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Captain Phillips | Tom Hanks, i pirati somali e un finto eroe nazionale

Paul Greengrass ricostruisce un fatto di cronaca che nel 2009 scosse profondamente l’America

captain phillips

MILANO – A volte, quando la finzione piega la realtà alle sue esigenze, anche se per celebrarla, finisce per fare più danni del previsto. È il caso di Captain Phillips – Attacco in mare aperto (lo trovate su CHILI), diretto da Paul Greengrass nel 2014 e interpretato da un intenso e drammatico Tom Hanks. Il film e le sue interpretazioni hanno molti pregi, che gli sono valsi sei nomination agli Oscar, ma per quanto riguarda le scelte nel modo di raccontare gli eventi, Captain Phillips ha mancato il bersaglio, tanto da tirarsi addosso ben due procedimenti legali da parte di alcuni ex membri dell’equipaggio.

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Tom Hanks in una scena di Captain Phillips – Attacco in mare aperto

Partiamo dai fatti. È il 7 aprile 2009, il cargo danese Alabama battente bandiera americana sta navigando al largo della costa orientale dell’Africa diretto verso Mumbasa, in Kenya. L’equipaggio è formato da una ventina di uomini, compreso il comandante, il capitano Phillips. Verso sera, tra gli ambienti della nave suona l’allarme per una barchetta che sta seguendo il cargo ma che poco dopo scompare alla vista. Il capitano ignora l’accaduto, ignorando anche le numerose mail che erano arrivate nei giorni precedenti circa l’esponenziale aumento di pericolo di attacchi alle navi da parte dei pirati.

Il vero capitano Phillips al rientro negli Stati Uniti

La mattina dopo, infatti, una nave molto più grande si avvicina minacciosamente al cargo: è l’inizio dell’attacco alla nave americana da parte dei pirati somali. Phillips viene fatto prigioniero, mentre il suo equipaggio riesce a catturare il capo dei pirati, Abduwali Muse. Non riescono ad arrivare a un accordo, e solo l’intervento della Marina statunitense riesce a mettere fine all’attacco, con quattro pirati uccisi e il loro capo arrestato. Ciò che ha portato alcuni membri dell’equipaggio ad attaccare ferocemente il film, prima sui giornali e poi in tribunale, è stato il dipingere Phillips come un eroe nazionale disposto a sacrificarsi per il proprio equipaggio.

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I pirati somali di Captain Phillips – Attacco in mare aperto

Non solo Phillips non venne fatto prigioniero perché si offrì al posto dei suoi uomini ma perché semplicemente i somali non rispettarono lo scambio tra lui e il capo dei pirati, ma il suo carattere, il suo comportamento e il suo modus operandi nel film sembrerebbero non corrispondere per niente a come era Phillips nella realtà. Scontroso, irascibile, testardo: l’equipaggio non era contento del suo comando. Oltre ad aver ignorato gli avvisi riguardo gli attacchi dei pirati, avrebbe anche violato le indicazioni per evitare gli assalti, che indicavano di restare a meno 600 miglia dalla costa, quando l’Alabama sarebbe rimasto all’incirca a 300 miglia.

La nave cargo danese Alabama di Captain Phillips – Attacco in mare aperto

A distanza di dodici anni, la verità giuridica su ciò che avvenne sulla nave cargo quel giorno non è ancora venuta a galla, troppe le versioni ricostruite tra l’equipaggio, il capitano e la compagnia navale. Fu un evento che scosse l’America e la cui ferita era ancora aperta quando il film uscì nelle sale, anche perché per la prima volta in 200 anni una nave battente bandiera americana tornava ad essere assalita dai pirati. Insomma, la storia di Captain Phillips – Attacco in mare aperto è un importante pezzo di cronaca americana, ma forse questa volta Hollywood ha un po’ esagerato con l’esaltazione dei suoi eroi nazionali.

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Qui potete vedere il trailer di Captain Phillips – Attacco in mare aperto:

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