in

Dev Patel: «Il ritorno a casa e quel giorno da raccontare in Hotel Mumbai»

A Toronto con due film, tra Hollywood e L’India: l’attore si racconta ad Hot Corn

dev patel
Dev Patel al TIFF. Photo Credits: Suzi Partt

Scordatevi il ragazzino un po’ impacciato di The Millionaire. Oggi, Dev Patel è una conferma del cinema (e non solo inglese). Al Toronto International Film Festival, infatti, racconta l’attacco al Taj Mahal Palace Hotel in India di dieci anni fa nel toccante Hotel Mumbai, in anteprima mondiale. Basato su un documentario, il film riapre una ferita ancora aperta e porta di nuovo sotto i riflettori la paura di un’epoca in cui non ci si sente mai totalmente al sicuro. E, appunto, dopo Lion, accanto a Nicole Kidman, l’agenda continua ad essere fitta: lo aspetta una trasformazione in uno dei più grandi illusionisti di tutti i tempi in The Personal History of David Copperfield, e nel frattempo racconta, sempre durante il festival canadese, The Wedding Guest dove veste i misteriosi panni di un ospite ad un matrimonio in Pakistan che è tutt’altro rispetto a quello che vuol far credere. Intenso e versatile, incontra la stampa di tutto il mondo con una disinvoltura nuova, quasi con la consapevolezza di chi a ventotto anni ha già dimostrato di meritarsi un posto sotto i riflettori, davanti e dietro la macchina da presa.

Dev Patel in Hotel Mumbai.

IL MESSAGGIO «Qualche giorno fa ho parlato con il vero chef dell’Hotel Mumbai e ogni volta che sento raccontare la storia mi convinco dell’importanza di averla rappresentata. Queste persone hanno riaperto a tre settimane dall’attacco, dimostrando di non piegarsi, ma neppure di voler dimenticare. Hanno eretto un monumento nella struttura e la prima volta che l’ho visto mi sono emozionato, così come dopo la proiezione pubblica del film. Mi ha ricordato il motivo per cui faccio questo lavoro: ossia raccontare storie che abbiano un senso».

dev patel
Dev Patel, al photocall per Hotel Mumbai. Photo credits: Philip Faraone.

IL PROVINO «Il film? Tutto è iniziato con incontrando il regista Anthony Maras. Ci siamo visti in un hotel di Los Angeles, avremmo dovuto scambiare quattro chiacchiere al volo e invece dopo sette ore e centinaia di caffè avevo la sensazione di non voler andar via, preso dall’entusiasmo per il ruolo. Sono contento che questo film rappresenti una comunità che si vede poco su grande schermo, avvicinando il pubblico ad una cultura lontana dalla loro».

Dev Patel e Radhika Apte protagonisti di The Wedding Guest. Photo Credits: Suzi Partt

IL RICORDO «Il giorno dell’attentato? Ricordo perfettamente dov’ero, perché ero tornato a casa dopo le riprese di The Milionaire e, appena entrato, ho visto i miei genitori totalmente immersi nella tv. Stavano guardando la loro città mentre veniva data letteralmente alle fiamme ed è stato orribile».

Deve Patel, giovanissimo in The Millionaire.

INDIA «A scuola cercavo di mettere a tacere le mie origini indiane, invece dopo tutta una serie di film girati in India ho capito quanto sia importante per me tornarci, perché risalendo alle mie radici arrivo a conoscermi meglio. Sì, lavorare lì è caotico e pieno di contrasti, ma questa follia la adoro. Lì mi sento davvero vivo, è la tela più bella da raccontare sullo schermo».

Dev Patel in The Wedding Guest, presentato al TIFF.

LION «Spesso viene paragonato The Millionaire a Lion perché il contesto è simile, ma non sono d’accordo. Ci sono in entrambi i casi ragazzi cresciuti in povertà, ma a parte questo non hanno molto in comune. The Millionare ha un’energia frenetica, che è più simile al mio carattere, mentre in Lion si trova una staticità anche emotiva a volte. E poi basti pensare che quest’uomo torna in India come un alieno, non conosce la lingua eppure è alla ricerca delle sue origini. È un piacere averli raccontati al Festival di Toronto, come anche Hotel Mumbai perché mi sembra di essere cresciuto in questo posto come artista e come persona».

David Wenham, Dev Patel e Nicole Kidman in Lion.

SECONDE CHANCE «La rinascita, nei miei film? Questo è un tema a cui sono molto legato. Sono fermamente convinto che la vita possa offrirne e al tempo stesso è un privilegio per un artista raccontarle. La rinascita sembra qualcosa di ricorrente nei progetti che scelgo e forse non è un caso. In Hotel Mumbai è una ricostruzione fisica dopo un trauma, in Lion era l’adozione, quel grandissimo dono di accoglienza e amore che regala ai bambini un nuovo inizio».

  • Chris Pine: «Outlaw King? Il mio Roberto I mostra che l’egoismo può essere arginato»

Lascia un Commento

Rare Beasts: La star di Doctor Who Billie Piper fa il suo debutto alla regia

Bond 25: Saïd Taghmaoui rivela che avrebbe dovuto interpretare il villain