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Jean-Luc Godard, la rivoluzione eterna e quella lezione di cinema via Instagram

Dalle immagini al tempo del Coronavirus ai film: a 89 anni il regista si racconta sui social

Jean-Luc Godard
Jean-Luc Godard ha regalato una lezione di cinema ai fan sui social

MILANO – Una sorpresa? Fino a un certo punto. Che Jean-Luc Godard fosse imprevedibile, ma al passo con i tempi, lo sapevamo già. A Cannes, due anni fa, aveva tenuto la conferenza stampa direttamente da casa sua, via FaceTime, sorprendendo tutti. Questa volta però il regista – che a dicembre compirà 90 anni – si è decisamente superato, perché si è lanciato in una diretta totale su Instagram, proprio come stanno facendo molti altri artisti durante queste settimane di quarantena. Ma lui non è gli altri: gilet verde e sigaro in bocca, Godard è stato protagonista di un lungo live sul profilo social di ECAL, l’Università di arte e design di Losanna. Insieme a lui, anche Lionel Baier, il capo del dipartimento cinematografico.

Immagini al tempo del Coronavirus”: questo era il titolo dell’evento ma, ben presto, la discussione si è trasformata in un’eccezionale masterclass. Sempre fedele al suo stile digressivo e un po’ provocatorio, Godard a un certo punto ha detto: «Questo virus è un messaggio: quello che facciamo non ci ucciderà, ma non ci permetterà di vivere bene». Poi la chiacchierata si è concentrata sulla filosofia del regista e sul suo lavoro. Riprendendo il suo ultimo film, Le livre d’image, Godard è tornato a parlare dell’importanza dei gesti, nella pittura come nella scrittura, e la fondamentale inadeguatezza del linguaggio – che tocca la politica e l’estetica, la scienza e la medicina – in cui non crede più, e pensa che debba essere superato.

Ribelle per sempre: Godard che si specchia nell’iPhone.

Tra ricordi e futuro, con una scena indimenticabile: lui che si sistema i capelli usando lo schermo dell’iPhone. Poi, ecco un piccolo viaggio nell’universo di un genio, dal suo rapporto con gli altri registi della Nouvelle Vague (e un ricordo speciale per Rohmer) e ciò che il movimento ha significato, per lui e per il cinema, per poi indagare il significato dei film, che per Jean-Luc Godard sono come un esercizio di archeologia, che scavano nella memoria: «E troviamo, immaginiamo un movimento della macchina fotografica, un piano che non esisteva». Sul suo metodo di lavoro, il regista ammette che preferisce scrivere a mano e poi trascrivere a macchina ma, poiché la sua calligrafia è sempre piccola, spesso non riesce a capire ciò che ha scritto…

Godard in un altro momento dell’incontro social.

Per quanto riguarda i giovani registi, Godard non lascia speranza: se in passato lui stesso credeva che il cinema dovesse essere insegnato nelle Università, oggi suggerisce loro di tornare a casa a fare altro (!), salvo poi sostenere che l’arte non sia assolutamente elitaria. Da lì in poi la discussione si è spostata sulla relazione fra il cineasta e i social network. «Non so cosa siano!» ha risposto beffardo – e sempre provocatorio – pur sapendo di essere lui stesso il protagonista assoluto di uno spettacolo virale dove l’immagine, tanto cara al regista, è al centro di tutto.

Ieri e oggi: Godard 1960 vs Godard 2020.

Infine c’è stato spazio anche per rilevare qualcosa sui prossimi progetti. Innanzitutto il regista si sta preparando a uno screening de Le Livre d’image al Vision du Réel Festival dove, salvo cambiamenti dovuti all’epidemia, i visitatori potranno ricomporre il film come meglio credono. L’idea di riorganizzare il film nasce dalla convinzione che l’arte appartenga a tutti e, come tale, ognuno dovrebbe potervi partecipare. Inoltre il cineasta sta lavorando al nuovo film, che non sarà tradizionale (nemmeno a dirlo) e avrà come protagonista la musica, soprattutto l’opera. A questo punto speriamo che Godard diventi ancora una volta un esempio nel mondo del cinema, spingendo altri grandi autori a raccontarsi attraverso i social network.

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