MILANO – Periferia di Parigi, anni Sessanta: Yuri Gagarin, il primo uomo approdato nello spazio, inaugura il complesso residenziale Cité Gagarine. I 370 appartamenti del complesso rispondono all’esigenza di sgomberare le baraccopoli della banlieue e dare un alloggio a chi la frequenta, secondo l’ideologia comunista del comune di Ivry-sur-Seine. La speranza di queste utopie architettoniche è così importante da esser sponsorizzata dalla figura di Gagarin, un uomo proiettato verso lo spazio e verso l’alto. Peccato che il progetto morirà poi con svariate iniziative di riqualificazione urbana degli ultimi dieci anni, che raderanno al suolo diversi complessi, compreso Cité Gagarine. Queste le coordinate in cui si muovono i registi Fanny Liatard e Jérémy Trouilh nel piccolo ma grande Gagarine – Proteggi ciò che ami, titolo perfetto per la nostra rubrica French Touch dedicata al cinema francese (qui le altre puntate), che fu presentato a Cannes nel 2020 e ora arriva in streaming a noleggio su Prime Video e AppleTV+.

Lo spirito documentaristico delle immagini di repertorio (dall’inaugurazione degli anni Sessanta fino alla demolizione del 2019) si mescola alla vicenda personale di Youri, un giovane che ha trascorso i suoi primi sedici anni in quel complesso e che a quelle mura è estremamente legato. Il suo appartamento si trova così in alto da fargli sognare lo spazio e la possibilità di diventare un astronauta, esattamente come il famoso Gagarin. Appresa l’intenzione governativa di radere al suolo il luogo dei suoi ricordi e delle sue persone, lotterà insieme agli amici Diana e Houssam perché Cité Gagarine continui a vivere per la sua gente. Ci proverà in maniera del tutto peculiare, ovvero trasformando il complesso in uno spazio altro dalla natura onirica e al contempo artigianale: la sua astronave.

Per quanto Youri sia indiscusso protagonista del film, al centro di Gagarine ci sono soprattutto il racconto per immagini del senso di appartenenza e la narrazione di un palazzo che sa farsi essere vivente, attraverso chi lo popola e che a questi affida la conservazione delle proprie memorie. L’obiettivo dei due registi, qui al loro esordio, ricorda, seppur su scala ridotta, il dittico sul muro di Wim Wenders che attraverso Il cielo sopra Berlino e Così lontano, così vicino documentò il prima e il dopo di un evento storico e rivoluzionario. La peculiarità dell’opera di Liatard e Trouilh è tuttavia l’approccio onirico, mutuato dal realismo magico di matrice sudamericana, attraverso cui decidono di raccontare la loro storia (Liatard ha a lungo vissuto in Perù e Trouilh in Colombia).

Dopo Dheepan di Audiard o il meraviglioso Les Misérables di Ladj Ly, assistiamo qui infatti ad una narrazione molto diversa della periferia, intenzionata a restituirne tutta la sua forza vibrante. Se da un lato sono infatti facilmente comprensibili le ragioni dietro lo smantellamento di queste aree, risulta altrettanto necessario raccontare le istanze di chi quei luoghi li ha vissuti e li ha fatti vivere. Gagarine non è un film per chiunque e richiede allo spettatore di accettare lo straniamento del suo storytelling. È però, in realtà, proprio questo l’elemento di novità della pellicola, che l’ha fatta apprezzare in maniera piuttosto unanime dalla critica internazionale: è un film da valutare più con la mente che con il cuore.

Alséni Bathily, l’attore che interpreta Youri, è perfetto nel restituire il conflitto tra quel sogno fanciullesco di essere astronauti e un corpo adulto, abituato a doversi barcamenare in un contesto non facile. Accanto a lui il fascino e la credibilità di una stella nascente del nuovo cinema francese, quella di Lyna Khoudri, già premio César come miglior rivelazione femminile in Non conosci Papicha e vista l’anno scorso in L’impero di Bruno Dumont. Ottimo lavoro, infine, quello sulla colonna sonora di Evgueni Galperine e del fratello Sacha (la trovate su Spotify qui) che, nonostante il tutto si svolga in un triste palazzone degli anni Sessanta, immerge lo spettatore in un’oasi spaziale dai suoni elettronici, Anche perché, per ammissione degli stessi registi, il percorso di Youri è proprio un viaggio sonoro dalla vita alla morte…
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