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Reptile | Un immenso Benicio del Toro e quel crime thriller incentrato sulla solitudine

L’esordio di Grant Singer è un neo-noir denso e stratificato. Dove? Su Netflix

Benicio Del Toro è il Detective Tom Nichols per Reptile di Grant Singer
Benicio Del Toro è il Detective Tom Nichols per Reptile di Grant Singer

MILANO – Nel primo atto di Reptile uno dei detective dice: «Sono venuto al mondo da solo, lo affronterò da solo e morirò da solo». Una frase che non riuscirà più a scivolare via dalle spalle di ogni personaggio, a staccarsi dalla cornice di ogni singola inquadratura, la perfetta sintesi di quello che Reptile è e vuole essere, dall’omicidio iniziale alla risoluzione finale. Il primo lungometraggio di Grant Singer, importante direttore di video musicali dei maggiori artisti americani, è un crime thriller che insegue la scia di opere come True Detective e Zodiac, ma grazie a una scrittura minimalista e l’enorme prova attoriale di Benicio del Toro riesce a edificarsi addosso una struttura funzionale e una tensione che morde prepotentemente la materia filmica.

Reptile, opera prima di Grant Singer, è disponibile su Netflix
Reptile, opera prima di Grant Singer, è disponibile su Netflix

Disponibile su Netflix, la pellicola si muove in equilibrio su dei fili già stesi per tracciare la parabola di un poliziotto che si intreccia a quella di un omicidio capace di scandagliare l’anima di chi è costretto a entrare in quella brutalità. Reptile è Benicio del Toro. Si muove attraverso i suoi occhi, vive della sua presenza, respira attraverso i suoi sospiri, si sposta aspettando ogni suo gesto delle mani e cenno delle sopracciglia. Del Toro ingloba il film e lo fa suo, lo cannibalizza e vomita fuori un personaggio che resta, che pesa, un buco nero capace di attrarre ogni spillo di luce.

Benicio Del Toro è il detective Tom Nichols in un momento del film
Benicio Del Toro è il detective Tom Nichols in un momento del film

Il detective Tom Nichols è un misterioso vaso crepato, fratturato ma ancora assestato; ha uno sguardo empatico ma duro, levigato dal tempo, ha una ferita alla mano, un passato torbido che ancora gli bussa nei sogni e nella realtà, è innamorato perso ma geloso e possessivo. E Benicio del Toro lo personifica indossando una maschera sfaccettata ma che al suo interno ha poche smorfie, poche facce, è lui a decidere il ritmo. Tutto il resto risponde a lui come una liturgia che segue la divinità e Singer non fa altro che accompagnarlo attraverso una storia fatta di movimenti semplici, che lo possano così lasciare libero di muoversi a suo piacimento.

Justin Timberlake e Frances Fisher in una scena di Reptile
Justin Timberlake e Frances Fisher in una scena di Reptile

Una storia di un piccolo omicidio che dopo essere stato risolto crolla vertiginosamente su sé stesso e si rivela essere più complesso e profondo del previsto, aprendo così le porte a un inseguimento fuori dai ranghi della legalità e senza più nessun appiglio a cui affidarsi. Singer con Reptile non esagera, non forza la mano, non cerca la storia stupefacente, il colpo di scena eccessivo, resta in un campo da gioco semplice e limitato per circoscrivere una storia capace di raccontare le contraddizioni e le crepe reali di un’America persa nella corruzione, che non capisce più a quali valori aggrapparsi.

Alicia Silverstone è Judy Nichols in Reptile
Alicia Silverstone è Judy Nichols in Reptile

Reptile è un morbo che si espande, carte sul tavolo che cambiano colore, nuvole dense che si compenetrano in un cielo già coperto, è silenzio capace di diventare rumore assordante, solitudine che prende forma e circonda ogni fotogramma. Il primo lungometraggio di Grant Singer è un ottimo esordio sul concetto di distanza e isolamento, un film costruito per rimanere e per raccontare qualcosa in una maniera che il cinema non sfrutta abbastanza.

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