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Timothée Chalamet e Armie Hammer: «La nostra lunga estate italiana, tra ricordi e orgoglio»

Chiamami col tuo nome arriva in Digitale, Dvd e Blu-Ray. E in questo dialogo i due attori ricordano il set

Timothée Chalamet e Armie Hammer al Palm Springs Festival lo scorso gennaio. Foto Shutterstock

Senza dubbio una delle coppie dell’anno, Timothée Chalamet e Armie Hammer in Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino arrivano ora in digitale su CHILI e in home video per Universal in un doppio formato Dvd e Blu-Ray con una serie di contenuti speciali che comprende il making of della pellicola nonché il commento e le conversazioni con il cast. Un viaggio a ritroso nell’estate di Elio e Oliver che qui rivive nelle parole dei due protagonisti che ripercorrono l’avventura in questo curioso dialogo.

Chalamet e Hammer sul set a Crema.

Armie Hammer «Vediamo, vediamo: non saprei da dove cominciare. Tutto si fonde in un unico, perfetto, ricordo che comprende anche il cibo incredibile, la compagnia deliziosa, il paesaggio mozzafiato, la villa maestosa in cui giravamo e il tempo speso con Luca (Guadagnino, nda), il cast e la troupe».

Timothée Chalamet «E a un certo punto sembrava che sul set la vita e la natura si fondessero: mi bastava pedalare fianco a fianco con Armie fino al lavoro per sentirmi in pace. Di solito quando giri un film ognuno è chiuso nel suo camerino o camper, ma qui condividevamo una stanza dove scambiavamo idee ed emozioni…».

A.H. «Sì, una situazione unica e poi tutti quei riconoscimenti, arrivati in maniera inaspettata: nessuno poteva immaginare che un anno dopo aver girato questo piccolo film nella campagna italiana saremmo stati ancora qui a parlarne e saremmo passati anche dalla Notte degli Oscar. Per me i premi sono la prova dell’affetto del pubblico, in un mondo sempre più folle e spaventato all’idea di una pellicola che celebri l’amore».

Gli adesivi di Chiamami col tuo nome.

T.C. «Anche perché il nostro obiettivo principale era restare fedeli al libro il più possibile: l’opera di Aciman ha sempre avuto un grande seguito e noi volevamo rendergli omaggio. Ci ha sorpreso quest’accoglienza e ne siamo onorati perché la storia racconta che l’amore è amore e che l’accettazione di sé è una grandissima motivazione, mentre l’unica sofferenza senza senso è l’odio per se stessi».

A.H.: «Sì, è la più grande soddisfazione che ho ricevuto dall’esperienza di Chiamami col tuo nome è stata un messaggio che mi hanno scritto sui social: “Dopo aver visto il film, sono andato a casa e ho fatto coming out davanti ai miei genitori”. Forse è ingenuo pensare che una pellicola possa cambiare il mondo, di certo ha cambiato il mondo di quel ragazzo. Quindi tra parlare e morire direi che nel suo caso la scelta della prima opzione si è rivelata vincente».

T.C. «Il produttore del film, Peter Spears, mi ha invece girato un altro racconto, sempre dai social: “Ho fatto coming out con mia madre un anno fa e mi è sempre sembrato che lei non mi accettasse al 100%, come se parlare della mia sessualità la mettesse a disagio. Poi abbiamo visto Chiamami col tuo nome e abbiamo condiviso un momento magico. Mi ha detto che lo trovava “bello, anzi magnifico” e ne abbiamo parlato a lungo. Il vostro film ci ha avvicinato”. Quando leggo questi commenti mi viene la pelle d’oca e sono tentato di darmi un pizzicotto perché sentirselo dire è il sogno di ogni artista».

A.H. «Dopo il film tra me e Timothée si è creato un rapporto unico. Sarei suo amico anche se lo avessi incontrato su un set diverso, ma questo ha reso il legame speciale, eterno. Mi piace proprio questo ragazzo e sarei felice all’idea di lavorarci ancora insieme, magari nel sequel della storia ambientata quindici anni dopo, come aveva ipotizzato Luca».

T.C. «Ah, beh io per Luca farei anche il fonico. E per quanto riguarda Armie, non si libererà di me tanto facilmente, credo che il legame che abbiamo stabilito non svanirà presto».

A.H. «Alla fine delle riprese di Chiamami col tuo nome io mi sono portato a casa quasi tutto il guardaroba di Oliver, dalle scarpe ai pantaloncini. Anche perché, in fondo, mi sembravano già miei in qualche modo».

T.C. «Ah sì, non dirlo a me: io avrei voluto farlo ma apparteneva a Marco Morabito, produttore e marito della costumista Giulia Piersanti e se lo avessi fatto lo avrei lasciato senza nulla da indossare».

Volete (ri)vedere il film di Luca Guadagnino? Lo trovate su CHILI: Chiamami col tuo nome

Qui invece il brano scritto da Sufjan Stevens per la colonna sonora:

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