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X&Y | Nella mente di Anna Odell tra Lars von Trier, ruoli di genere e sessualità

I ruoli di genere, il rapporto con l’arte e l’indagine sociale. Ecco perché vedere il film dell’artista svedese

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MILANO – Nei Paesi del Nord Europa la performance art ha trovate alcune delle sue massime espressioni, oltre a molti in casi in cui l’arte cinematografica è stata portata ai suoi estremi, come dimostra Lars von Trier. Questa volta, dalla Svezia, è l’artista Anna Odell a mettere in scena un film che di film sembra avere molto poco. Non l’enfant prodige svedese, ma l’enfant terrible, una delle artiste più interessanti, conflittuali e intelligenti degli ultimi decenni. Con X&Y – Nella mente di Anna, in sala ora (se lo trovate), si spinge ora a fare un passo avanti e a sondare i ruoli di genere con un lavoro affascinante, un esperimento sociale, se così lo si vuole chiamare, che esplora identità, sesso, recitazione, responsabilità artistica, e molto altro ancora.

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Anna e Mikael con gli attori alter ego in X&Y

Un film non film, perché anche noi che guardiamo non capiamo subito cosa c’è sullo schermo. Quello della Odell è un’opera che, allo stesso, è tempo costruzione e ricerca. Vediamo il racconto e la sceneggiatura crearsi sotto i nostri occhi, ma vediamo anche Anna osservare gli attori che ha scelto per capire dove la sua indagine la sta portando. Sono nomi rinomati del cinema nordico che partecipano a questo suo particolare progetto: Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, Thure Lindhardt, Sofie Gråbøl, Shanti Grau Roney e Vera Vitali. Non sanno di cosa si tratti, che copione devono seguire – perché un copione non esiste – o quale sia l’obiettivo finale. Nemmeno Anna, a dire il vero, lo sa. La sua è una ricerca in corso d’opera, lo scoprirà solo vivendo i risultati.

L’ambiente di X&Y ispirato al Dogville di Lars von Trier

Sono tanti i rimandi al grande cinema d’intenti che troviamo e a cui Anna sembra ispirarsi. Qualcosa della struttura di Synecdoche, New York di Charlie Kaufman e, ovviamente, il mito Lars von Trier. L’umorismo dark è quello de Il grande capo, mentre la particolare scenografia è un diretto rimando alla stramba cittadina di Dogville. Sono questi gli ingredienti con cui l’artista svedese dà il via al suo esperimento: esplorare i ruoli tra uomo e donna, e sondare l’intersezione tra arte e genere. Non un compito facile, che fa perdere a tratti il confine tra realtà e finzione. Gli attori si scambiano i ruoli, le donne interpretano gli uomini e viceversa, tutti giocano tutto il tempo ad essere gli alter ego di Anna e Mikael. Una collisione di personalità e attitudini, dove gli individui sono costretti a mettersi nei panni degli altri.

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Una scena di X&Y

A pensare e parlare come loro, a scoprire tutti i lati della loro personalità e mettere a nudo la propria sessualità. Anna Odell crea un meta-racconto, un film nel film che collassa poco a poco sotto tutti i suoi strati. Un’idea geniale ma forse troppo avanti sui tempi, a cui non tutti sono ancora pronti. In fondo siamo animali abbastanza semplici, non ci piace essere sfidati e vederci messe di fronte, davanti agli occhi di tutti, quelle parti che teniamo più strette nella nostra intimità, nel nostro privato, e che preferiremmo tenere per noi. Un attacco frontale e sfacciato a tutti quei ruoli e stereotipi tra uomo e donna a cui la società ci ha abituati. Vi sembrerà di non capirci niente, ma X&Y rimarrà con voi per molto tempo dopo averlo visto.

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