MILANO – Le giornate del lockdown, un’idea fissa in testa e poi quella scommessa: provare il salto dalla moda al cinema e vedere cosa succede. Per Giulia Maenza è cominciato tutto così: «Quando è scoppiata la pandemia ero in Sicilia e ho cominciato a pensare che forse era il momento giusto», ricorda lei. «E se quello fosse stato un segnale?». Così, dopo anni trascorsi nel circuito della moda, comincia a fare self tape («Mai fatto prima!») e a spedirli alle agenzie di casting nella speranza di una risposta. Arriva così il suo primo personaggio, Anna, che ne Il filo invisibile – ora in sala e poi dal 4 marzo su Netflix – entra in contatto con il nuovo mondo di Leone (Francesco Gheghi) e dei suoi due papà, Fillippo Timi e Francesco Scianna. «E che emozione poi osservare da vicino Francesco e Filippo in azione sul set, è stato un privilegio…».
IL SET – «Da dove comincio? Dal set? Sì, lo ammetto, ero in ansia. Non avevo mai girato nulla del genere prima e il primo giorno sul set ero piuttosto nervosa. Fortunatamente Marco (Simon Puccioni, il regista, nda) e tutto il cast mi hanno fatto sentire a mio agio e, giorno dopo giorno, mi sono ambientata. La mia Anna è una ragazza che, nell’arco del film, ha una grande evoluzione: la vediamo ribellarsi alla madre e alla famiglia disastrata in cui è cresciuta, una dimensione che non sente sua. Per questo è affascinata dal mondo di Leone: vede quanto lui sia amato nonostante la sua non sia una famiglia tradizionale. E capisce che conta l’amore, solo l’amore…».
IL CINEMA – «Per me il cinema è sempre stato il mito, qualcosa di irraggiungibile, qualcosa di alieno. Vengo da Camporeale, un piccolo paese di quattromila abitanti in provincia di Palermo, lì sono nata e cresciuta e per me il mondo cinematografico era qualcosa di talmente lontano che nemmeno sapevo dove li girassero i film. Non è che non ci speravo di farlo, non ci pensavo nemmeno. La moda? Continuo a farla, ma il cinema riesce a tirarmi fuori un mondo emotivo incredibile. Che dicono a casa? Mio padre è il mio primo fan e anche mamma mi segue sempre…».
I MIEI MITI – «Monica Vitti, ma non da adesso, è un mio mito fin da quando ero bambina e guardavo i film con i miei genitori. Mi ha sempre colpito il fatto che sapesse passare dalla commedia al dramma in maniera molto normale, quasi semplice. Credo che ne La notte di Antonioni lei sia praticamente perfetta. Quel film rimane uno dei miei cult assoluti. Poi invece per quanto riguarda i contemporanei dico Paolo Sorrentino, ho amato molto È stata la mano di Dio, mi piace il modo in cui gira. Poi adoro Emma Stone, magnetica in qualsiasi cosa interpreti, da La La Land a Birdman. E poi Taxi Driver, che probabilmente rimane il mio film preferito…».
LA MUSICA – «Musica? Sempre, a tutto volume. Ogni volta che preparo un personaggio o un lavoro, ho la playlist adatta che mi aiuta a capire come entrare dentro il personaggio. Nel caso de Il filo invisibile ho seguito una linea ribelle perché Anna ama il rock, quindi secondo me ascolta Red Hot Chili Peppers, Oasis e Nirvana. La mia playlist personale? Spazio tanto, vado dal pop francese trash a miti come Cure e Beatles, ma quando una canzone mi entra in testa può essere di chiunque e me la ascolto. Italiani? Colapesce e Dimartino, che geni!».
IL FILM – «Un film che consiglio ai lettori di Hot Corn? Dunque, vediamo un po’, non dev’essere troppo conosciuto, giusto? Allora ce l’ho: è una pellicola che ho visto poco meno di un mese fa e mi ha veramente scioccato: Dogtooth, un film greco del 2009 diretto da Yorgos Lanthimos, molto prima dei suoi film in inglese come Il sacrificio del cervo sacro e de La favorita. Una pellicola assurda e potente, anche difficile, ma davvero un grande film che ti rimane addosso…».
- OPINIONI | La recensione de Il filo invisibile.
- VIDEO | Il trailer de Il filo invisibile:
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