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Spider-Man | La Marvel, la Sony e il rischio garantito della serialità

Le dinamiche tra le major stanno facendo tremare i fan. Eppure, sono le regole di una spietata industria

ROMA – “Tutto va male anche in diversi sistemi di riferimento”. Le sacrosante Leggi di Murphy hanno sempre ragione. Non solo, sono un perfetto esempio per racchiudere lo standoff alla messicana che sta scaldando l’industria cinematografica. Arrivato nel momento più roseo, tra l’altro. Perché, ancora Murphy, non è un caso che si litighi sempre quando le cose vanno bene. Così, dopo che la Marvel ha azzerato la concorrenza con il record di Endgame, e la Sony (grazie alla Marvel…) ha segnato il punto più alto dal punto di vista degli incassi con Spider-Man: Far From Home, il matrimonio tra i due colossi è in un pericoloso punto di stallo. E, potenzialmente, di non ritorno.

2002: Tobey Maguire nello Spider-Man di Sam Raimi. Era Sony.

Ma cos’è successo? Niente accordo al rialzo su Peter Park, la Sony – nonostante il successo – è intenzionata a riprendersi le ragnatele, Zia May, Norman Osborn e J.J. Jameson, che si era appena affacciato nel MCU generando pura estasi nei fan. La bomba, lanciata da Deadline, ha per innesco i soliti motivi economici: la Disney vorrebbe dividere a metà i profitti e le spese dei film su Spidey. La cosa ha fatto gelare la Sony che, nel gioco delle parti, recita il ruolo da protagonista, avendo lei e non Kevin Feige, i pieni diritti di utilizzo dei personaggi creati da Stan Lee e Steve Ditko.

2012: Andrew Garfield in The Amazing Spider-Man di Marc Webb. Era Sony.

Ora, si entra nella fase due (ma non eravamo alla quarta?), con le parti che giocano a rimpiattino, in attesa dell’ufficialità che, nonostante la voce grossa della Sony (la Marvel non ha ancora parlato), potrebbe sconvolgere i piani futuri del franchise, considerando che da contratto Tom Holland ha ancora due film in programma, senza pensare alla chiusura mozzata di Spider-Man all’interno dell’Universo Marvel, cosa che ha scaldato il pubblico, subito pronto a lanciare l’hashtag #SaveSpiderMan. Eppure, la questione dovrebbe insegnare (o meglio, ricordare) due cose.

2017: Jon Watts e Tom Holland sul set di Homecoming. Era Marvel-Sony…

Il cinema è sostanzialmente un’industria. E come tutte le industrie, l’obiettivo primario è generare soldi prima che emozioni. Ragionamento freddo e glaciale, è vero, ma senza guadagni, non ci può essere Iron Man che schiocca le dita, né Peter Parker che si dichiara a M.J.. Seconda cosa, la serialità, pur portando enormi incassi, è un rischio. Ampiamente calcolato dalle Major, ma allontanato dagli spettatori, che non ci pensano nemmeno ad una potenziale fine della propria saga o serie tv preferita. Invece, anche gli amori più belli finiscono, inceppati da quelle dinamiche garantite che sono alla base dell’entertainment moderno. Pronte a sancire un prematuro divorzio anche in quegli infallibili sistemi di riferimento.

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