ROMA – Orlando e Lyse. Il passato e il futuro. Due mondi lontanissimi. Lui è un contadino della sabina di poche parole (per lo più in dialetto) con il volto di Michele Placido. Ha scelto di restare a lavorare la sua terra senza lasciarsi ammaliare dalle possibilità economica che emigrare altrove gli avrebbe potuto concedere. Lei, invece, è una ragazzina nata e cresciuta in Belgio (ad interpretarla l’esordiente Angelica Kazankova). Potrebbe essere tra gli adolescenti che marciano per il clima in uno dei tanti Fridays For Future organizzati nel cuore dell’Europa. Non si conoscono. Ma quando il figlio di Orlando, che vent’anni prima aveva lasciato l’Italia per Bruxelles, ha bisogno d’aiuto, ecco che l’uomo è costretto, per la prima volta in vita sua, a superare i confini del Paese e conoscere quell’adolescente che finirà per stravolgergli la vita.
Daniele Vicari torna dietro la macchina da presa per mettere in scena quella che lui stesso ha definito “una favola moderna” che prende il nome dal suo protagonista. Ma dietro quella definizione c’è nel film, presentato Fuori Concorso al Torino Film Festival e in sala con Europictures, un mondo reale e attualissimo che si pone e ci pone una serie di domande. Forse quella più lampante si interroga sulla possibilità di un uomo, che non è stato in grado di essere un buon padre, di diventarlo a posteriori con una nipote.
Il film, però, è anche una fotografia del nostro presente, con un’Europa proiettata verso il futuro, sviluppata in verticale ma che, come la stessa regia di Vicari e la fotografia di Gherardo Gossi sottolineano, schiaccia e fagocita il suo protagonista. Michele Placido è straordinario nel tratteggiare il suo personaggio. Un uomo che racchiude al suo interno gesti, espressioni, umori di uomini che tutti noi abbiamo conosciuto nella nostra infanzia. Uomini duri, di poche parole, capaci di una forza e resistenza tali da sembrare immortali.
L’attore nei silenzi del suo Orlando, tra i soldi cuciti nella giacca, le mani che tremano, la mascherina sotto il naso e quell’atteggiamento sempre un po’ diffidente e scontroso, ce ne restituisce un ritratto sincero e commovente. Daniele Vicari con Orlando, scritto a quattro mani con Andrea Cedrola, parla di generazioni passate e future, di possibilità all’orizzonte delle quali non conosciamo ancora i contorni. E forse è per questo che il suo film ha un finale aperto, perché la storia di Orlando e Lyse, così come la nostra, è ancora tutta da scrivere. Un film colmo di speranza.
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La video intervista per Orlando è a cura di Manuela Santacatterina:
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