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Luca e Paolo: «Un figlio di nome Erasmus e quel road movie che non vi aspettavate»

Tra Lisbona e la vita: il film dopo il passaggio in piattaforma arriva in sala il 1 luglio

Un figlio di nome Erasmus
Paolo Kessisoglu e Luca Bizzarri in una scena di Un figlio di nome Erasmus.

MILANO – La promozione ai tempi del confinamento si fa via WhatsApp, ognuno a casa propria con lo schermo diviso in tre. Così Luca e Paolo appaiono sull’iPhone di chi scrive per raccontare Un figlio di nome Erasmus, previsto in sala il 19 marzo, sbarcato in streaming ad aprile (lo trovate su CHILI qui) e in arrivo finalmente al cinema il 1 luglio. «Nessuno avrebbe mai pensato di non uscire al cinema», riflette Paolo, «ma poi, settimana dopo settimana, è diventata un’idea concreta e ora saremo il primo film italiano a uscire sulle piattaforme». Già, perché dopo i titoli Universal, è stata Eagle Pictures a decidere di far diventare Un figlio di nome Erasmus il primo film italiano a saltare momentaneamente i cinema e – visto il parallelo con il Cinepanettone a Natale – diventare una Cinecolomba. «Sì, potremo definirlo anche così…», sorridono Luca e Paolo.

Un figlio di nome Erasmus
On the road again: la banda di Un figlio di nome Erasmus.

DAL CINEMA ALLO STREAMING – Paolo: «Nessuno si aspettava ci fosse una situazione così estrema con il virus, tanto che quando ha cominciato a serpeggiare la possibilità che la cosa potesse espandersi, nessuno di noi avrebbe immaginato di non uscire in sala con Un figlio di nome Erasmus. Già era stato complicato posizionare il film a metà marzo, perché c’erano molte uscite, ora ci troviamo in una situazione difficile anche per il cinema italiano. Noi siamo contenti però, perché tra le varie soluzioni crediamo questa sia la scelta più giusta da fare. Siamo i primi italiani a uscire, ma non credo proprio saremo gli ultimi…».

Un figlio di nome Erasmus
Paolo Kessisoglu interpreta Jacopo, prete dello IOR.

LA STORIA DEL FILM – Paolo: «La trama di Un figlio di nome Erasmus vede quattro personaggi molto diversi tra loro: io interpreto un prete politico, uno dello IOR. Daniele (Liotti, nda), uno promesso sposo molto inquadrato; Ricky (Memphis, nda) è un manager. Il più cialtrone di tutti è Luca, insegnante di arrampicata, un uomo che ha scelto una vita più libera rispetto agli altri. Ci ritroviamo tutti per andare in Portogallo, a Lisbona, dove abbiamo fatto l’Erasmus vent’anni prima, perché ci chiamano per dare l’ultimo saluto a una nostra vecchia amica, Amalia, che ha lasciato un figlio. E quel figlio potrebbe essere di qualcuno di noi».

Un figlio di nome Erasmus
Luca Bizzarri è Ascanio, imprevedibile cialtrone.

UN ROAD MOVIE? – Luca: «Possiamo definirlo un road movie, sì, perché durante questo viaggio non programmato noi quattro ritroveremo noi stessi e i nostri lati nascosti. Ogni personaggio alla ricerca di questo figlio cambia, ritrova una parte di se che aveva perso con l’eta, con l’imborghesimento, anche a causa del fatto che la vita ti chiede sempre di essere qualcosa di diverso da ciò che sei. Ognuno tornerà quindi diverso da com’era partito. Il film racconta di un viaggio in Portogallo che diventa quindi un viaggio che ciascuno dei quattro fa dentro le proprie incertezze. E la propria esistenza».

Un figlio di nome Erasmus
Pietro, Enrico, Ascanio e Jacopo in azione. Più o meno.

I GIORNI SUL SET – Paolo: «Il set di un film è sempre un universo molto strano, perché in due mesi vedi sempre le stesse persone giorno e notte, anche per diciotto ore al giorno. Se il gruppo non ingrana, diventa tutto molto faticoso e diventa difficile portare a casa il risultato. Con Ricky e Daniele – che già conoscevamo – ci siamo trovati subito benissimo, cosi anche con il regista, Alberto Ferrari, e con Filipa Pinto, la nostra partner portoghese, la ragazza che ci aiuta nel viaggio. Insomma, sul set c’era una sana aria di cazzeggio che ha contribuito al risultato finale».

Filipa Pinto è Alice, che aiuterà i quattro nel viaggio in Portogallo.

LA VITA DOPO IL VIRUS  – Luca: «Credo che, inevitabilmente, questa situazione cambierà tutti noi, ognuno in modo diverso. Ci sarà un lento ritorno alla normalità, ma a quale normalità? Per me ora la normalità è diventata questa. Ne parlavo con un amico, proprio l’altro giorno: dicevo che quando ci libereranno e potremo uscire non sarà facile, perché mi sto abituando a questo modo nuovo di vivere. Non sarà nemmeno facilissimo tornare ad abbracciarci, ci sembrerà una cosa strana. Per tornare a essere quelli di prima ci vorrà più tempo di quello che pensiamo…».

Tris d’assi: Liotti, Bizzarri e Memphis.

IL FUTURO DEL CINEMA – Paolo: «Da un parte spero torni tutto come prima, perché il cinema è un evento sociale che fa parte della nostra vita. Dall’altra penso che l’esperimento forzato della piattaforma possa far scoprire qualcosa che magari prima non si sapeva, magari aprendo gli orizzonti. Certo è difficile che il calcolo delle transazioni da casa possa riuscire ad eguagliare l’incasso del botteghino, ma magari tutto questo ci farà scoprire delle cose, aprendo nuovi canali, anche perché ora ci sono decine e decine di titoli fermi, in attesa di uscire».

  • Qui il trailer di Un figlio di nome Erasmus:

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