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Se Hollywood diventa improvvisamente Hollyweed

Zach Fernandez, Seth Rogen, la marijuana e le nuove abitudini di West Hollywood

«Buon anno, Hollywood. È il 2018. La marijuana è finalmente consentita e le molestie sessuali non lo sono. Sarà un bell’anno». Così scherzava il comico Seth Meyers nel monologo d’apertura dell’ultima edizione dei Golden Globe. Ma quando si parla di Hollywood e marijuana, il primo Seth che viene in mente è Rogen, l’attore noto per le sue parti da fumato nelle commedie di Judd Apatow, poi anche regista, nonché appassionato difensore pubblico dell’uso della cannabis. Rolling Stone nel 2014 lo definì lo Stoner King of Hollywood (il re dei fumati di Hollywood), dedicandogli una copertina dopo che alla prima del suo The Interview aveva incitato gli spettatori a «fumare erba in sala».

Seth Rogen con James Franco in Strafumati.

Se la California mostra la via al resto del mondo scrollandosi di dosso i pregiudizi della disinformazione e riposizionando la marijuana come prodotto di benessere e un’alternativa meno calorica al drink del dopo il lavoro, ci chiediamo se anche Hollywood si adeguerà a rappresentare la cannabis sotto una nuova luce. Seth Rogen finora dice di non notare grandi differenze e citando il suo film del 2013 ha dichiarato: «C’è una scena in This Is The End in cui si vede un cespuglio d’erba sul tavolo, e gli spettatori in sala hanno accompagnato la scena con vere e proprie grida d’esultazione».

Ancora Rogen, qui alle prese con uno strano marchingegno…

Così, ispirata dal video che giorni fa il canadese ha pubblicato sul suo profilo Instagram, in cui è alle prese con un bong così sofisticato da sembrare disegnato dalla Nasa (il post recitava: «Ho tossito
per i 25 minuti successivi mentre la mia splendida moglie mi derideva»), ho fatto una capatina nei nuovissimi negozi di cannabis a scopo ricreativo in città. Innanzitutto, ora è legale per qualsiasi over 21, ma i negozi sono ancora pochissimi, tre o quattro da quel che ho intuito, tutti a West Hollywood.

La vetrina dello Zen Healing di West Hollywood.

Mi metto in fila e osservo la clientela variegata: businessman che sembrano appena usciti dall’ufficio, donne eleganti e sofisticate, donne che hanno tutta l’aria di essere mammine che sghignazzano in fila con le amiche, anziani mal ridotti, anziani ben ridotti, ragazzi che non sembrano affatto maggiorenni e con ogni probabilità dispongono di una carta d’identità fasulla (già le usano per bere alcolici nei locali). Pochi però, qui ci sono soprattutto adulti.

L’insegna di Hollywood rielaborata dall’artista Zach Fernandez.

Per entrare basta un documento di identità, nel mio caso il passaporto. Il commesso è gentilissimo, mi informa sulle due qualità disponibili, poi suddivise in decine di nomignoli e sfumature di verde. Sativa: è per lavorare e far funzionare il cervello incrementando la creatività, oltre la risarella; ottima scelta diurna. Indica è più un antidolorifico, un aiuto per chi ha problemi di insonnia, un incentivo per l’appetito; scelta più che altro notturna. Si vende sfusa o già rullata e in mille forme: ci sono lecca lecca, cioccolata fondente, al latte, con le noccioline, caramelle, muffin, biscotti e persino creme per il corpo.

L’autoritratto di Zach Fernandez sul suo profilo Instagram.

La macchina per la carta di debito non funziona e a una signora mancano tre dollari per pagare in contanti. «Non si preoccupi, glieli metto io», interviene un ragazzino ancora in fila. Peace & love! Tra Hollywood e Hollyweed il salto potrebbe essere breve, come ci ha mostrato l’artista Zach Fernandez quando lo scorso Capodanno cambiava l’iconica scritta modificando appena le “o” con due “e” senza neppure compiere atti vandalici. «L’ho fatto per per portare luce, positività e felicità», aveva dichiarato al New York Times, dopo essersi consegnato alle forze dell’ordine. Utopia di retaggio hippie? Forse, o forse no. You may say I’m dreamer, but I’m not the only one…

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