in

Armando Trovajoli | Se una mostra celebra una leggenda in musica, tra jazz e cinema

Dall’11 marzo al 14 maggio al Museo di Roma in Trastevere un’esposizione celebra il compositore

Armando Trovajoli
Armando Trovajoli. Foto di Massimo Sestini.

ROMA – «Una mostra gioiosa come molte delle sue musiche». Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, definisce così Armando Trovajoli. Una leggenda in musica, l’omaggio che la Città Eterna fa al grande pianista compositore e direttore d’orchestra con una mostra visitabile dall’11 marzo al 14 maggio 2023 al Museo di Roma in Trastevere nel decennale della sua scomparsa. «Una mostra doverosa che celebra una delle figure più importanti che Roma e l’Italia abbiano mai avuto e che ci consente di apprezzare un percorso artistico davvero straordinario. Un punto di partenza per una politica culturale attenta a tutto tondo per una città che deve tornare ad essere centro di cultura contemporanea oltre che di conservazione dei propri tesori artistici e che in Trovajoli trova tradizione e internazionalità».

Uno degli spazi della mostra dedicati a Trovajoli

Musicista eclettico e versatile, Armando Trovajoli ha raccontato in musica quasi ottant’anni di vita e di costume italiani grazie al sodalizio con alcuni dei registi più importanti e prolifici del nostro cinema, da Dino Risi a Ettore Scola. «Una mostra non facilissima per due motivi», confessa Alessandro Nicosia, curatore e organizzatore della Mostra insieme a Mariapaola Trovajoli e Federica Nicosia, «Da un lato raccontare una storia lunga novant’anni di un personaggio così significativo, dall’altro confrontarsi con un ricchissimo materiale custodito per decenni che ha comportato delle scelte». Sono nove, infatti, le sezioni in cui è suddivisa l’esposizione: Gli inizi, Il Jazz, Il Pianoforte, La Radio, Il Cinema, Le Commedie musicali, La Televisione, Le Passioni, Il Maestro e Roma.

Armando Trovajoli e Ettore Scola

Oltre 300 le colonne sonore firmate, da Riso amaro a La Ciociara passando per Ieri, oggi domani, Una giornata particolare, Operazione San Gennaro e C’eravamo tanto amati, che la Mostra celebra dedicandogli un’intera area del Museo, tra foto, vinili, spartiti, lettere e disegni. La testimonianza di un tempo glorioso del nostro cinema in cui Trovajoli è stato assoluto protagonista accompagnando con le sue melodie l’Italia del dopoguerra. «Sono sempre stata due o tre passi dietro a mio marito», racconta emozionata Mariapaola Trovajoli, «Non è stato facile per me portare fuori questi oggetti dal suo studio. Era un uomo riservato e aveva molto pudore. Non so se sarebbe stato contento. Ma vorrei che molto di questo patrimonio venisse conservato».

Una delle stanze della Mostra

A chiudere il percorso espositivo la lunga e fortunata parentesi dedicata alla commedia musicale a partire, ovviamente, da Rugantino, opera di Garinei e Giovannini che ha debuttato al Teatro Sistina di Roma nel 1962 divenuta poi uno dei classici del teatro musicale italiano grazie anche ad un brano immortale come Roma nun fa la stupida stasera. «Il nostro rapporto andava al di là di quello professionale», confessa Valerio Mastandrea che nel 1998 vestì proprio i panni di Rugantino, «Anche perché quello partì come credo partissero tutti i rapporti molto intensi che avrebbe avuto Armando: non dico con degli insulti, ma quasi! Sabrina Ferilli è sempre riuscita a dare dei giudizi sugli attori straordinari. Mi disse: “Nella foresta ti hanno preso, nella foresta ritornerai”. E proprio perché venivo dalla foresta, quando feci l’audizione, accompagnato dal Maestro Sechi, Trovajoli dandomi le spalle alla fine del brano disse a Garinei: “Piè secondo me lo po’ fa. C’ha er culo secco”».

Armando Trovajoli
Valerio Mastandrea e Armando Trovajoli. Archivio Mariapaola Trovajoli

«Ne ho un altro di aneddoto per far capire quanto ho dovuto faticare per fare breccia nel suo cuore, anche se secondo me ce l’ho fatta subito, mi voleva bene», prosegue l’attore, «Incidemmo il cd prima dello spettacolo e andammo al Forum. Andai lì due, tre giorni prima che toccasse a me perché avevo paura. Il giorno prima del mio debutto mi guardò e mi disse: “E mo so cazzi tuoi”. Il suo modo per spronarmi a fare le incisioni. Io e Armando eravamo così. Mi manca tanto e mi manca tanto l’idea che oggi potesse confrontarsi con le piattaforme per una serie TV. Mi piace immaginarlo che si mette seduto e durante una call gli chiedono cose che non capisce perché appartiene a una stagione più umana del nostro mestiere. Il mondo è cambiato tanto da Rugantino ad oggi e sapere che non possa misurarsi anche con questo mi dispiace. Ho nostalgia di ciò che non è accaduto».

  • Volete scoprire la sezione Soundtrack? La trovate qui
  • Profumo di donna: alla riscoperta di quel capolavoro firmato da Trovajoli

Qui potete ascoltare un brano di Profumo di donna:

Lascia un Commento

Da Isabelle Huppert a François Ozon, se il cinema francese va in scena a Rendez-Vous

Tra la famiglia e il basket | Michael Shannon e le lezioni di vita di Wolves