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Esclusivo: Nella sala di doppiaggio di Black Panther

Marco Guadagno, direttore del doppiaggio del film Marvel, rivela a Hot Corn segreti e difficoltà

Metti un pomeriggio in una sala di doppiaggio, a Roma, dietro le quinte di uno dei blockbuster più attesi dell’anno: Hot Corn ha intervistato in esclusiva Marco Guadagno, attore, scrittore, doppiatore che ci ha parlato di Black Panther di Ryan Coogler, di cui ha diretto il doppiaggio. Il film, in uscita nelle sale italiane il 14 febbraio, in anticipo di due giorni rispetto agli Stati Uniti, è attesissimo da tutti i fan della Marvel, ma non solo. Questa volta l’azione si sposta in Africa, a Wakanda, dove T’Challa, la Pantera Nera, deve tornare dopo la morte del padre per difendere la sua Nazione e il mondo intero. Classe 1960, un veterano della scena, Marco Guadagno in passato ha curato il doppiaggio di classici come come Dead Man Walking, Million Dollar Baby, Truman Show e di tutti i film del Marvel Cinematic Universe, tranne L’incredibile Hulk.

Da sinistra: Roberto Morville, Creative Director Disney, con Marco Guadagno, in sala di doppiaggio.

Il punto di partenza per un buon doppiaggio? «Capire il film», spiega Guadagno, «comprendere esattamente cosa il regista e gli attori abbiano voluto dire con una singola frase. E poi riuscire a entrare bene in quel recinto che è la frase originale e mettersi al centro, trovando spazio di movimento con la propria lingua». Il che significa non soltanto dare voce, ma anche e soprattutto riuscire a dare un’anima ai dialoghi, fare in modo che il doppiaggio non si percepisca. «Perché è necessario capire l’intenzione», precisa Guadagno, «leggere lo sguardo. Perché come dico sempre ai miei attori: davanti avete uno specchio, non uno schermo».

Il regista Ryan Coogler con Chadwick Boseman sul set di Black Panther.

Questa è la filosofia seguita anche per il doppiaggio di Black Panther: ogni voce è stata attentamente vagliata e valutata per riuscire a trovare quella che meglio esprimesse il timbro, ma anche ciò che sta dietro la singola frase e parola. Come negli ultimi film Marvel, la voce di Chadwick Boseman è stata così affidata a Paolo Vivio, Erik Killmonger, interpretato da Michael B. Jordan ha invece la voce di Simome Crisari, mentre Chiara Gioncardi è Nakia, interpretata da Lupita Nyong’o , Everett Ross, interpretato da Martin Freeman è Roberto Certomà. Il migliore amico di T’Challa, W’Kabi – nel film interpretato da Daniel Kaluuya, rivelazione di Get Out – è Francesco Cavuoto. La giovane Shuri, Principessa del Wakanda e sorella di T’Challa, ha invece la voce di Erica Necci.

Ancora Guadagno e Morvile nella sala romana dov’è stato doppiato Black Panther.

In risposta alle polemiche sul doppiaggio che spesso infuocano il settore, Guadagno ha le idee molto chiare: «Il punto non è doppiaggio sì o doppiaggio no, ma solo doppiaggio fatto bene. Per quanto riguarda Black Panther la difficoltà è stata quella di rendere determinate parlate più slang o con specifici accenti. In italiano infatti non è possibile rendere queste differenze. In alcuni casi, si può ricorrere ad accenti regionali, ma in altri, come in questo film, bisogna lavorare sui testi, rendendo le differenze di parlate attraverso la traduzione». Niente è lasciato al caso, perché il doppiaggio «è come un’opera lirica. E non basta prendere molto bene il sinc di registrazione, ma bisogna lavorare con gli occhi. E cogliere l’essenza intima delle battute».

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