ROMA – «Come sei messo a memoria?» così inizia il viaggio di Michael Maggi nel mondo della Roma imperiale di Roland Emmerich. Michael stava preparando un altro provino quando la casting director Michela Forbicioni lo ha intercettato per chiedergli di preparare una scena. Reduce da partecipazioni in film come Io sono l’abisso di Donato Carrisi e Another End di Piero Messina, Micheal ora sarà il volto e l’anima di Rufus nel peplum-kolossal Those About to Die, serie in dieci episodi disponibile su Prime Video dal 19 luglio.

La serie, diretta da Roland Emmerich (Il Patriota, Independence Day) e dal candidato all’Oscar Robert Rodat, vanta un cast stellare e internazionale capitanato dal Premio Oscar Sir Anthony Hopkins nel ruolo dell’Imperatore Vespasiano; accanto a lui Iwan Rheon (il terribile Ramsay Bolton de Il trono di spade), Tom Hughes (The English, Victoria), Sara Martins (Non dirlo a nessuno, Delitti in Paradiso) nel ruolo di Cala e Jóhannes Haukur Jóhannesson (La Montagna de Il trono di spade), Jojo Macari (Sex Education), ma anche tanti italiani come Gabriella Pession, Davide Tucci, Clelia Zanini e Romana Maggiora Vergano (C’è ancora domani).

La sceneggiatura di Those About to Die, firmata da quel Rodat già autore de Il Patriota e Salvate il soldato Ryan, ruota attorno ai giochi di potere e alla lotta per la sopravvivenza dietro agli spettacoli che avevano luogo al Circo Massimo e nell’anfiteatro più grande che l’Impero avesse mai visto: il Colosseo. Siamo nel 79 a.C. e l’Impero Romano è al culmine della sua potenza e opulenza, dietro al Foro romano però si nasconde un sistema di intrighi e giochi di potere. L’imperatore Vespasiano (sir Anthony Hopkins) fa costruire il Colosseo – l’anfiteatro Flavio – come dono per i romani secondo la regola di panem et circenses, ovvero garantire cibo e giochi per ingraziarsi il favore del popolo.

I romani sono così sempre più assuefatti dal sangue e dalle spettacolari lotte fra i gladiatori, estreme e brutali, specchio di un mondo in cui bisogna lottare per la sopravvivenza oppure soccombere. Un’ambientazione, quella della Roma antica, già nota e particolarmente apprezzata dal pubblico anche grazie a film come Il Gladiatore di Ridley Scott – che tornerà quasi venticinque anni dopo il capolavoro con Russell Crowe con un attesissimo seguito in uscita a Novembre con un Paul Mescal tutto da scoprire – o a serie più recenti come Domina di Simon Burke. Sono proprio gli esempi del passato i più validi alleati per entrare al meglio nell’arena della storia.

IL MIO RUFUS – «Rufus è un ragazzo con cui ho sentito una connessione fortissima fin da subito, è un personaggio incredibilmente variegato con una profondità che spesso ha sorpreso anche me. Rufus è molto distante da me, in lui c’è una fortissima necessità di sopravvivenza; la sfida più grande, come attore e come uomo, è stata quella di non giudicarlo, non giudicare la sua visione della vita. Questo però mi ha aiutato a non etichettarlo. Anche durante le riprese non sapevo mai dove mi avrebbe portato ma ho sempre scelto l’ascolto rispetto al giudizio».

IL CAST – «Ho avuto l’occasione di passare tanti mesi a contatto con diversi membri del cast come Lara Wolf, David Wurawa, Iwan Rheon o Kyshan Wilson, c’era sul set un clima disteso e allegro, nonostante ci fosse una mescolanza di culture e artisti a livelli diversi, per esempio ho avuto modo di osservare Iwan che è un artista incredibile e unico. Abbiamo fatto cene e aperitivi, si è creato un bellissimo gruppo e una bellissima famiglia per cui mi sento molto fortunato ad essere stato accolto così bene dai miei colleghi».

ROLAND EMMERICH – «Il rapporto con Roland è stato davvero positivo. il primo giorno sono arrivato su questo set incredibile, perfettamente ricostruito, e sono stato accolto da quest’uomo molto gentile e tranquillo che mi ha subito messo a mio agio. Ho trovato tantissima umanità nonostante per me fosse una leggenda, sono cresciuto con alcuni dei suoi film come Il Patriota o The Day After Tomorrow».

LA PREPARAZIONE – «Ovviamente ho guardato molto spesso Il Gladiatore, ma ho rispolverato anche i film di genere e il Giulio Cesare di Marlon Brando, attore che ho sempre amato. L’amore per maestri come Brando, James Dean o Montgomery Clift ha condizionato da sempre la mia recitazione e anche i miei gusti come spettatore. Mi piace vedere un po’ di tutto dal fantasy ai film in costume, fatta eccezione per gli horror, ma mi interessano maggiormente le storie che hanno al centro le persone e le dinamiche della vita reale come ad esempio Kramer contro Kramer».
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