MILANO – 1942. La Seconda Guerra Mondiale ha cambiato il profilo dell’Europa schiacciata sotto la morsa del Nazismo. In un campo di prigionia tedesco per Alleati il generale della Wehrmacht, Karl von Steiner, ex calciatore della Nazionale tedesca, riconosce il calciatore inglese John Colby. Il Maggiore nazista decide così di organizzare una partita di calcio tra prigionieri e soldati da giocare a Parigi. Pura propaganda che la Resistenza francese decide di sfruttare per organizzare un’evasione durante l’intervallo del match. John Huston realizza con Fuga per la vittoria uno dei migliori film sportivi di sempre e una potente metafora sulla sconfitta del nazismo.
Un budget da 10 milioni di dollari e un cast di fuoriclasse del cinema e del pallone. Già perché al fianco di Michael Caine, Max von Sydow e Sylvester Stallone, il regista chiama all’appello alcuni dei più noti calciatori dell’epoca: dall’inglese Bobby More all’argentino Ardiles, dal belga Himst fino alla leggenda brasiliana Pelé. Ma da dove arriva l’idea che ha dato vita a Fuga per la vittoria?
Dalla cosiddetta partita della morte. Quella giocata nel 1942 tra ufficiali nazisti e giocatori ucraini che, nel corso degli anni, oltre al film di John Huston ha ispirato altre tre pellicole: Due tempi all’inferno, Il terzo tempo e The Match.
Un evento che nel corso del tempo ha finito per passare alla Storia con più di una versione. La più drammatica ruota attorno alla figura di Iosif Ivanovič Kordik e del suo panificio a Kiev in cui lavoravano Nikolaj Trusevič, ex portiere della Dinamo Kiev, ed altri giocatori della prima e seconda squadra cittadina impossibilitati a tornare ad esercitare le rispettive professioni perché bollati come nemici del Reich. In quel periodo erano molte le partite organizzate per sollevare il morale della popolazione così i tedeschi, decisi a distruggere ogni barlume di speranza, decisero di organizzare un torneo di calcio per sconfiggere gli ucraini anche sul campo da gioco.
Tra le squadre iscritte al campionato anche la Start FC di Kordik che per giocare nello stadio Zenit indossava delle tute rosse trovate in un magazzino. Il gruppo macinava vittorie contro i tedeschi diventando un simbolo per la città martoriata dalla guerra. I tedeschi, per rifarsi contro gli avversari, organizzarono una rivincita rinforzando la loro squadra, la Flakelf, con nuovi giocatori presi tra i membri dell’esercito tedesco. Era il 9 agosto 1942. La città era invasa da manifesti di propaganda e articoli di giornale che esaltavano la potenza della Flakelf mentre nello stadio soldati armati della Wehrmacht riempivano le gradinate. Nonostante un arbitraggio scorretto e la pressione delle SS per convincere i calciatori della Start FC di far vincere i soldati tedeschi, gli ucraini vinsero 5-3 firmando la loro condanna a morte.
Qualche settimana dopo iniziarono gli arresti, le torture e le deportazioni. I componenti della Start FC vennero tutti uccisi. Un versione della partita della morte contestata da molti storici che, stando anche a quanto raccontato da testimoni oculari presenti allo Zenit quel giorno, rigettano il racconto di uno stadio pieno di soldati armati e rappresaglie dopo la fine del match. Molti componenti dello Start FC furono uccisi e finirono nei campi di lavoro nei mesi successivi al fischio finale ma, con tutta probabilità, senza nessuna correlazione con la partita. Quel che è certo è che Kordik e i suoi quel 9 agosto del 1942 fecero la Storia sconfiggendo gli oppressori nazisti, regalando speranza alla loro Kiev.
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