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I film, la donna, il mito | Se un libro racconta la modernità di Monica Vitti

La sua unicità, la modernità, l’esempio: Cristina Borsatti in un libro spiega chi era Monica Vitti

Monica Vitti
Monica Vitti in una scena de La Notte di Michelangelo Antonioni.
Freshly Popped

ROMA – «Non è che non ci fossero donne, ma lei era diversa. Su di lei si costruivano i personaggi». Basterebbe questa frase di Ettore Scola per capire la grandezza dell’artista dietro la donna. Adesso un libro, titolato semplicemente con il suo nome e firmato da Cristina Borsatti, una brava giornalista e sceneggiatrice, racconta nuovamente il mito Monica Vitti in una riedizione aggiornata ed edita da Giunti (la trovate qui), con una nuova veste grafica, un ricco inserto fotografico e l’aggiunta di nuovi contenuti. Così abbiamo chiesto all’autrice un punto di vista sulla Vitti e due film – in mezzo ai molti – da (ri)scoprire.

Monica Vitti
La copertina di Monica Vitti, il libro di Cristina Borsatti.

L’UNICITÀ – «Perché Monica Vitti era unica? Ma perché è sempre stata diversa dalle altre. Bella eppure capace di strappare grasse risate. Non convenzionale anche nell’aspetto. Nordica e filiforme, in un’epoca in cui andavano di moda le maggiorate. È stata unica anche la sua voce, una voce roca che pareva un problema ad inizio carriera. Monica Vitti è stata unica perché è stata la più anticonvenzionale, la più moderna fra tutte le attrici della sua generazione. Unica, infine, perché accessibile, come sono stati Alberto Sordi, Gigi Proietti, Carlo Verdone e pochi altri grandi interpreti, che il pubblico l’hanno fatto sempre sentire a casa…».

monica vitti
In una scena de L’eclisse. Era il 1962.

IL FILM – «Il mio film preferito? Dico Polvere di stelle di Alberto Sordi. L’ho visto da bambina e mi è rimasto sempre nel cuore nel corso degli anni. Monica Vitti e Alberto Sordi insieme fanno scintille, non è un caso se nel 1995, quando hanno ricevuto il Leone d’Oro alla Carriera alla Mostra di Venezia, si sono messi a ballare e a cantare proprio il più celebre pezzo di questo film».

LA MODERNITÀ – «Beh, nonostante la tanto declamata modernità del presente, la verità è che per la maggior parte delle donne è ancora oggi difficile ritagliarsi un posto di primo piano, e farlo attraverso le proprie capacità. Monica Vitti non si è mai piegata, ha tenuto testa ai nostri migliori attori, perlopiù tutti uomini. E lo ha fatto con grande intelligenza. Credo che anche oggi questo aspetto della sua carriera sia qualcosa di estremamente moderno…».

Monica Vitti in una scena de La Notte. Siamo nel 1961.

L’ALTRO FILM – «Si intitola Io so che tu sai che io so, è un titolo meno celebrato ma che consiglio proprio per questo. Ancora una volta porta la firma di Alberto Sordi. È un film del 1982 in cui si ride, ma si ride davvero storto. La Vitti e Sordi sono una coppia in crisi, hanno una figlia tossicodipendente eppure mantengono una facciata di normalità. Davvero una pellicola molto amara, che un po’ ci riguarda tutti».

Monica Vitti
Con Alberto Sordi in Io so che tu sai che io so.

LA SCENA – «Le botte, come dimenticare le botte. Quelle prese da Marcello Mastroianni in una spiaggia ricolma di rifiuti nel Dramma della gelosia di Ettore Scola, sfondo ideale di un amore disperato e destinato a finire in tragedia. E pensare che a prenderle era la sua controfigura Fiorella Mannoia. Non sono state le prime, ma neppure le ultime. Tutte indimenticabili. Perché quella scena? Perché lì Monica Vitti riesce a farci ridere e a farci piangere nello stesso istante, come solo i più grandi hanno saputo fare».

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