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Alice Rohrwacher: «Ermanno Olmi, il mio Lazzaro e una fiaba che crede ancora nel prossimo»

Palma d’oro per la sceneggiatura Cannes, la regista racconta il suo Lazzaro felice, in sala dal 31 maggio

Alice Rohrwacher sul tappeto rosso di Cannes.
Alice Rohrwacher sul tappeto rosso di Cannes.

CANNES – Alice Rohrwacher ha sfilato con ottantuno colleghe sul tappeto rosso di Cannes per ricordare l’esigua presenza di donne tra i vincitori alla Croisette. Poi, ha presentato in concorso la sua nuova pellicola: Lazzaro Felice, in uscita il 31 maggio in sala per 01 Distribution e vincitrice della Palma d’oro per la migliore sceneggiatura. Ha le idee chiarissime, non ha alcun problema ad esporle basta solo non chiederle di raccontare il rapporto con la sorella Alba perché fa scena muta. Aggiungendo poi: «Questa domanda l’ho già sentita». Alba la guarda. Poi aggiunge: «Il capo è lei». Vale a dire: fine della questione. Ma cos’è Lazzaro Felice? È uno spaccato sociale che racconta di come una marchesa di dubbia moralità, Nicoletta Braschi, sfrutti i braccianti della sua tenuta anche dopo la fine della mezzadria. Uno di loro è il protagonista del titolo, un ragazzo di rara bontà che influenzerà le vite di chi lo circonda in modo eccezionale.

Alice Rohrwacher a Cannes al termine di Lazzaro felice.

LA RELIGIONE «Lazzaro felice è religioso in senso pre-religioso, con un riferimento preso dal libro per bambini di Chiara Frugani, San Francesco e il lupo: un’altra storia. Nella favola non c’è una morale che il Santo fa al lupo. L’animale non lo mangia perché capisce che è un uomo buono. Questo è un film spirituale, ma fatto di corpi, luoghi, odori e lavori, ambientato in un mondo arcaico del passato prossimo dove cinquantaquattro contadini sono stati ritrovati in un residuo di stato feudale…».

Adriano Tardiolo e Alba Rohrwacher in una scena di Larrazo felice.
Adriano Tardiolo e Alba Rohrwacher in una scena di Lazzaro felice.

 

IL CASTING «Il provino per il ruolo di Lazzaro? È successo tutto al contrario. La responsabile del casting ha conosciuto Adriano Tardiolo nella sua scuola e me l’ha segnalato. Gli abbiamo proposto la parte e ha risposto educatamente: «No, grazie». Per convincerlo gli abbiamo chiesto di fare un mese di prove prima di decidere e per fortuna, alla fine, ha accettato. Invece ho voluto Nicoletta Braschi perché in questo mondo in bianco e nero lei è una cattiva gentile, il che la rende più pericolosa. Quando l’ho incontrata ho capito che è una donna fuori dal tempo, capace d’incarnare la mancanza di epoca concreta in cui opera la marchesa».

Nicoletta Braschi e Luca Chikovani in una scena di Lazzaro felice.
Nicoletta Braschi e Luca Chikovani in una scena del film.

 

WOMEN’S MARCH «Vedo due fili paralleli ma non sovrapposti: presento alla Croisette il film come donna ma prima ancora come persona. Quella marcia fatta sul red carpet è una selezione di sguardi di persone sul mondo, senza distinzione tra femmine e maschi. Un po’ come succedeva per i bagni alle elementari. Sono 1645 gli uomini che hanno vinto Cannes, mentre le donne sono solo 82 ed è stata un’emozione immensa rappresentarle. Speriamo che quest’immagine diventi realtà».

La Women's March di Cannes71.
La Women’s March di Cannes71.

 

IL PERSONAGGIO «Lazzaro rappresenta gli ultimi, quelle persone che non si mettono mai in primo piano, anzi scelgono i posti in fondo alla fila per non disturbare. Per me il film racconta questo: una fiaba su un ragazzo che ha una fiducia incondizionata nel prossimo, una persona vera che si fida degli altri. Elsa Morante diceva che siamo passati dal primo Medioevo al secondo, da quello sociale a quello più umano, di disgregazione. Tutto cambia e tutto rimane com’è e non spetta a me dire se sia meglio o peggio. Lascio che sia il pubblico a dare la sua interpretazione».

Adriano Tardiolo, Alice Rohrwacher e Luca Chikovani al festival di Cannes.
Adriano Tardiolo, Alice Rohrwacher e Luca Chikovani a Cannes.

 

LA CANZONE «Ho scelto Dreams (Will Come Alive), un brano dance del 1994, come colonna portante del film perché – anche se il periodo storico è inventato – alcuni dettagli sono stratificati nel tempo. Ho pensato che la marchesa avesse tenuto segregati questi uomini per una quindicina d’anni, congelandoli nel passato e che il figlio Tancredi ascoltasse questa canzone come tormentone dell’estate…».

 

ERMANNO, ERMANNO «Parlare di Ermanno Olmi adesso è doveroso, necessario e commovente perché non c’è sguardo che mi manchi di più. È stato mastro e maestro. Ecco perché avevo forte il desiderio di fargli vedere Lazzaro felice. Non ci sono riuscita, anche perché l’ho concluso solo mercoledì scorso. Sono venuta a Cannes senza aspettarmi nulla, con una scommessa, e sono felice che questo progetto bislacco sia stato ben accolto».

  • La reazione della sala di Cannes alla proiezione di Lazzaro felice:

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