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Ma quanto è difficile crescere? Shiva Baby e l’esordio sorprendente di Emma Seligman

Un horror travestito da commedia brillante? Sì, con citazioni al cinema di Woody Allen e Luis Buñuel

shiva baby
Emma Seligman, regista di Shiva Baby

ROMA – Tutto è iniziato nel 2018. Emma Seligman, poco più che ventenne, realizza un corto intitolato Shiva Baby. È il progetto per la sua tesi alla New York University Tisch School of the Arts che, qualche mese più tardi, debutterà al South by Southwest. In quello stesso periodo la Seligman decide che è arrivato il momento di estendere il suo corto in un film. Nasce così Shiva Baby, debutto al lungometraggio della regista canadese disponibile dall’11 giugno su MUBI dopo il plauso della critica oltreoceano e il passaggio al SXSW e a Toronto. La storia si svolge nell’arco di una giornata nella vita di Danielle (Rachel Sennott), giovane donna confusa e senza una direzione precisa da seguire nella sua vita professionale e privata.

shiva baby
Emma Seligman e Rachel Sennott sul set di Shiva Baby

Il titolo del film si riferisce sia alla schiva, veglia funebre ebraica in cui i parenti più stretti del defunto si riuniscono per ricordarlo, che all’espressione sugar baby con cui, invece, si identifica una ragazza che si fa mantenere da un uomo più grande. Danielle è una sugar baby che incontra il suo sugar daddy Max (Danny Deferrari), sposato e con prole al seguito, alla shiva di un parente comune in cui c’è anche la sua ex ragazza Maya (Molly Gordon). È dall’incontro di questi due mondi, potenzialmente esplosivi, che Emma Seligman getta le basi per una riflessione ironica e pungente sulla complessità del crescere, sulla sessualità, il rapporto genitori/figli e l’ebraismo.

SHIVA BABY
Rachel Sennott in una scena di Shiva Baby

Quasi interamente girato all’interno di un appartamento che pullula di parenti e amici di famiglia che, tra un bagel e un dolce, commentano, spettegolano e insinuano la qualunque sulle rispettive vite, Shiva Baby è un horror travestito da commedia brillante (lo sottolinea molto bene anche la colonna sonora di Ariel Marx). Un racconto dell’orrore del quale, presto o tardi, ci siamo ritrovati protagonisti anche noi, subissati di domande sul nostro futuro del quale non riuscivamo a scorgere i contorni. Impossibile non citare Woody Allen così come L’angelo sterminatore di Luis Buñuel. Perché, per quanto si sforzi, Danielle da quella casa/prigione non riesce ad andarsene.

Dietro le quinte di Shiva Baby. Foto di Sharon Attia

Dal ritmo incalzante e dai dialoghi serrati, Shiva Baby è un concentrato di temi che il cinema ha affrontato un numero innumerevole di volte ma il merito della Seligman è averli saputi orchestrare con mano decisa. La sua regia non è mai sbavata e mantiene costante la tensione fino a quel finale che ci ricorda come da quell’incubo di una vita di aspettative (altrui) e menzogne se ne può uscire ritagliandosi in posticino per se stessi in cui lasciarsi andare alla tenerezza.

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Qui potete vedere il trailer di Shiva Baby:

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