ROMA – Quando si racconta di un film, la cosa più importante da tenere a mente è a chi, quel film, è rivolto. O meglio, quali sono le sue intenzioni: fa divertire? Fa commuovere? Fa impaurire? Fa arrabbiare? Così, il metro di giudizio – qualora ne esistesse uno – deve per forza rapportarsi con l’opera in questione. Come nel caso del bizzarro Dolittle, diretto da un regista (e sceneggiatore) Stephen Gaghan, che fino ad ora aveva frequentato con (molto) successo ben altri generi. Qualche esempio? Syriana con George Clooney e, qualche anno prima, Traffic di Steven Soderbergh, con il suo script che gli valse l’Oscar.

Allora, guardando il suo Dolittle, diventa anche comprensibile la difficoltà che potrebbe aver provato con animali parlanti e con sketch fisici ed esagerati, con una CGI in primo piano e con un Robert Downey Jr. – un po’ druido e un po’ pirata, un po’ luminare e un po’ veterinario – non del tutto ispirato (o forse siamo stati abituati troppo a vederlo in versione Tony Stark?) dal ruolo. Poi, però ci ricordiamo di quel comandamento: un’opera va presa per quella che è. E Dolittle, in tal caso, coglie un punto focale: intrattenere con semplicità i bambini. Infatti il film di Gaghan non mira a compiacere un pubblico troppo adulto, né a voler fare le cose secondo i canoni, nonostante gli animaleschi protagonisti siano oggettivamente spassosi nei loro battibecchi da grande famiglia allargata e disfunzionale.

Sono loro a funzionare di più in Dolittle: un orso polare freddoloso, un gorilla pauroso, un’oca starnazzante e irresistibile (la nostra preferita!), una saggia papagallina, un pavido struzzo, un cane chiacchierone e, addirittura, un drago col mal di pancia. Una banda scorretta e fracassona (e il voice cast originale è impressionante, si va da Rami Malek a Octavia Spencer, da Tom Holland a Ralph Fiennes, John Cena, Emma Thompson e Marion Cotillard), dall’anima spudoratamente animale, a ricordarci che anche gli uomini appartengono al mondo bestiale, avendo loro i nostri stessi problemi: ansia, depressione, incapacità a comunicare verso un mondo che non sa capire.

Ed è così che lo stesso Downey Jr. aka John Dolittle passa (volutamente?) in secondo piano: gli animali sono più importanti, sia di lui che della storia, ispirata dai romanzi di Hugh Lofting e ambientata in epoca vittoriana, quando l’eccentrico veterinario, ritiratosi a vita privata dopo aver perso la moglie, si imbarca verso una leggendaria isola alla ricerca di una pianta medicinale in grado di guarire una Regina in punto di morte. Un viaggio, appunto, in cui tutto segue il filo (il)logico di una favola perfetta per i più piccoli, in grado di parlare universalmente la stessa lingua. Che sia quella di un uomo, di un drago o di un indifeso scoiattolo.
Di seguito, le nostre interviste a Michael Sheen e John Cena:
Lascia un Commento