ROMA – Lui sta arrivando. Nosferatu di Robert Eggers è una storia gotica sull’ossessione di una giovane donna tormentata e di un terrificante vampiro infatuato di lei, che provoca un orrore indicibile nella sua scia. Con protagonisti Bill Skarsgård, Nicholas Hoult, Lily-Rose Depp, Aaron Taylor-Johnson, Emma Corrin, Ralph Ineson, Simon McBurney e Willem Dafoe, il film arriverà al cinema in anteprima il 31 dicembre e dall’1 gennaio al cinema con Universal Pictures. E non ha di certo bisogno di presentazioni altre, Nosferatu, è la storia del cinema nel vero senso della parola. Anzi, un paio le abbiamo. Sono di Werner Herzog che usò parole al miele per parlare dell’intramontabile capolavoro di Friedrich Wilhelm Murnau del 1922.
«Sono convinto che non ci sia film tedesco migliore di Nosferatu – Il vampiro. Ha dato al cinema tedesco una legittimità che poi Hitler avrebbe distrutto, per questo per me è così importante». Presentata a Berlino il 4 marzo 1922, l’opera diretta da Murnau fu pionieristica e visionaria nel suo essere anticipatrice allegorica della peste antisemita, un’autentica guida per le generazioni future di cineasti. «Eravamo la prima generazione del Dopoguerra e non avevamo padri, mentori, insegnanti, maestri: una generazione di orfani. L’unico tipo di riferimento è stata la generazione dei nonni: l’era del muto del cinema espressionista» disse Herzog che cinquantasette anni dopo diede alla luce Nosferatu, il principe della notte. L’allievo diventò il maestro ed egli stesso nonno, ispirazione e guida di milioni di cineasti.
Rileggere Nosferatu significò compiere un atto d’amore puro verso il passato del grande cinema tedesco così da ricostruirne l’essenza per restituirlo agli uomini del proprio tempo e dare autorevolezza al movimento. E questo ci porta all’oggi, a Eggers che co-diresse un adattamento teatrale del Nosferatu al liceo, e che in origine avrebbe voluto realizzare un remake del film di Murnau (e Herzog) già nel 2016, cioè all’indomani del successo planetario di The Witch. Un azzardo, e lo sapeva bene: «Sembra brutto, blasfemo, egocentrico e disgustoso per un regista al mio posto fare Nosferatu. Stavo davvero pensando di aspettare un po’, ma è così che è successo il destino».
In realtà c’è voluto più tempo del previsto prima che il destino decidesse che Nosferatu potesse finalmente vedere la luce: servivano The Lighthouse eThe Northman. Il risultato, a visione ultimata, è quello per cui il blasfemo Eggers ci appare oggi, in verità, come l’unico regista in grado di affrontare una sfida così impegnativa come un riadattamento di Nosferatu in modo da seguirne la scia storica celebrandone a dovere il glorioso passato tra Murnau e Herzog – e nonostante tutto muoversi negli spazi offerti da quelle immagini creando in esse opportunità di racconto con cui dare colore caratteriale e narrativo – ma sempre nell’ottica di una visione personale che fosse in linea con la propria (solida) idea di cinema: viscerale, esoterico, orrorifico, puro e crudo nella propria essenza.
Non fa sconti a nessuno Eggers, che costruisce tensione scenica già nella sequenza onirica in apertura di racconto, per poi calibrarla a dovere, tenendola in vita per tutta la durata della narrazione. Scorre sottotraccia in Nosferatu, sta lì, cresce con calma, permea – quasi inconsapevolmente – ogni immagine evocativa e pittorica nelle atmosfere fumose di un’ombra che avvolge l’occhio dello spettatore sino a scatenarne un incubo gotico e putrescente a occhi aperti, per essere poi rilanciata al meglio in guizzi di mestiere tra jumpscare e una cura sensazionale del synch sonoro. È uno specchio dei nostri tempi il Nosferatu di Eggers: un horror di oggi che guarda al passato per proiettarsi nel presente con il suo linguaggio filmico.
Un film di orgasmi – celestiali e infernali – di voci demoniche cavernose, topi pestilenziali e corpi sprofondati nell’ombra. Ma soprattutto un film di traumi e dolori indicibili, Nosferatu, di convulsioni e bava alla bocca, di attrazioni malsane e folli che non lasciano spazio all’amore puro e innocente, e di performance artistiche di livello. Skarsgård è un Conte Orlok terrificante, Hoult (Giurato Numero 2) è letteralmente l’unica scelta possibile per portare in scena la fierezza di Thomas Hutter, e la Depp (The Idol) come Ellen Hutter offre una recitazione fisica da studiare. Una sfida vinta: il Nosferatu di Eggers è un film che vale la pena aspettare! Lui è tornato, preparatevi.
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