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Danny DeVito: «Il mio debole per Dumbo e per quel grande artista di nome Tim Burton»

L’amicizia con il regista, l’amore per un eroe: il nostro incontro con l’attore a Los Angeles

Tim Burton e Danny DeVito sul set di Dumbo.

LOS ANGELES – «Tim Burton è un artista: dipinge con ciò che ha disposizione e tu diventi parte della sua paletta di colori…» riflette Danny De Vito che Hot Corn incontra qui a Los Angeles per parlare di Dumbo, quarta collaborazione con il regista californiano. Nel remake live-action del classico Disney – già in cima agli incassi del weekend – De Vito interpreta Max De Medici, proprietario dell’omonimo circo che ospita lo strambo baby elefante: «Ma a differenza degli altri, io so anche pronunciare il suo nome giusto, perché so chi era la famiglia De Medici!» scherza De Vito con la sua naturale parlantina da mille parole al secondo…

Danny DeVito
Danny DeVito è Max Medici in Dumbo

DUMBO LOVE «Ho sempre avuto un debole per Dumbo sin da bambino, ho adorato quei 63 minuti di film animato della Disney. L’ho voluto mostrare anche ai miei tre figli perché in fin dei conti è una storia meravigliosa sulla xenofobia ma anche sul bullismo. C’è una persona diversa che gli altri prendono in giro perché non sanno come gestirla. Poi c’è tutto il discorso della madre separata dal figlio e purtroppo è una cosa che accade da sempre in tutto il mondo e che adesso non potrebbe essere più attuale con le follie che sentiamo al telegiornale».

Danny DeVito
Danny DeVito in una scena di Dumbo

YIN AND YANG «C’è sempre dualità in ciascun personaggio: Max Medici ha i suoi pregi e le sue pecche. Si prende cura dei figli di Holt (interpretato da Colin Ferrell, n.d.r.) quando lui va in guerra, considera il suo circo come una famiglia e lo gestisce in maniera marxista, con ciascuno che guarda le spalle dell’altro. Ma poi quando arriva “il male”, che nel film è interpretato dal personaggio di Michael Keaton, viene abbagliato dal luccichio della ricchezza e beve la pozione velenosa del Capitalismo. De Medici impara sbagliando, capisce che non basta che qualcuno gli sventoli delle banconote davanti per migliorare le cose, e che è sempre meglio proteggere la comunità. Se non stessimo parlando di un film della Disney, direi: le scelte che prendi tentato dalla ricchezza, finiranno per morderti il culo! Ooops, l’ho detto lo stesso».

Danny DeVito
Michael Keaton e Danny DeVito in una scena di Dumbo

LA PRIMA VOLTA «La prima volta che ho incontrato Tim Burton era per Batman: Il Ritorno. Sono entrato nel suo ufficio e ho visto un enorme dipinto appoggiato al muro. C’era rappresentato il classico circo con le strisce, un palla in fondo e un piccolo tizio dalle sembianze piuttosto strane. E poi c’era una scritta: Il mio nome è Jimmy ma mi chiamano “l’odioso bambino pinguino” (Jimmy the Hideous Penguin Boy è una poesia firmata da Burton, n.d.r.). Ecco. Per me Tim è esattamente quello».

Danny DeVito
Un’immagine dal set di Batman – Il ritorno

PERICOLI DEL MESTIERE – «Se mi sono mai sentito un outsider? Anche nelle carriere che sembrano andate benissimo come la mia si affrontano momenti difficili. Ci sono sempre ostacoli da superare, anzi, aumentano nel momento esatto in cui le cose cominciano a girare per il verso giusto. Allora fai di tutto per trovare la tua fortuna: ti butti nello Street Theatre, nelle produzioni Off-off-broadway e devi essere pronto quando arriva il tuo momento. A me è successo nel 1978 con la serie tv Taxi; è stato allora che le cose per me sono cambiate. Ma se hai deciso di fare l’artista invece di studiare per diventare, che ne so, banchiere, incontrerai sempre difficoltà. Se vuoi scrivere, dipingere, recitare, ci saranno sempre degli alti e bassi, nessuno è escluso».

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