ROMA – Si sa, Franco Califano è stato molte cose. Cantante, musicista, autore di testi, produttore musicale, uomo dalla turbolenta vita privata. Amante delle donne e da loro ricambiato, Califano ha scritto una parte fondamentale della nostra storia musicale ma la sua di storia ancora non era stata raccontata, fatta eccezione per Non escludo il ritorno, pellicola del 2014 diretta da Stefano Calvagna. Il mito, la sua storia umana e artistica rivivono oggi, a quasi undici anni dalla scomparsa, grazie ad un film prodotto da Rai Fiction in onda l’11 febbraio su Rai1. A prestare volto, voce e anima al Califfo è Leo Gassmann al primo – e riuscitissimo – tentativo davanti alla macchina da presa. Buon sangue non mente e Gassmann non delude le aspettative personificando il Califano delle origini, del successo e del tracollo con sensibilità e audacia. «Califano è un personaggio provocatorio e caleidoscopico, non ne abbiamo fatto un santino, parliamo del poeta e dell’istrione», ha detto la sceneggiatrice Isabella Aguilar.
Franco è un giovane bello di una bellezza rude e sbruffona che caratterizza da sempre i personaggi romani. Dentro e fuori dallo schermo. Fa i fotoromanzi, viene riconosciuto dalle ragazze che non resistono al suo fascino e che in lui riconoscono lo stereotipo del bello e maledetto. Franco si barcamena tra lavori veri e improvvisati, tra la scrittura di poesie – che poi diventeranno meravigliosi testi di canzoni – e la musica, a cui arriva quasi per caso. Tutto nasce dall’incontro con Antonello Mazzeo – amico di una vita e compagno degli inizi nei primi locali – e con Edoardo Vianello che crede in lui e lo porta a Milano dove Franco diventa autore di testi per i più grandi: Ornella Vanoni, Mia Martini, Caterina Caselli, lo stesso Vianello e tanti altri. Poi arriverà il cantautorato e il ritorno a Roma, successi senza tempo come Tutto il resto è noia, la sua canzone più celebre.
Nel mezzo del successo però irrompe la vita privata: un matrimonio in giovane età da cui nasce la sua unica figlia, Silvia, storie d’amore con personaggi dello star system di quegli anni, vere e presunte – tanti i flirt che gli sono stati attribuiti, tra questi anche uno con Ornella Vanoni mai confermato – fra tutte le relazioni quella più importante con la cantante e attrice Mita Medici, al secolo Patrizia Vistarini, ma anche amicizie discutibili come quella con il malavitoso milanese Francis Turatello, che lo portarono ad avere problemi con la legge e una storica dipendenza dalla cocaina fino all’arresto, nel 1984, per associazione di stampo mafioso e traffico di stupefacenti. Luci, ombre e la musica come mezzo per esprimere il vuoto e un senso di solitudine che lo accompagnò per tutta la vita.
Emozioni cristallizzate perfettamente in canzoni come Tutto il resto è noia – il racconto della ciclicità dell’amore dal brivido del primo incontro fino al sopraggiungere della quotidianità e della noia – o La musica è finita, quest’ultima scritta proprio per l’amata Ornella. Due puntate scandite da grandi performance musicali dello stesso Gassmann – che interpreta tutte le canzoni del Califfo – e di altri talentuosi attori tra cui in particolare si distingue Valeria Bono, nei panni di una giovane Vanoni, che la interpreta in tutta la sua ironia e il suo fascino senza tempo. «È stato un viaggio incredibile, ho letto e visto ogni cosa su Califano, mi sono confrontato con un coach, ho anche perso sei chili», ha affermato Gassmann.
A supportarlo nella costruzione del personaggio sono stati soprattutto coloro che il vero Califano lo hanno amato e conosciuto, come i suoi più cari amici Antonello Mazzeo e Alberto Laurenti: «Sono stati loro ad aprirmi le porte del loro cuore e fatto conoscere Franco da vicino», ha affermato il cantante. Un mito che viene (ri)scoperto grazie a un cast giovane e talentuoso, guidato dallo sguardo esperto di Angelini e sorretto dall’interpretazione del protagonista, già lanciato verso un futuro folgorante. Da non perdere.
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