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Come Un Padre | Il calcio e l’importanza di quel documentario su Carlo Mazzone

Da Baggio a Guardiola, tra Pirlo e Giannini. Un documentario per ricordare una figura unica

Come un padre
Carlo Mazzone, scomparso il 19 agosto a 86 anni.

ROMA – I documentari sul calcio? Ormai non si contano più, dall’Italia del 1982 (ne abbiamo visti addirittura tre) a quello su Gigi Riva diretto da Riccardo Milani, Nel nostro cielo un rombo di tuono, passando per Fifa + (cercate The Happiest Man in the World su Ronaldinho). In occasione della sua scomparsa a 86 anni però, il documentario fondamentale da vedere ora è quello su Carlo Mazzone – lo trovate in flat su Prime Video – che è qualcosa d’altro, perché Come Un Padre di Alessio Di Cosimo ambisce fin dalle prime immagini a superare il limite del documento calcistico cercando di ritrarre un uomo che fu più di un allenatore, intrecciando pallone e vita, affetti e sport, amicizia e ricordi. Ci riesce? Sì, assolutamente, ed è una visione che riconcilia anche con un mondo del calcio sempre più schiacciato con la logica del profitto (leggi Arabia Saudita) e del vincente a tutti i costi.

Come un padre
Carlo Mazzone e la nipote Iole ad Ascoli in una scena di Come un padre.

Scritto dallo stesso Di Cosimo (di cui avevamo già amato Barber Ring, qui) con Alessandra Kre, Francesco Trento e in collaborazione con Iole Mazzone – attrice e nipote dell’allenatore che si vede nel documentario – Come un padre racconta l’uomo e l’allenatore, la vita e le partite (da Roma – Lazio 3 – 0 fino a Atalanta – Brescia 3 – 3) attraverso le parole di chi c’era. E allora ecco Baggio e Pirlo, Giannini e Totti, Guardiola, Ranieri (che fu allenato al Catanzaro da Mazzone) e Materazzi, ma anche i fratelli Filippini, Cappioli, Giovanni Galli e Muzzi. Poca retorica calcistica, molta realtà e un’umanità infinità che traspare da ogni parola di ciascuno degli intervistati. Nessuno finge rispetto o ammirazione, nessuno dice parole di convenienza o le solite frasi da ambiente calcistico, anzi, di Come un padre colpisce proprio la verità.

Guardiola, Totti, Baggio e Materazzi in Come un padre.

Difficile scegliere un solo momento del documentario, ma oltre a Baggio e Totti, colpisce soprattutto l’intervento di Pep Guardiola (che una volta saputo della morte di Mazzone si è presentato in conferenza stampa con una maglietta dedicata a lui) che Di Cosimo è riuscito ad intervistare a Manchester durante una pausa degli allenamenti del City. Parlando di Mazzone e del periodo trascorso al Brescia, Guardiola ricorda una grande lezione: «L’umiltà, che nella vita serve tanto. Venivo dal Barcellona e lì ovviamente non c’era questa cosa. Invece a Brescia si vinceva poco, ma quando si vinceva si godeva veramente». E allora ecco emergere anche l’etica di un uomo che, da romanista, consegnò lo scudetto alla Lazio quando stava sulla panchina del Perugia e che giocava ogni partita al massimo, senza fare sconti a nessuno.

Pirlo durante l’intervista.

Un uomo capace di restare nel cuore di tutti, gente comune e addetti ai lavori a prescindere dal colore delle bandiere, una cosa quasi impossibile nel mondo feudale del calcio in cui bisogna odiare e odiarsi, in cui bisogna tifare e disprezzare. E alla fine del documentario, quando scorrono i titoli di coda e passa la dedica per mamma Iole, si torna anche a capire perché amiamo tanto il calcio, sport di storie infinite che non ci stanchiamo mai di ascoltare e di farci ripetere. E pensando al piccolo Carlo Mazzone in carrozzeria a Trastevere con il padre viene alla mente quella vecchia frase di Jorge Luis Borges: «Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio…».

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  • VIDEO | Qui il trailer di Come un padre:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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