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Il Maestro Giardiniere | Joel Edgerton, e la crisi esistenziale degli uomini di Paul Schrader

Sigourney Weaver, Quintessa Swindell e un’ideale chiusura di trilogia tematica. Ma perché vederlo?

Joel Edgerton al centro della scena de Il Maestro Giardiniere di Paul Schrader, al cinema dal 14 dicembre
Joel Edgerton al centro della scena de Il Maestro Giardiniere di Paul Schrader, al cinema dal 14 dicembre

MILANO – Paul Schrader è tra gli ultimi della Nuova Hollywood che porta ancora avanti una certa idea di cinema nello storytelling moderno e come lui tanti altri (Martin Scorsese, non a caso). Nel suo rimpastare quella versione di Lolita che era il suo (il loro, con Scorsese) Taxi Driver, in quasi cinquant’anni dall’uscita di quel film Schrader lo ha riproposto in tutte le salse immaginabili, cambiando spesso anche prospettiva. L’indagine sulle sfaccettature dell’oscurità dell’animo umano con la quale maschera questo rimpasto, qui nel suo ultimo film Il Maestro Giardiniere passa attraverso empatia e redenzione. Narvel Roth (Joel Edgerton) è un meticoloso orticoltore che si dedica alla cura dei giardini di una splendida tenuta e asseconda la sua datrice di lavoro in ogni suo capriccio, la ricca signora Haverhill (Sigourney Weaver).

Sigourney Weaver e Joel Edgerton in una scena de Il Maestro Giardiniere
Sigourney Weaver e Joel Edgerton in una scena de Il Maestro Giardiniere

Quando quest’ultima gli chiede di occuparsi della sua bisnipote come apprendista, la problematica e ribelle Maya (Quintessa Swindell), vengono a galla oscuri segreti di un passato violento che Narvel pensava di aver sepolto. Ideologicamente Il Maestro Giardiniere – al cinema dal 14 dicembre per Movies Inspired – chiude una trilogia sui rimorsi di uomini violenti e soli confinati nelle loro crisi esistenziali, iniziata con First Reformed – La creazione a rischio e continuata con Il collezionista di carte. Di diverso stavolta c’è che il personaggio di Joel Edgerton è irredimibile per via del suo passato da naziskin di cui sono visibili i segni con dei tatuaggi che scalfiscono il suo corpo e le sue azioni. Nonostante questo, Narval fa di tutto per redimersi dimostrano un’atipica empatia che passa dall’inconfondibile stile di Schrader in cui il controllo della routine passa da spazi rituali e spirituali.

Nel cast del film anche Quintessa Swindell
Nel cast del film anche Quintessa Swindell

Tali elementi conferiscono alla pellicola un carattere fiabesco non solo grazie ai colori dei fiori e ai caratteri delle piante descritti da Narval Roth (il giardiniere dice ad un cero punto che alle piante «Bisogna dar loro il tempo di cambiare, di adattarsi», metafora perfetta di una redenzione a cui lui stesso crede fermamente sconvolgendo qualsiasi archetipo), ma anche grazie alla strabiliante colonna sonora di Devonté Hynes alias Blood Orange. Il mondo fiabesco di Narval – così come il film – subisce una decisa rottura quando entra in gioco Maya e tornano le tipiche formule di Schrader in cui una fantasia da Lolita butta un po’ giù quello che c’era di buono nel film trasformandolo in una sorta di revenge movie.

Il Maestro Giardiniere, un film di Paul Schrader, al cinema dal 14 dicembre per Movies Inspired
Il Maestro Giardiniere, un film di Paul Schrader, al cinema dal 14 dicembre per Movies Inspired

Così il personaggio di Joel Edgerton dimentica tutto quello a cui sembrava aspirare fino a quel momento. Come altri suoi film, anche questo racconta un’idea di cinema e uomo fragile che Paul Schrader porta avanti dagli anni Settanta, ma che nel nuovo millennio ormai si scontra con soluzioni narrative un po’ ingenue e semplicistiche a fronte di grandi studi sui personaggi, ma che purtroppo non riescono a stare al passo coi tempi. Almeno non completamente. Così sembra che l’intenzione ormai di questo autore sia fare i film soltanto per lui, nemmeno più per i suoi fan più devoti a cui Il Maestro Giardiniere sicuramente risulterà il meno riuscito di questa sua trilogia ideologica.

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