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Caro Alberto | Se il mito di Alberto Sordi rivive attraverso delle lettere inedite

A vent’anni dalla morte, un volume raccoglie messaggi inviati all’attore da ammiratori e volti noti

Caro Alberto
Alberto Sordi in un'immagine di repertorio.

MILANO – L’Italiano per antonomasia, uno degli attori più popolari di sempre e per molti semplicemente l’Albertone Nazionale. Adesso, a vent’anni dalla sua morte arriva Caro Alberto. Le lettere ritrovate nell’Archivio Sordi (Edizioni Laterza) un volume che raccoglie lettere inedite di ammiratori, di personaggi famosi del mondo dello spettacolo e della politica, di persone che hanno avvertito un’esigenza intima di scrivere ad Alberto Sordi, proprio come si farebbe ad un amico. Sono lettere custodite dalla Fondazione Museo Alberto Sordi in un numero considerevole – oltre migliaia – di cui ritroviamo in questo libro solo una minima parte ricevute dall’attore, scomparso nel febbraio 2003, durante e dopo la sua vita.

caro alberto
La copertina di Caro Alberto di Alberto Crespi- Edizioni Laterza

Tante attestazioni di stima? Sì, ovviamente, ma sfogliando le pagine, ecco anche semplici confidenze, racconti di vita personale, condivisione di gioie e dolori. Ci sono le lettere dei suoi ammiratori e di gente comune, ci sono quelle di amici e colleghi – Monica Vitti, Gina Lollobrigida, tra gli altri – e ci sono quelle di personalità importanti che parlano all’attore, ma anche all’amico. Quello che traspare da questi tanti scritti, che hanno solcato una linea del tempo di un’Italia dolceamara, è il profondo rispetto e la sincera ammirazione nei confronti dell’uomo, prima che dell’attore, un uomo in cui ci si può riconoscere senza cercare inutili elementi accessori, ma solo la schiettezza di persona reale che il popolo (e non solo romano, attenzione) ha sentito come suo.

La lettera di un’ammiratrice contenuta in Caro Alberto

C’è quindi chi in lui vede un padre, chi un fratello, chi addirittura anche un possibile compagno di vita (divertenti alcune proposte di inviti a cena perché «non sono proprio così brutta»), chi ancora la possibilità di alleviare il proprio dolore di un’esistenza certamente non semplice. Perché? Perché «finché c’è Alberto c’è speranza». Il libro – curato dal sempre bravo e competente Alberto Crespi – si compone di tre parti: la prima racchiude le lettere dei fan, amanti del cinema e dei suoi film, alcuni con la velleità di proporre l’opera unica più grande di tutti i tempi, un capolavoro in grado di segnare la storia del cinema. Qui troverete anche confessioni più o meno dolorose o semplicemente la condivisione di un sentimento provocato dalla visione di uno dei suoi tanti film.

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Alcune delle foto contenute nel volume

La seconda parte è invece un insieme di lettere di personalità dello spettacolo e della politica, ma prima di queste troviamo anche una bella selezione di foto dall’album di famiglia. Le missive sono per lo più biglietti di auguri o inviti a serate mondane. Il rammarico di Monica Vitti per non poter festeggiare il compleanno dell’attore, ma anche «la recitazione che distrae dalla vita e permette di giocare ancora». Le reciprocità della stima e della simpatia riconosciuta in un biglietto dall’onorevole Giulio Andreotti con l’augurio «di trattarsi sempre a lungo e bene», un impegno a mantenere saldi i valori dell’amicizia.

Caro Alberto
Alcuni degli omaggi all’indomani della morte dell’attore contenuti in Caro Alberto

Ci sono poi lettere di ben tre Presidenti della Repubblica – Leone, Scalfaro e Ciampi – e prima della terza e ultima parte ancora foto, questa volta di vita vissuta tra il set e il jet-set. Le ultime solo le lettere dopo la scomparsa, con il sonetto in apertura scritto da Gigi Proietti e letto durante i funerali di Sordi in un momento di addio tanto partecipato quanto sentito nella sua Roma. Sono messaggi spediti o lasciati davanti alla casa di cui tutti conoscevano l’indirizzo, scritti con il coinvolgimento di chi si sente uno di famiglia, con la serenità di chi sta salutando un amico che fino a quel momento non lo ha mai tradito. Un uomo che, anche con una fede calcistica differente (tema tanto caro a molti romani), diventa Re della Roma e Re del mondo.

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