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High Fidelity | Se il sound di Zoë Kravitz non fa rimpiangere John Cusack

Il romanzo cult di Nick Hornby e quella serie di Disney+ che poteva essere un azzardo…

Zoë Kravitz in High Fidelity
Zoë Kravitz in High Fidelity

MILANO – «How can you mend a broken heart?» si domandava una vecchia (e grande) canzone. Nel caso di Rob si tratta di trascorrere il tempo a stilare top 5 di ogni cosa, chiudendosi nel proprio negozio di musica con gli amici, per ripensare in modo ossessivo a tutte le proprie relazioni sbagliate. Se la storia vi sembra famigliare significa che avete letto il romanzo cult di Nick Hornby, High Fidelity, o che avete visto Alta fedeltà, l’adattamento cinematografico con John Cusack del 2000. Venti anni più tardi però quel sublime mix di cuori infranti e note perfette ritorna sullo schermo, quello televisivo, e ora Rob ha l’aspetto di Zoë Kravitz in High Fidelity, serie che ora trovate su Disney +, in Star.

Alta Fedeltà
Zoë Kravitz è Robyn “Rob” Brooks in Alta Fedeltà

Non più solo una figlia d’arte – papà e mamma sono Lenny Kravitz e Lisa Bonet (quest’ultima nel cast del film originale) -, ma un’attrice in piena ascesa dopo Big Little Lies. La sua Rob vive a Brooklyn e veste spesso come Kurt Cobain, con un tocco alla Michael Jackson, quando indossa calzini bianchi e mocassini. È una ragazza che vive seguendo un ritmo tutto suo, quello scandito dai dischi in vinile, mentre cerca di riprendersi dalla rottura con Mac. Altri segni particolari? Rob ha come fata madrina Debbie Harry (!). A condividere le giornate con Rob ci sono l’amica Cherise (Da’Vine Joy Randolph) e l’ex boyfriend che si è scoperto gay Simon (David H. Holmes).

High Fidelity
Una scena di High Fidelity

Uniti da una viscerale passione per la musica, i tre hanno un rapporto quasi simbiotico con i dischi tanto da “scegliere” a chi venderli, come vediamo in una scena già cult: una cliente vuole regalare Off the Wall al fidanzato, ma la poverina si ritrova incastrata in una discussione fra i protagonisti, che si domandano quanto sia opportuno commercializzare la musica di un (presunto) pedofilo. E subito il nostro pensiero va alle polemiche su Polanski e Allen. Ma ritornando alla serie High Fidelity,, vi possiamo garantire che non siamo di fronte a un semplice (ri)arrangiamento della storia di Hornby (qui convolto come produttore esecutivo) o ad una cover a episodi del film di Frears.

High Fidelity
Da’Vine Joy Randolph e David H. Holmes in scena con Zoë Kravitz

La nuova Alta Fedeltà ha un’identità o un sound, se preferite, tutto suo e ben definito. Non si crogiola nella nostalgia, ma si adatta allo spirito del tempo: Rob vive in vinile, ma pratica la sottile arte di creare playlist usando Spotify (sì, quello che sentite in sottofondo è il rumore del cuore dei puristi che si spezza). Insomma, sì: High Fidelity è un gioiellino televisivo da non perdere e il merito è anche delle showrunner Sarah Kucserka e Veronica West che hanno affidato la loro creatura a un team di registi tra cui spicca il nome di Natasha Lyonne, ovvero, il genio che ha ideato Russian Dolls. Che jam session pazzesca!

Qui potete vedere il trailer di High Fidelity:

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