MILANO – È una pianista classica, ma non la solita pianista. Isabella Turso, trentina classe 1978, si destreggia tra vari generi, dalla classica al jazz, rock e pop, e ama profondamente la musica per immagini. Proprio di questa si compone il nuovo album, Omaggio a Donaggio, nato come concerto presentato nel 2014 all’Opera America Center di New York. Quattordici brani originali, basati sulle colonne sonore dei film più famosi di Pino Donaggio, il compositore veneziano che celebra i suoi ottant’anni e sessant’anni di carriera con score scritti per autori come Brian de Palma, Dario Argento, Pupi Avati e Joe Dante. Qui Isabella Turso racconta a Hot Corn il suo album, ma anche quella volta che Ennio Morricone la chiamò il giorno di Natale e della situazione delle compositrici.
L’ALBUM – «Il disco nasce dalla mia passione per la musica per le immagini, e lo dico in generale. Uno pensa sempre alle colonne sonore dei film ma in realtà mi piace proprio l’idea di abbinare, come pianista, la musica a una serie di immagini. Ho realizzato in questo senso tanti spettacoli di teatro musicale dove l’immagine è protagonista insieme alla musica. Per questo motivo ho approfondito un po’ tutti gli aspetti della musica come colonna sonora, e in questo caso di film come le soundtracks di Pino Donaggio. Mi sono immersa in un mondo fantastico con diversi autori, perché non conoscevo tutte le colonne sonore di Pino. Ci sono tantissimi film interessanti come A Venezia… un dicembre rosso shocking. Quello in particolare mi ha colpita, tra l’altro è stato il primo film che lui ha musicato nel 1973 e riguardandolo oggi, certe scene sono ancora di grande impatto. Si tratta di un omaggio a tutto tondo perché non sono solo arrangiamenti, sarebbe un po’ limitante definirle così. Si tratta proprio di musiche nuove e la cosa bella, che secondo me è importante nel momento in cui si fa un tributo a un autore, è realizzare qualcosa di completamente originale ispirandosi a quel materiale».
IO E DONAGGIO – «Sono rimasta affascinata da Pino, che poi ho conosciuto a Venezia. In realtà inizialmente gli ho fatto ascoltare le mie musiche ed è stato molto carino a dedicarmi un intero pomeriggio ad ascoltare i miei pezzi. Poi per ringraziarlo sono tornata nel suo studio a Venezia e gli ho dedicato una composizione, basata sul tema di Io che non vivo, la sua canzone più famosa. Lui mi disse che nessuno mai gli aveva dedicato un pezzo, di solito era lui che le dedicava agli altri. Così mi disse: «Perché non provi a fare anche altri brani come hai fatto con questo tema, sulle musiche da film però, perché io poi ho preso la strada del compositore di colonne sonore». Da lì è partito il progetto. È nato prima lo spettacolo per video e pianoforte e poi l’album».
I BRANI – « È stato divertente scegliere i brani, perché inizialmente mi sono immersa nelle musiche, quindi ho ascoltato solo i temi senza guardare i film. Volevo cercare di capire bene a livello musicale come lavorarci. Poi invece mi sono presa tutti i Dvd. Tantissimi, dai più famosi a quelli minori. Ho visto praticamente tutto e poi ho selezionato quelli a cui mi sono legata di più, musicalmente ma anche a livello istintivo. Perché c’è un modo suo di scrivere, una sensibilità che è molto simile alla mia, non è una cosa calcolata. È stato una sorta di amore a prima vista perché questa atmosfera che pervade la sua musica è la stessa che in qualche modo pervade la mia. Mi sono trovata a mio agio. Quindi poi c’era solo l’imbarazzo della scelta. Ci sono i film di Brian de Palma, perché io lo adoro, ma anche Benigni e Troisi, Non ci resta che piangere, c’è Don’t Look Now, Tinto Brass, perché c’è il film di Monella – e lì mi sono divertita parecchio –, Horror Puppet, che è questo film molto claustrofobico di Schmoeller, la bambola assassina Chucky».
IO & MORRICONE – «È stata un’esperienza surreale. In quel periodo, nel 2013, stavo con lavorando con Andrea ad altre musiche e a un certo punto mi disse che aveva realizzato un arrangiamento per archi di due temi, il Tema d’Amore di Nuovo Cinema Paradiso – di cui è coautore col papà – e l’altro è il tema di Ennio. Mi disse di provare a fare la parte del pianoforte. Quella registrazione poi l’ascoltò anche Morricone. La cosa che mi ha sorpresa e che ricorderò per sempre perché è stato un momento incredibile è stata la telefonata di Ennio il giorno di Natale. Mi voleva fare i complimenti! Ci teneva a dirmi che gli era piaciuto. All’inizio pensavo fosse uno scherzo, pensavo fosse Andrea, in realtà era Ennio che mi faceva i complimenti per il mio modo di suonare e per questa sensibilità. «Sicuramente te l’avranno già detto», mi ha detto. «Beh insomma, diciamo che detto da lei, Maestro…».
LE COMPOSITRICI – «Questa è una domanda a cui tengo molto. Perché? Non esiste ancora oggi una risposta. Perché non ci sono ancora così tante donne? Come accade poi all’estero, anche se in misura minore, ma qui siamo veramente al Medioevo, da questo punto di vista sembra e pare che il mondo sia solo riservato a compositori uomini. Non so dire perché, probabilmente è un’abitudine, c’è un vizio di fondo, il fatto di non affidarsi totalmente anche tra registi e produttori – che, parliamo anche di quello, sempre riguardo l’Italia non ce ne sono proprio tante di registe e produttrici donne. Si è creato questo ambiente di sostegno tra gli uomini si è rafforzato. Fanno attenzione a farsi forza a vicenda e non fanno entrare altri, hanno paura dell’inserimento di una donna che possa scardinare gli equilibri? Non lo so. Fatto sta che è molto difficile, ed è molto difficile trovare le persone giuste in questo ambiente che diano fiducia alle compositrici. Che ce ne sono. Forse anche noi dobbiamo darci una mossa, dobbiamo darci una spinta maggiore, perché c’è ancora un ambiente un po’ troppo rigido da questo punto di vista, un po’ troppo riservato alla sfera maschile. Però sono ben fiduciosa che le cose possano cambiare».
IL MIO CINEMA PREFERITO – «Mi piace il cinema d’autore perché mi piace entrare in sala con poche persone e godermi il mio film che ha anche i tempi lenti, vorrei andare anche un po’ controcorrente rispetto alla frenesia di questo mondo. E allora devo dire che il film d’essai, il cinema d’autore è quello che ti regala emozioni a fuoco lento, nel senso che poi te li puoi gustare sotto tanti aspetti, è la cura del dettaglio che c’è che fa la differenza. Ci sono tanti bravi registi anche giovani che hanno un approccio controcorrente. E mi piace perché mi dà una prospettiva diversa, nuova e quindi stimolante. Non perché sia per forza di cose migliore, ma sicuramente stimolante».
IL FUTURO – «Curare la colonna sonora di un film? Assolutamente sì. Cercherò di sfondare quel muro. Mi sono dedicata più che altro all’aspetto della musica per il teatro, quindi da palcoscenico, la chiamo io, quella musica che sale sul palco. Innanzitutto perché mi piace essere lì dal vivo e avere le emozioni del pubblico, e poi perché sono abituata come musicista ad avere un approccio diretto. Però mettermi e scrivere per un film, questo assolutamente sì. E succederà. Solo che devo trovare la cosa giusta al momento giusto, tutto qui. Sto lavorando anche a un progetto con un artista americano che un po’ ha a che fare con questa cosa qui, anche se per ora non posso dire nulla. Sicuramente è quella la mia direzione, la musica per immagini».
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Qui un estratto dall’album Omaggio a Donaggio di Isabella Turso:
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