e ideologie. Questo tipo di umorismo su questioni fondamentali è la molla che ha spinto Hawking a tenere lezioni non solo nelle aule universitarie, ma alla gente comune, attraverso la televisione e il cinema. Parlare alla gente facendola sorridere e riflettere, conquistando i cuori del mondo e diventando una vera e propria icona pop.

Con Eddie Redmayne e Felicity Jones sul red carpet de La teoria del tutto.

Non a caso gli autori de I Simpson e The Big Bang Theory sono stati onorati della sua presenza facendogli interpretare se stesso, ruolo che ha sempre svolto con grande classe e autoironia. Ne I Simpson lo vediamo in diverse puntate, che vanno dal 1999 al 2017, sempre legato alla figura di Lisa, cervellona della famiglia: da quando la rassicura dicendole che anche il più intelligente è fallibile, al momento in cui la bambina deve scrivere il saggio per l’ingresso ad Harvard.

«La tua teoria della forma delle ciambelle è intrigante, Homer. Dovrei rubartela.»

In The Big Bang Theory ha coperto diverse apparizioni in unione (e talvolta disappunto) soprattutto col personaggio di Sheldon Cooper. La serie, che non ha bisogno di presentazioni, ha ospitato il professor Hawking sia per ovvie ragioni di natura scientifica che per la condivisa passione verso Star Trek. Nell’episodio La fibrillazione di Hawking il professore fa la sua prima apparizione, quando è alla ricerca di un ingegnere all’interno dell’Università di Pasadena che si occupi dei corretti funzionamenti della sua sedia: Howard è pronto per il lavoro. E Sheldon non perde tempo: gli presenta subito il suo elaborato sulla teoria del bosone di Higgs, che poi verrà dichiarata sbagliata da Hawking già da pagina 2. Lo svenimento di Sheldon è pressoché ovvio. Le apparizioni del professore li seguiranno anche oltre il duecentesimo episodio.

L’omaggio di stamattina della produzione di The Big Bang Theory su Twitter.

Andando un po’ più in là nel passato, nel 1993, incontriamo il professor Hawking in Star Trek: The Next Generation. Compare solo nell’episodio numero 26 della sesta stagione, intitolata Descent: lo scienziato sta giocando a poker in una simulazione in un holodeck con Sir Isaac Newton, Albert Einstein e Data, il luogotenente comandante della stazione spaziale. Durante il gioco avviene una conversazione sulla curvatura dello spazio-tempo e sulla famosa “storia della mela” newtoniana. Esilarante e geniale, anche perché, in un metaforico duello finale con Einstein, Hawking vince beffardamente dicendogli: «Sei di nuovo in errore, Albert».

Rivolto ad Isaac Newton: «Non ricominciare con la storia della mela»

Queste apparizioni hanno contribuito a creare un immaginario speciale intorno al professor Hawking: un grande intellettuale che parla alle persone. Semplice, ma non scontato. «Ricordatevi sempre di guardare le stelle, non i piedi.»

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