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Scordato | Rocco Papaleo, l’esordio di Giorgia e un Amarcord di fantasmi del passato

Lauria, la nostalgia, il 1982, la politica. Il ritorno alla regia di Papaleo? Una lettera da leggere e rileggere

Scordato
Rocco Papaleo e il cast di Scordato in posa.

ROMA – La vita di Orlando, mite accordatore di pianoforti, tormentato da dolori alla schiena, cambia quando incontra Olga, un’affascinante fisioterapista, che gli diagnostica una contrattura emotiva e gli chiede di portarle una foto da giovane così che possa aiutarlo a risolvere i suoi problemi. Richiesta insolita che spingerà Orlando a mettersi in viaggio e a rivivere – quasi come uno spettatore, quasi come noi – gli eventi della sua vita, eventi che lo hanno reso l’uomo solitario e contratto che è oggi. Parte da qui Scordato di Rocco Papaleo che, oltre ad aver co-firmato la sceneggiatura con Walter Lupo, lo ha diretto e interpretato, al suo quarto film da regista in tredici anni. Accanto a lui, Giorgia – all’esordio assoluto sul grande schermo – e due giovani attori di cui sentirete parlare molto presto: Simone Corbisiero e Angela Curri.

Scordato
Rocco Papaleo e Giorgia, ovvero Orlando e Olga.

Prodotto da Indiana, Less Is More Produzioni e Vision, in collaborazione con Sky, Scordato è stato girato tra Campania (Salerno) e Basilicata (Lauria e Maratea) e rappresenta per Papaleo – al ritorno dietro la macchina da presa a sette anni di distanza da Onda su Onda e a tredici dall’esordio di Basilicata Coast to Coast – una sorta di commedia sociale, un racconto di formazione che unisce politica e musica, cuore e testa, passato e presente, geografia e storia del Novecento alla ricerca di un tempo perduto che può (e deve) ancora insegnare molto: «Una storia meridionale e poetica. Non spetta a me dirlo ma credo che Scordato sia il mio miglior film», ha precisato Papaleo. Un’occasione per riunirsi alla sua terra – lui è nato proprio a Lauria – ma non per celebrarla, piuttosto per capire, per riflettere, per scrivere (e scriversi) una lettera che da personale ben presto diventa universale. La questione meridionale secondo Papaleo? Sì, ma non solo.

Scordato
Papaleo e il suo Orlando, accordatore scordato.

E così eccoci qui, tra le righe di una visione scenografica fatta di campi lunghi e panoramiche in cui rischiarano campagne soleggiate dalla natura incontaminata, e poi stradine di paesi dall’architettura suggestiva e mari e monti e tanto verde. Scordato è soprattutto una lettera d’amore (e odio) di Papaleo per la sua Basilicata e per il Sud in generale, il Sud degli alibi, delle cose che non funzionano, di quelli che hanno sempre una scusa, di quelli che dovevano andare lontano e poi si sono fermati. Fingendo di accontentarsi. E così la colorata narrazione del film parte dalla commedia degli equivoci più classica, poi cresce come road movie (il duetto in macchina con Giuseppe Ragone è fantastico), per evolvere a denso dramma esistenziale. Nel mezzo – con la fondamentale colonna sonora jazz di Michele Braga a tenere il tempo – ecco le assenze, gli errori, le canne, la disillusione giovanile verso Lotta Continua (e più in generale verso i movimenti studenteschi) e i fantasmi del passato. Ma è stata colpa loro? Davvero? E perché in Italia è sempre colpa di qualcun altro?

Scordato
Papaleo con Simone Corbisiero in una scena del film.

E, minuto dopo minuto, Scordato diventa il personale Amarcord di Papaleo di intensità crescente nella sua iniziale sottrazione emotiva/anaffettiva che, nella ricerca della nota perfetta, torna ad amare, a perdonare o più semplicemente a vivere. Quasi una lunga sessione di psicoterapia da 104 minuti di buon ritmo e dialoghi vivaci e brillanti in un continuo confronto con se stesso tra sogno e realtà, passato e presente. Una ricostruzione da zero dell’artista-e-uomo fatta di relazioni, passioni, memoria e poesia, una convincente Giorgia al primo squillo cinematografico e un Simone Corbisiero da antologia (i dialoghi tra lui e Papaleo valgono il film). In altri termini: un film che difficilmente potrà lasciare indifferenti. Perché? Perché qui dentro – piaccia o meno – c’è anche una riflessione sulla storia dell’Italia più recente e su quello che eravamo…

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Qui la nostra intervista a Rocco Papaleo e Giorgia:

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