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Monuments Men | George Clooney, l’arte e la storia vera che ha ispirato il film

La MFAA operò dal 1943 al 1951, salvando dall’idiozia nazista 5 milioni di beni artistici e culturali

I protagonisti di Monuments Men
I protagonisti di Monuments Men

ROMA – Quando uscì al cinema, nel 2014, dopo essere passato nientemeno che al Festival di Berlino, nonostante un discreto successo in sala, venne incredibilmente bistrattato dalla critica. Ingiustamente. Perché, se Monuments Men fosse stato girato da un altro regista (Steven Spielberg? Per citarne uno…) e non da George Clooney, forse avrebbe ricevuto tutt’altra accoglienza. Ma tant’è. In fondo, il quinto lungometraggio diretto Clooney, è un piacevole e intelligente divertissement che racconta una vera e propria battaglia degli Alleati sul finire della Seconda Guerra Mondiale, quando l’idiozia nazista stava poco a poco ritirandosi, lasciando però dietro di sé una scia di terra bruciata e di inestimabili opere, prima trafugate – per volere di Hitler – poi in parte bruciate – sempre per volere di Hitler, che emanò un’ordinanza, per fortuna mai del tutto portata avanti dai suoi generali, che ordinava la distruzione dei quadri e delle sculture rubate.

I Monuments di George Clooney
I Monuments di George Clooney

Se in Monuments Men il cast è assolutamente di rilievo – George Clooney, Matt Damon, Bill, Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Hugh Bonneville, Bob Balaban, Cate Blanchett – la sceneggiatura si basa sull’omonimo libro di Robert Edsel che racconta l’incredibile caccia al tesoro del programma Monuments, Fine Arts, and Archives, una task force militare composta da oltre 300 civili. Professori universitari, storici, restauratori, direttori di musei, intellettuali arrivati da tutto il mondo, con il compito di preservare l’arte durante l’avanzata Alleata e, sopratutto, rintracciare (e a seconda dei casi restituire) dipinti, sculture, bassorilievi, arazzi, libri e altri oggetti sequestrati dalle truppe tedesche. La MFAA, nello specificò, operò dal 1943 al 1951, recuperando all’incirca 5 milioni di beni.

I veri Monuments Men
I veri Monuments Men

La squadra, nello specifico, era sotto la Supreme Headquarters Allied Expeditionary Force – gestita dal generale Dwight David Eisenhower – ovvero il quartier generale delle truppe Alleate incaricato di sferrare gli attacchi decisivi contro il Terzo Reich, spingendolo in una morsa tra USA, Francia, Inghilterra e l’Armata Rossa. Si racconta che, la creazione della MFAA, è stata avviata, appunto, nel 1943, quando un bombardamento Alleato rischiò seriamente di distruggere il Cenacolo di Leonardo da Vinci, custodito nel complesso di Santa Maria delle Grazie a Milano. Il loro compito, essenzialmente, era mettere off-limits castelli, edifici, bunker o cantine, viaggiando di pari passo ai (veri) soldati e, di conseguenza, svuotando e mettendo in sicurezze le opere. Alcune volte, come ci racconta il film, andavano addirittura in avanscoperta, provando ad anticipare le mosse dei tedeschi.

George Stout
George Stout, a cui si rifà il personaggio di Clooney, e il ritrovamento della Madonna con Bambino

I Monuments Men, non senza dolorose perdite – e la frase “Vale la pena morire per un’opera d’arte” ci accompagna per tutta la visione, lasciandoci in testa più di qualche risposta – attraversarono l’Italia, la Francia, la Germania e l’Austria, dove ad Altaussee, in una miniera di salgemma, scovarono quasi 7000 oggetti artigliati dai nazisti, tra cui l’inestimabile Madonna con Bambino di Michelangelo, rubata dalla Chiesa di Nostra Signora a Bruges. Oltre alla scultura, ritrovarono dipinti di Veemeer e il Polittico dell’Agnello Mistico di van Eick (su cui gira quasi l’intero film di Clooney) e, poi, innumerevoli monili, intere collezioni private e abiti di alta sartoria.

Monuments Men
Il salvataggio di Dama con Ermellino

E, se vi state chiedendo se i personaggi che incontriamo nel film siano reali, la risposta è sì, ma solo in parte. Per esempio, il Frank Stokes di Clooney si rifà a George Stout, storico dell’arte che servì, appunto, per l’U.S. Army. Invece Matt Damon è James Granger, ovvero James Rorimer, futuro direttore del Metropolitan di New York City. Capitolo a parte, la figura di Cate Blanchett, ovvero Rose Valland. Spia ed eroina della Resistenza Francese, durante l’occupazione di Parigi raccolse in 900 volumi i saccheggi degli spregevoli nazisti, aiutando i Monuments Men a rintracciarli in giro per l’Europa. Testimone al processo di Norimberga e Medal of Freedom per aver aiutato gli Stati Uniti contro il male, fu lei a scoprire che nel castello bavarese di Neuschwanstein era intrappolata (anche) la Dama con Ermellino di Leonardo da Vinci. Liberandola e donandola al mondo.

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