MILANO – «Hai mai pensato che tu fossi destinato a qualcosa di più?». Nel caso del protagonista di Chasing Mavericks, quel “qualcosa di più” corrispondeva a salire su una tavola da surf per sfidare l’Oceano. Non per il gusto di vincere una competizione, ma per sperimentare un’esperienza eccezionale. È quello che fanno i soul surfer. È quello che faceva Jay Moriarity a cui è dedicato il biopic di Michael Apted e Curtis Hanson. Protagonisti Jonny Weston, che presta il volto a Jay, e Gerald Butler, qui nei panni del mentore di Moriarity Frosty Hesson.
Ma per conoscere meglio la storia vera di Chasing Mavericks, bisogna partire da più lontano. Torniamo al 16 giugno 1978, quando Jay nasce ad Augusta in Georgia. Presto però la sua famiglia decide di trasferirsi a Santa Cruz. Ed è proprio sulle spiagge californiane che Moriarity inizia a conoscere il mondo del surf. Ha 9 anni e un talento naturale che trasforma la tavola in un’estensione del suo corpo. Non c’è vento o onda che lo spaventi. Non c’è ostacolo che lo fermi. L’acqua è il suo elemento e lui la vive in ogni modo, da surfista certo, ma anche come nuotatore, paddler ed apneista.
Così quando ha 15 anni, Jay riesce a compiere un’impresa fuori dal comune. Aiutato dal suo mentore Frosty Hesson, Moriarity riesce a raggiungere un obbiettivo quasi impossibile, ovvero, dominare Mavericks, una delle onde più celebri e impegnative mai conosciute dai surfisti. Grazie a questo incredibile successo, Jay diventa immediatamente una star e scrive anche The Ultimate Guide to Surfing, che viene considerata una vera e propria Bibbia da tutti i surfisti. Il successo è internazionale. I premi si susseguono così come i traguardi sportivi, almeno fino a quando non si mette di traverso il destino.
Il 15 giugno del 2001, un giorno prima del suo 23esimo compleanno, Jay muore annegato durante una sessione di apnea nelle acque dell’Oceano Indiano. Da allora ogni anno viene organizzata una gara di paddleboard in suo onore. Di lui restano le imprese eccezionali, il memoir di Hesson Making Mavericks e l’ammirazione dei surfisti di tutto il mondo. Non quelli che scalpitano per la competizione, ma quelli che considerano il surf uno stile di vita. Una passione che dà un senso alla propria esistenza e ci fa capire che, forse, siamo destinati a qualcosa di più.
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