MILANO – Se esistesse davvero, oggi Cher Horowitz sarebbe un’imprenditrice digitale. Bella, bionda, ricca e viziata quanto basta, per fare invidia agli haters e guadagnare piogge di cuoricini dai suoi followers. Ma quando Cher è arrivata sul grande schermo con Ragazze a Beverly Hills – lo trovate su Netflix e Prime Video – era un’altra epoca. Era il 1995. Il mondo era molto diverso, ma l’impatto del film di Amy Heckerling fu virale. Anche senza i social network.
Per chi si fosse perso questa pietra miliare della cultura pop – sono passati quasi trent’anni (!!!) dalla sua uscita in sala -, Ragazze a Beverly Hills è una commedia adolescenziale che racconta la vita sopra le righe dei teenager provenienti dai quartieri alti. La loro leader è Cher Horowitz, una specie di Serena van der Woodsen ante-litteram. Frivola sedicenne, figlia di papà, poco interessata a tutto ciò che non la riguarda. Veste capi all’ultima moda e la sua massima preoccupazione è partecipare alle feste giuste, per mantenere la propria popolarità a scuola. Vorreste prenderla a sberle, ma non lo fate perché Cher ha il volto di Alicia Silverstone, che divenne una star proprio grazie a questo film.
In scena con lei troviamo un giovanissimo Paul Rudd (interpreta John, fratellastro segretamente innamorato di Cher), Donald Faison molto tempo prima di dedicarsi alla chirurgia in Scrubs e la compianta Brittany Murphy, che nel 2003 avrebbe interpretato una “Cher caduta in disgrazia” ne Le ragazze dei quartieri alti. In una divertente giostra di equivoci, amori non corrisposti, buffi cambi look e goffi tentativi di trovare la propria identità, Ragazze a Beverly Hills si ispira ad Emma di Jane Austen (recentemente adattato per cinema), ma riesce a trovare una sua dimensione.
Come? Non risparmiando nulla ai suoi protagonisti. Cher e gli altri vengono di fatto presi in giro dalla regista e sceneggiatrice. Il loro slang (il film arrivò in sala con un glossario per capire il gergo degli adolescenti Made in L.A.), gli abiti firmati, i telefonini sempre in mano, la mania del fitness e delle diete ipocaloriche: tutto viene preso e frullato per dare spessore ai protagonisti, che così vengono umanizzati (e mai giudicati) di fronte alla macchina da presa.
È un trionfo di materialismo, vacuità (il titolo originale è Clueless, inetto) e autoconsapevolezza: i personaggi si meravigliano perché a volte «parlano da adulti», inaugurando un filone che porterà ai dialoghi esistenzialisti di Dawson’s Creek. Si citano il film Gigi, le opere di Monet, gli stilisti in voga e Baldwin, come icona di bellezza maschile. Ma sempre con ironia e intelligenza. Così alla fine ci troviamo a tifare per la frivola Cher che non sa guidare e manca di senso pratico, ma come vorremmo essere lei almeno per una volta! Giusto per sapere cosa si prova ad essere bella, bionda e decisamente iconica.
- Il ritorno di Jane Austen | Tutto quello che dovete sapere su Emma
Qui potete vedere il trailer di Ragazze a Beverly Hills:
Lascia un Commento