Manuela Santacatterina MILANO – «I Repubblicani hanno nominato Lindbergh e tutto è cambiato». A parlare è Philip Roth. O meglio, il Philip Roth bambino nell’America del 1940, voce narrante de Il complotto contro l’America (The Plot Against America, in Italia edito da Einaudi), opera a metà strada tra romanzo fantapolitico e memoir storico, pubblicato nel 2004. Oggi quelle pagine sono diventate una miniserie di sei puntate creata da David Simon e Ed Burns – sì, proprio la coppia a cui dobbiamo The Wire – che ha debuttato lo scorso 16 marzo sulla HBO (da noi arriverà su Sky Atlantic) con un cast all star. Da Winona Ryder a Anthony Boyle passando per Zoe Kazan e John Turturro.
Ma di cosa parla lo show? Newark, giugno del 1940. I bambini giocano per strada, tra partite a baseball e salto alla corda, mentre le madri, tra una chiacchiera con le vicine e un occhio ai fornelli, li controllano da lontano. Una classica scena da sobborgo americano di lì a poco sconvolta dalla decisione di Charles Lindbergh, aviatore antisemita ed eroe nazionale, di scendere in politica. Il suo avversario elettorale? Franklin Delano Roosevelt. «La scelta non è tra me e Roosevelt. Ma tra me e la guerra» tuona in uno dei suoi discorsi alla Nazione. La sua elezione – con Burton K. Wheeler come vicepresidente ed Henry Ford come ministro dell’Interno – porta gli Stati Uniti a stringere un patto con Germania e Giappone proclamandosi neutrali durante la Seconda Guerra Mondiale.
Esattamente come The Man in the High Castle di Philip K. Dick – già adattato per il piccolo schermo da Amazon -, anche Roth immagina una storia americana alternativa raccontandola attraverso gli occhi di una famiglia ebrea della classe operaia del New Jersey. L’elezione del nuovo Presidente fa crollare in loro ogni fiducia in quel Paese simbolo di libertà e possibilità che, invece, assume contorni sempre di più simili a quelli di un regime fascista al grido di “America First”. Vi ricorda nessuno?
«La scelta di realizzare questa serie oggi non è quella di decidere come sarebbe stata l’America sotto Charles Lindbergh, o se l’antisemitismo avrebbe mai potuto portare qui ad una sorta di gulag o Olocausto per ebrei», ha raccontato David Simon a Variety, «È tutto un’allegoria di questo momento. Non si tratta di Lindbergh ma di Donald Trump. E non si tratta degli ebrei, tra i più vulnerabili tra i recenti gruppi di immigrati, ma delle persone con la pelle scura, dei musulmani». Così, a pochi mesi di distanza da lancio di Hunters, serie su un gruppo di ebrei capeggiati da Al Pacino a caccia di nazisti negli Stati Uniti degli anni Settanta, appare sempre più chiaro come la serialità racconti il presente traslando il passato.
Anche The Terror: Infamy raccontando la deportazioni dei nippo-americani in campi di lavoro all’indomani di Peral Harbor ha teso un parallelo con le immagini dei trasferimenti di massa della comunità latino-americana perpetrati dall’amministrazione Trump. L’onda dell’antisemitismo, del razzismo e del populismo trova un’altra voce pronta a denunciarne la pericolosità traducendo in immagini le parole profetiche scritte da Roth ne Il complotto contro l’America. «Ha cannibalizzato la storia della sua famiglia per dare vita a un motore che ti fa davvero interessare all’esito della storia americana», ha sottolineato lo showrunner, «molto più di un semplice trattato politico».
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Qui potete vedere il trailer de Il complotto contro l’America:
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