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Gli Amori di Anaïs e la leggiadria di un (ottimo) film che parla a noi stessi

Protagonista dell’opera un’intesa Anaïs Demoustier, con lei un’inedita Valeria Bruni Tedeschi

Gli Amori di Anaïs e la leggiadria di un (ottimo) film che parla a noi stessi

MILANO – “Vivi l’amore, vivi il desiderio, vivi come Anaïs”, recita il caldo tagline della locandina de Gli amori d’Anaïs, presentato alla Semaine de la Critique di Cannes. E infatti, fin dai primi istanti Anaïs (Anaïs Demoustier), la trentenne protagonista, ci viene presentata come una giovane donna del tutto inafferrabile. Sempre di corsa, affronta una vita frenetica in cui gli altri personaggi sono solo comprimari e di cui lei, in maniera del tutto genuina, si serve solo se funzionali al suo benessere. All’inizio ha un così insignificante fidanzato da dimenticarsi di comunicargli una (forse) imminente maternità, ma poi incontra Daniel (Denis Podalydès), un editore parecchio più grande di lei di cui solo per un momento si invaghisce. L’attrazione più vibrante si rivolge presto unicamente verso Emilie (Valeria Bruni Tedeschi), affascinante scrittrice e moglie di Daniel, che inizierà ad amare già a partire da qualche suo oggetto. Dagli incontri in parte fortuiti e in parte combinati con Emilie scaturiranno emozioni indelebili per entrambe le esistenze.

La protagonista, Anaïs Demoustier
La protagonista, Anaïs Demoustier

Anaïs si trova perfettamente a suo agio nei vestiti dei suoi diciassette anni, perché ha conservato del tutto lo spirito e il candore di quella ragazzina. Il suo apparente egoismo è in realtà dettato da un istinto vitale che inesorabilmente la conduce ad avvinghiarsi ai propri desideri, costi quel che costi. Non ci sono bugie che tengano di fronte all’urgenza di essere nell’attimo e di goderne nella sua pienezza, servendosi al meglio delle persone che lo stanno abitando. Ecco che quando Anaïs incrocia il destino di Emilie può totalmente abbandonarsi alle sue pulsioni, rendendo l’altra donna la perfetta complice della sua vitalità scomposta e travolgente. Ed è talmente traboccante la joie de vivre di Anaïs da contagiare persino una donna come Emilie, una Bruni Tedeschi finalmente consapevole della sua bellezza e che a tal punto conosce se stessa da aver superato ogni sua (tipica) fragilità.

gli amori di Anaïs
Valeria Bruni Tedeschi e Anaïs Demoustier

Dunque accogliamo con grande gioia l’esordio nel lungometraggio di Charline Bourgeois-Tacquet, perché Gli amori di Anaïs sembra direttamente uscito dalla penna e dagli occhi del più illuminato Éric Rohmer. Quasi come in un ulteriore tassello delle sue “Commedie e proverbi”, siamo qui di fronte ad una donna che cerca il suo posto nel mondo con una forma di consapevolezza tutta sua, ma che resta comunque tale nella sua dimensione edonistica. C’è una fotografia che sfrutta al meglio la luce naturale dell’estate per accentuare l’erotismo dei corpi in una natura progressivamente più selvaggia, specchio della ricerca dell’ignoto da parte della protagonista. Ad accompagnare quest’attrazione tanto fisica quanto intellettuale, la sensuale colonna sonora del nostro Nicola Piovani che, con maestria, si inserisce anche nel più semplice frangersi delle onde sulla battigia. Per quanto figlio della Nouvelle Vague, Gli amori di Anaïs resta un film contemporaneo che ben s’inserisce nel recente cinema “letterario” francese di opere come Il mistero di Henry Pick o ancor meglio de Il gioco delle coppie.

Una scena de Gli amori di Anaïs
Una scena de Gli amori di Anaïs

A tenere alto il ritmo e la vivacità dell’opera le interpretazioni delle fuoriclasse presenti sulla scena. L’esplosiva Anaïs porta (non a caso) lo stesso nome dell’attrice che la interpreta: la Demoustier, già premio Cèsar per Alice e il sindaco e protagonista per Guédiguian in Gloria Mundi, è una delle vere promesse del cinema contemporaneo francese. Al suo personaggio dà una freschezza tutta particolare e regge sostanzialmente sulle sue spalle un film che, per la sua dichiarata leggiadria, avrebbe rischiato di risultare inconsistente se affidato a mani non abbastanza abili. Accanto a lei un’inedita e matura Valeria Bruni Tedeschi che, con un fascino irresistibile e lontana dalle sue tenere nevrosi, ci strega e ci ammalia sulle note di Bette Davis Eyes. Da Anaïs impariamo in ultimo valga sempre la pena sfruttare al meglio la nostra essenza, nonché accettare che serva del tempo per meglio comprenderci, in fondo è sempre un buon momento per cercare di essere in ultimo il meglio di ciò che possiamo essere.

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Qui l’intervista a Valeria Bruni Tedeschi:

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