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Come Gli eroi di Telemark? Quasi. Granchio Nero e una guerra civile combattuta sul ghiaccio

La Svezia, un conflitto armato e la possibile fine di tutto. Ma com’è il debutto alla regia di Adam Berg?

granchio nero
Granchio Nero: una guerra civile in Svezia e i tormenti di una madre

MILANO – La Svezia è decisamente un pessimo posto dove combattere una guerra, con il suo freddo pungente e i laghi ghiacciati. Eppure è proprio qui che Granchio Nero ambienta il suo conflitto apocalittico che, in questo momento, se non altro risuona un po’ altisonante. Non serviva certo il debutto alla regia di Adam Berg per sottolineare la futilità della guerra, ma è questo che in fondo il nuovo film sci-fi targato Netflix vuole dire. Che poi, di fantascienza non c’è n’è nemmeno troppa.

granchio nero
Una scena di Granchio Nero

Una guerra che causa milioni di morti? Ce l’abbiamo. Armi batteriologiche? Probabilmente non siamo troppo lontani neanche da quelle. L’ostinatezza di uomini che vogliono vincere a tutti i costi? Ne è piena la Storia. Quindi non c’è da stupirsi se, quando scoppia la guerra, tutto ciò che ricorda la civiltà viene bombardato e annientato. In mezzo a questo caso, Caroline Edh – Noomi Rapace nel suo primo film svedese dopo dieci anni di ruoli a Hollywood – si ritrova in un gruppo di soldati e civili scelti, in una missione segreta che potrebbe far vincere il conflitto. È una delle migliori pattinatrici della Svezia, ed è anche una madre.

Noomi Rapace è Edh in Granchio Nero

Edh cerca sua figlia, ma obbedisce anche agli ordini. Il Granchio Nero del titolo è un’operazione militare che è l’ultima speranza rimasta per non soccombere. 200 miglia nautiche sono la distanza che devono percorrere pattinando sul ghiaccio per arrivare all’ultima base sicura. È già un’impresa incredibile di per sé, ancora più difficile se si portano sulle spalle container con un virus potenzialmente letale. Ed è qui che il film di Adam Berg tenta di portare un po’ di speranza grazie alla forza di una madre. Ma è un po’ difficile vedere la luce quando ci sono solo buio, nebbia e spari.

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Una scena di Granchio Nero

Granchio Nero, così preso dal provare il suo punto di fondo – che in guerra non ci sono vincitori, perché l’arma più potente è quella che si ritorce anche contro chi la usa – si perde però tutti gli altri elementi che vanno a comporre una storia. La tranquilla giornata di Edh e sua figlia viene improvvisamente interrotta da spari, soldati e lo scoppio del conflitto. Una guerra civile, o almeno così si assume, per Berg non specifica mai chi sia in realtà il nemico. Forse un modo per dire che qui tutti diventano anche nemici di sé stessi, ma comunque qualcuno dietro a quei mirini c’è. E non abbiamo idea di chi sia.

Una missione sul ghiaccio: Granchio Nero

Forse non l’hanno capito bene nemmeno i protagonisti. Combattono per questa fazione ma sembrano essere titubanti. Si fanno domande sul come e sul perché, non sanno nemmeno loro perché stanno rischiando le loro vite. Nonostante tutto, però, Granchio Nero riesce a coinvolgere. Un po’ perché è un film di guerra dove la guerra fa solo da contorno, un po’ perché vogliamo vedere se alla fine il ghiaccio cederà e manderà all’aria tutto. Ricorda un po’ quando Kirk Douglas e Richard Harris raggiungevano i Nazisti con gli sci ne Gli eroi di Telemark. Qui, ovviamente, è tutta un’altra storia. Abbastanza avvincente da far venire voglia di conoscerne la fine.

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Qui il trailer di Granchio Nero:

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