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Paola Cortellesi, Raoul Bova e l’arte di arrangiarsi in tempi difficili

Una commedia, un ritratto dell’Italia e quell’architetto ispirato a Guendalina Salimei

Paola Cortellesi e Raoul Bova divisi da Corrado Fortuna in Scusate se esisto!

ROMA – Paola Cortellesi negli ultimi due anni non ha praticamente sbagliato un film: i suoi ultimi quattro titoli – Mamma o papà?, Come un gatto in tangenziale, La Befana vien di notte, Ma cosa ci dice il cervello – hanno incassato più di cinque milioni di euro al botteghino con Come un gatto in tangenziale addirittura sopra i dieci milioni di euro. Quando uscì Scusate se esisto!, era il novembre del 2014, l’attrice veniva dalla collaborazione con Carlo Verdone per Sotto una buona stella ed era diretta dal compagno, poi marito, Riccardo Milani, per la prima volta dal 2002. Fu quello probabilmente anche il momento in cui, subito dopo Nessuno mi può giudicare e Un boss in salotto, tutti capirono che la Cortellesi era bankable – per dirla all’americana – ovvero un nome quasi sicuro per gli incassi e il destino di un film. Era (anche) lei che la gente cercava in un film.

Raoul Bova e Paola Cortellesi in una scena di Scusate se esisto!

Così fu e Scusate se esisto! tra i vari meriti, ha anche quello di regalare alla Cortellesi uno dei suoi personaggi più credibili, l’architetto Serena Bruno, una brillante donna che dopo un’esperienza a Londra decide di tornare in Italia, ma scoprirà che per trovare lavoro è più facile diventare Bruno Serena. «Un film che riflette sulle storture del nostro tempo», disse al momento dell’uscita il regista Riccardo Milani, «ovvero il fatto che chiunque debba sempre cercare di essere qualcosa di differente da cio che è per essere accettato dalla società. Succede sempre più spesso e non dovrebbe essere così…».

Ancora Raoul Bova e Paola Cortellesi in Scusate se esisto!

Vero. Così ecco Serena Bruno diventare trasparente oppure – peggio ancora – essere scambiata per l’assistente di un architetto, un po’ come succedeva in Quo vado? quando Checco Zalone liquidava la dottoressa Sironi di Sonia Bergmasco come la segretaria del dirigente del ministero. «Serena è una donna», spiegò la Cortellesi, «e sul lavoro diventa invisibile, viene considerata meno di quanto dovrebbe». Una commedia sociale, si sarebbe detto, in cui si riflette su meritocrazia e ruoli con uno sguardo alla commedia italiana di ieri, con il pensiero inquietante che in cinquant’anni le cose in Italia non siano cambiate poi così tanto.

L’architetta Guendalina Salimei, la cui storia ha parzialmente ispirato Scusate se esisto!

Il personaggio della Cortellesi però – con le dovute distanze, ovviamente – questa volta è ispirato a una persona reale: Guendalina Salimei, architetta (sì, si dice così) romana classe 1962, autrice del progetto sul Corviale citato nel film, ma non solo. Eccellenza italiana, nel 2008 fu uno dei tre architetti italiani scelti per la Biennale di architettura di Pechino e oggi si muove tra Venezia, il Vietnam e molti progetti del suo T Studio. Insomma, per una volta una storia italiana a lieto fine. Nonostante gli avvertimenti: «Ma figurati se un cantiere importante come questo lo danno a una donna, dai!». 

 

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