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Passeggeri Della Notte | Le voci del cuore di Charlotte Gainsbourg tra Rohmer e Trenet

Una radio, le voci, tre donne e l’empatia: il film di Mikhaël Hers è una carezza a occhi e cuore

Charlotte Gainsbourg in una scena di Passeggeri della notte di Mikhaël Hers.

MILANO – Direttamente dal concorso di Berlino dell’anno scorso arriva adesso nelle sale Passeggeri della notte di Mikhaël Hers, di cui avevamo già amato qualche anno fa a Quel giorno d’estate, ancora ad oggi una delle migliori interpretazioni di Vincent Lacoste che avevamo anche intervistato (trovate l’incontro qui). Hers torna dopo quattro anni per raccontare un’epopea intima e familiare nella Parigi a cavallo tra l’elezione di François Mitterand nel maggio del 1981 e il termine del primo mandato nel 1988. Osserviamo l’esistenza travagliata di Elisabeth (straordinaria Charlotte Gainsbourg), appena lasciata dal marito e improvvisamente da sola con i due figli adolescenti, Matthias e Judith.

Passeggeri della notte
Charlotte Gainsbourg e Emmanuelle Béart in una scena alla radio.

Inizialmente scoraggiata dal non aver mai lavorato, trova impiego come centralinista in un programma radiofonico notturno, grazie alla compassione e all’assist della conduttrice Vanda (Emmanuelle Béart), per poi accogliere in casa propria l’anima errante a rischio dipendenze Talulah (la rivelazione Noée Abita). Sarà per Elisabeth e per le anime che la circondano l’occasione per (ri) cominciare a vivere? «A volte ci vuole del tempo per amare un film», dice Talulah uscendo dalla proiezione de Le notti della luna piena di Éric Rohmer alle cui sorti reali dell’attrice protagonista Pascale Ogier risulta legata. Ogier infatti scomparve prematuramente all’età di ventisei anni forse per overdose, lo stesso spettro oscuro in cui rischia di perdersi la stessa Talulah, che ne è quindi metacinematografico alter-ego. Ed è lo stesso Passeggeri della notte un’opera che può già amarsi alla prima visione, essendo in grado di toccare le giuste corde con soave leggiadria, ma che forse si apprezza ancor di più con l’elaborazione successiva alla proiezione.

Passeggeri della notte
Charlotte Gainsbourg e Noée Abita in un altro momento di Passeggeri della notte.

Questo accade perché Hers, che a pieno titolo meriterebbe maggiore visibilità di quanta gliene sia stata concessa, è un maestro nel saper toccare la materia emotiva con quell’apparente semplicità di situazioni, persone e contesti che caratterizzava anche il cinema di Rohmer, senza mai scadere, dunque, nel qualunquismo vistoso delle scene madri. Anche chi non ha vissuto per ragioni anagrafiche gli anni Ottanta, non può non sentirsi nostalgico a fine proiezione anche per merito della splendida colonna sonora di Anton Sanko, candidato ai César. Il film delinea infatti magnificamente la capsula temporale di quegli anni servendosi di immagini d’archivio, di una fotografia dalla granularità peculiare (non dissimile da quella di Forever Young della Bruni Tedeschi) e mostrando una Parigi notturna tenuamente affascinante perché mai chiassosa o appariscente.

Passeggeri della notte
Un’altra scena del film.

L’appartamento nel XV arrondissement in cui vive Elisabeth e la Maison de la Radio dove lavora ci vengono mostrati quasi sempre in notturna, ma tutto concorre ad auspicare fisicamente e metaforicamente l’arrivo della luce. Ma chi sono i passeggeri della notte? Gli insonni che nel buio delle ore tarde riescono a condividere nel programma radiofonico aspirazioni, debolezze, pensieri e lo sono tutti i protagonisti del film. E li definiamo tali in quanto tutti chiamati ad un passaggio che ci si augura sia proprio quello dalle tenebre verso la luce: transito nel quale le relazioni rivestono un ruolo determinante. Amiamo Elisabeth perché sa ascoltare, sa leggere nella voce di chi non vede e possiede la forza dell’empatia che è, in fondo, la forza dell’umanità. La scena cult? Una danza catartica della madre con i figli quando a tavola il crème caramel può aspettare e Charles Trenet sul giradischi canta: «Et si tu n’existais pas, dis-moi pourquoi j’existerais?». E se tu non esistessi più, dimmi allora perché io dovrei continuare a esistere…

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