MILANO – Ma che fine ha fatto Damsel? No, non è solo la domanda che guida le fasi iniziali del film in cui vediamo il personaggio di Samuel (interpretato da Robert Pattinson) partire verso il West per ritrovare la damigella (che si dice appunto damsel, in inglese) di cui è innamorato per chiederle di sposarlo. La domanda è anche la nostra per quel che riguarda questa pellicola finita nell’oblio, dimenticata dopo la presentazione al Sundance e alla Berlinale nel 2018 (dove, per chi se lo ricorda, divise pubblico e critica). Eppure Damsel è un film da recuperare, perché è onesto, ironico, anti-convenzionale e portatore di una piccola, ma efficacissima idea, inserita una struttura a staffetta e interpretata con partecipazione dai suoi protagonisti. Robert Pattinson e Mia Wasikowska? Sì, ma non solo, perché David Zellner (che è anche uno dei due registi) nel ruolo del prete è davvero unico, un tipo di interpretazione per cui con un altro nome e cognome sarebbe finito dritto nella cinquina degli Oscar.
La strategia dei fratelli Nathan e David Zellner (registi, sceneggiatori e produttori dell’opera) è tanto semplice quanto efficace: prendere un qualcosa che tutti si aspettano di conoscere e riconoscere – un film western- e trasformarla in qualcosa d’altro: una commedia sarcastica, con tonalità nere e accenni slapstick-, ma ben inserita nel contesto del West (che i registi mostrano di padroneggiare) e che allo stesso tempo rivolta come un calzino i valori portanti del genere classico (e non solo) usando anche la musica (ascoltate attentamente la colonna sonora degli Octopus Project qui). Decisiva la loro abilità nello sfruttare la voglia di fare di Robert Pattinson che, ancora una volta dopo Cosmopolis, Life, Queen of the Desert e altri, si mostra interessato al cinema indipendente e a ruoli singolari che lo facciano vedere per quello che è: un attore estremamente talentuoso, dinamico e maturo, tra i più importanti della sua generazione.
Il giochetto su cui si regge Damsel è uno continuo slalom tra serio e faceto, che da un lato mostra un profondo rispetto per il western come genere cinematografico e lo ritroviamo nei paesaggi e negli scenari tipici delle lunghe cavalcate con gli imponenti canyon, il fiume, il bosco in cui passare la notte all’addiaccio di fronte al fuoco, gli imprevisti. Dall’altro però caricaturizza le peculiarità classiche del mito nella sua componente umana, ridicolizzando sin dall’inizio (vedi la scena del bar) i caratteri della supposta mascolinità, il presupposto della durezza come valore, la falsa contrapposizione tra veri uomini e mollaccioni, che preannuncia la svolta che avverrà nella seconda parte del film, in cui salirà in cattedra Penelope (Mia Wasikowska), ricevendo il testimone da Samuel e ribaltando le sorti del film.
Non vi raccontiamo nulla sulla svolta attraverso cui avviene il passaggio (ma attenzione alle apparizioni di Robert Forster e Russell Mael degli Sparks!), perché val la pena vivere il colpo di scena per come scelgono di raccontarlo i fratelli Zellner, che nei minuti centrali costruiscono i punti più alti del film, citando e sfiorando i Coen per imprevedibilità, senso del grottesco e capacità di usare la grammatica di generi come thriller, grottesco, commedia nera e azione nel giro di una manciata di minuti. La stessa manciata in cui cade la maschera e scopriamo che nulla è come sembra e che quel mondo mitologico fatto di eroi e valori ha solo bisogno di essere osservato da un altro punto di vista, per svelare la sua natura ridicola e repressiva. Ed è il punto di vista femminile (solitamente passivo, nel genere) a svelare il tutto, a mostrarci, ad esempio, che il “sesso debole” non è debole affatto e che le donne non hanno bisogno di niente: né di essere difese, né di essere salvate, tanto per cominciare.
Ma qui il vecchio West è solo un pretesto, un astuto nascondiglio attraverso il quale i due autori ci mostrano il mondo come un patetico teatrino, in cui ogni uomo è convinto di essere indispensabile per qualcuno, ma è solo uno dei tanti ridicoli mostri che affollano le città tentando disperatamente di trovare il proprio ruolo nel mondo. Debole, solo, buono a nulla ma capace di tutto, il maschio del West impone i suoi valori e la sua stupidità, ma non per carisma o per giustizia, bensì per debolezza, perché ha bisogno di sentirsi qualcuno, di sentirsi amato, di inventarsi qualcuno da accudire. Inevitabile che tutto questo crolli di fronte a una donna libera, capace di difendersi da sola e sprezzante dei costumi in cui la vorrebbero incastrare quattro poveri inetti. Cercatelo, anche se sarà difficile trovarlo…
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