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La Caccia | Quattro fratelli ingegnosi, i Grimm e la favola nera di Marco Bocci

Ritmo, azione e un grande cast per il secondo film da regista dell’attore. Ecco perché dovreste vederlo

La caccia
I quattro fratelli ingegnosi: Pierobon, Nigro, Sermonti e Chiatti.

MILANO – La prima volta aveva convinto, quindi ora Marco Bocci torna alla regia a quasi quattro anni dal suo esordio nel 2019, A Tor Bella Monaca non piove mai, cambiando genere e lanciandosi in un thriller cupo e imprevedibile in cui i temi cardini della famiglia e della memoria sono le chiavi di lettura per addentrarsi nei boschi della provincia Umbra. La storia? Quella di Luca (Filippo Nigro), Silvia (Laura Chiatti), Mattia (Piero Sermonti) e Giorgio (Paolo Pierobon), quattro fratelli che non potrebbero essere più diversi, riunitisi per la morte del padre. Loro malgrado si troveranno a fare i conti col presente, ma soprattutto con il loro passato. Da subito, Bocci è meticoloso nel tessere le fila di questo intenso thriller, riuscendo a dare il giusto spazio a tutti i protagonisti e delineando bene la loro psicologia, merito anche degli attori, davvero affiatatissimi nel comporre il ritratto di una famiglia rotta e che si illude di essere normale.

La caccia
I quattro fratelli in una scena de La caccia.

Una famiglia disfunzionale, talmente disfunzionale da assumere connotati favolistici anche grazie all’input che il regista regala al film: quello della lettura fuori campo della favola dei Fratelli Grimm, I quattro fratelli ingegnosi. Scena dopo scena, della favola dei Grimm La caccia eredita il carattere grottesco donando al film, in alcuni momenti, anche l’aspetto dell’horror più gotico. E qui un plauso va alle soluzioni registiche che Bocci sceglie di adottare per trasferire allo spettatore il senso di assenza che provano gli stessi protagonisti, dimostrando di avere una grande abilità con la macchina da presa. Fra tutti i protagonisti spicca l’interpretazione di Paolo Pierobon – sempre un fuoriclasse, lo vedremo in Rapito di Marco Bellocchio nel ruolo di Papa Pio IX – con il suo Giorgio, una specie di cattivo sopra a tutti il cui carattere si rivela in un crescendo di colpi di scena.

La caccia
Laura Chiatti e Paolo Pierobon in un momento de La caccia.

In realtà però tutte le interpretazioni restituiscono l’intento della storia, che è quello di farci vedere cosa succede quando in una persona manca la componente dell’amore. Figuriamoci in una famiglia di quattro elementi allo sbaraglio. Il ritmo – sempre ben scandito e coinvolgente – dona un’aurea – verrebbe da dire a visione terminata – nichilista a La caccia, una visione che rispecchia anche un po’ il concetto d’amore che pervade tutto il film. E così, lo sguardo di Bocci diventa minuto dopo minuto anche una sapiente guida che aiuta – volontariamente – lo spettatore a perdersi nelle profondità non solo dei boschi, ma anche della coscienza umana. Consigliato.

 

 

 

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