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Francesco Russo: «Call My Agent, la paura del vuoto e il mio amore per Totò»

L’attore racconta a Hot Corn l’esperienza sul set della serie, ora su Sky Serie e NOW

Francesco Russo
Francesco Russo, tra i protagonisti di Call My Agent - Italia

ROMA – «Sono appena uscito dal set di un bellissimo progetto. Enorme, nazionale, internazionale di cui però non posso dire niente!». Parte con una risata la nostra intervista con Francesco Russo. L’attore è tra i protagonisti di Call My Agent – Italia, l’adattamento della francese Dix pour cent diretta da Luca Ribuoli e scritta da Lisa Nur Sultan disponibile ora su SkySerie e Now (qui la nostra recensione). Nella serie Russo interpreta Pierpaolo Puglisi, assistente di Gabriele Di Lillo (Massimo Lastrico) e nella nostra intervista ci ha raccontato che, per prepararsi al ruolo, ha lavorato in una vera agenzia. «Dopo il primo giorno mi scoppiava la testa e il seguente sono arrivato in ritardo di due ore! Ho assistito a scene in cui in due ore arrivavano 200 mail…».

Chi non fa parte dell’ambiente potrebbe pensare che Call My Agent sia una serie di fantascienza invece è più simile a un documentario…

E la realtà è più fantascientifica di quanto non lo sia la serie (ride, n.d.r.). Prenderne parte è stato divertente ma anche catartico perché ti metti nei panni di chi ti fa un po’ da psicologo, un po’ da mamma, un po’ mental coach. Per prepararmi al ruolo ho lavorato due settimane in una vera agenzia. Dopo il primo giorno mi scoppiava la testa e poi sono arrivato tardi. Mi hanno detto: “Che grande stagista che sei che già secondo al secondo giorno arrivi tardi!” (ride, n.d.r.). È un lavoro tecnico perché si occupano di molte persone. Ho assistito a scene in cui in due ore arrivavano 200 mail alle quali bisogna rispondere e contemporaneamente ti arrivano anche moltissime chiamate! Ho deciso di lavorare in agenzia perché dovevo acquisire il corpo dell’agente che è diverso dal mio. Un agente è continuamente al cellulare e al computer e deve fare due cose contemporaneamente. E questa cosa qui ho tentato di riportarla all’interno del mio personaggio nella CMA.

Francesco Russo
Francesco Russo e Sara Lazzaro in una scena di Call My Agent – Italia

Uno degli elementi alla base della serie è il racconto delle insicurezze di agenti, assistenti e attori. Credi che permetta una maggiore empatia tra personaggi e pubblico?

C’è un’immagine molto poetica che mi viene in mente: il cellulare che non squilla. Quel vuoto che è comune a tutti, dal neo laureato al libero professionista di cinquant’anni il cui lavoro non va più bene come quando ne aveva trenta. E dato che il suono di Call My Agent, ancor di più delle musiche, è quello dei telefoni che squillano, forse la paura che hanno tutti e che è alla base del racconto è che possa non squillare più. Per questo ci si attacca a queste protesi tecnologiche e a cercare di fare, fare, fare compiendo anche sciocchezze. Essendo la serie una commedia è ovvio che cerca di scavare quanto più possibile nella realtà. Ma il personaggio deve caderci nella realtà perché altrimenti non sarebbe più commedia. E allora loro cadono, ci provano, cadono e si rialzano. Un po’ come Willy il Coyote.

francesco russo
Dietro le quinte della serie

Tu sei giovane ma hai già preso parte a progetti importanti. Quella paura l’hai già sperimentata? O temi di finire incasellato in certi ruoli?

Quella dell’incasellamento è una paura che ci potrebbe essere più avanti quando magari farò progetti addirittura più grandi. Anche perché l’incasellamento lo vivono anche fior fiore di attori. Ma io quella non la chiamerei paura quanto sfida nel cercare di non farsi incasellare. Anche se questo non dipende da noi. Nel passato non ho mai sperimentato un vuoto recitativo perché tra un progetto e l’altro ho sempre recitato facendo cortometraggi, webseries, spettacoli a teatro dove spesso le paghe sono bassissime. La paura è quella di convivere con il vuoto perché ci saranno dei momenti tra un progetto e l’altro in cui non si farà nulla. E ognuno di noi reagisce in maniera diversa. Bisogna scavare in noi stessi incontrando gli altri nei momenti di vuoto. Questa secondo me è una cosa molto importante.

francesco russo
Francesco Russo e Kaze in una scena della serie

In Call My Agent ci sono molte guest star e camei. Ma c’è qualcuno che ti ha sorpreso in modo particolare?

Da attore mi ha interessato il lavoro fatto da Stefano Accorsi nel quinto episodio perché, ritornando al tema della paura, porta una reazione interessante. È un attore che ha paura di non lavorare più e quindi si propone per qualunque cosa. Fa 3.000 lavori contemporaneamente, 3.000 call, audiolibri…. E sul set ha portato questa energia che ho trovato davvero originale come scelta.

Luca Ribuoli e parte del cast dietro le quinte di Call My Agent

Luca Ribuoli ha fatto un lavoro molto accurato, riportando nella regia quel perenne movimento che caratterizza il mondo degli agenti. Com’è stato essere diretto da lui?

Bisogna essere degli attori molto precisi per lavorare con Luca Ribuoli. Al di là della creatività bisogna essere veramente precisi. Le immagini erano molto squadrate perché doveva muovere contemporaneamente all’interno di un unico spazio otto personaggi, quattro agenti e quattro assistenti, e quindi doveva essere tutto coreografato alla perfezione. Tra l’altro lui è un regista che prova molto prima di girare. Una cosa che a me serviva molto perché tendo un po’ a svaccare (ride, n.d.r.), a improvvisare. È un lavoro che mi ha disciplinato molto, mi sembrava di essere tornato un po’ ai tempi dell’Accademia.

Un’immagine della serie

Quindi ti sei attenuto molto alla sceneggiatura?

Sì, personalmente mi sono attenuto alla sceneggiatura. Nelle parole scritte da Lisa Nur Sultan per Pierpaolo ho trovato una dinamica e ho pensato che dovessero essere dette con una parlantina molto veloce. Infatti mi allenavo tanto per avere un’articolazione molto più veloce di quella che io ho nella vita. Volevo dare la sensazione di una persona la cui parola è più veloce del pensiero.

Francesco Russo
Francesco Russo è Pierpaolo Puglisi in Call My Agent – Italia

Quali sono i film che ti hanno formato?

Nell’epoca della mia infanzia e della mia adolescenza non ho mai avuto una grande cultura cinematografica. I film li ho iniziati a vedere dopo i 20 anni quando ho iniziato a lavorare con l’audiovisivo. Ma se ripenso a quando ero bambino ho scoperto a casa mia una collezione di VHS di tutti i film di Totò che guardavo ogni giorno. Riconoscevo il titolo guardando solo un fotogramma!

Totò

Uno dei grandi progetti a cui hai preso parte è L’Amica Geniale. Il tuo personaggio ha un percorso molto netto tra la seconda e la terza stagione. Che ricordi hai di quell’esperienza?

Ho girato le puntate della seconda stagione con Alice Rohrwacher, poi venne il COVID, e poi ho girato con Daniele Luchetti la terza stagione. Quindi per me c’è L’Amica Geniale pre Covid e L’Amica Geniale post Covid. Il pre è stata quell’estate a Ischia, con la spensieratezza che volevo dare al mio personaggio consapevole di quello che sarebbe venuto dopo. Ho lavorato con la consapevolezza di nascondere quel lato. Inoltre noi non sappiamo se lui è cambiato o se è cambiato solo agli occhi dei protagonisti semplicemente perché loro l’avevano conosciuto durante una vacanza e poi l’hanno ritrovato al lavoro durante l’inverno. Un’estate e un inverno, un pre e un post Covid. Due poli. È stato un progetto molto strano in cui ho lavorato in momenti completamente diversi non solo della mia vita, ma della vita di tutti.

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Francesco Russo è Bruno Soccavo ne L’Amica Geniale

Un film che consigli ai lettori di Hot Corn?

La vita è meravigliosa di Frank Capra. C’è una scena che so a memoria e che mi fa venire il magone ogni volta.

  • Volete leggere altre Interviste? Le trovate qui

La video intervista per Call My Agent – Italia è a cura di Manuela Santacatterina:

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